Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - INTERNI
Bossi, più cauto o più furbo? Il ruolo della Lega nell’intervista a Furio Colombo
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Elisabetta Reguitti

Bossi, più cauto o più furbo? Il ruolo della Lega nell’intervista a Furio Colombo

Padania sì o Padania no. Ma intanto in Veneto si parla di disobbedienza fiscale. Si rischia un caso diplomatico sulle accuse di Bossi alla Nazionale di calcio ma pochi sembrano scandalizzarsi dei ripetuti oltraggi ai simboli dell’ unità nazionale. In questi giorni nella regione del governatore leghista Zaia un altro imprenditore si è tolto la vita perché incapace di onorare i suoi impegni; Enrico Letta del Pd afferma che è necessario aprire un dialogo con la Lega mentre il presidente del Consiglio non perde occasione di confermare la solidità della maggioranza. Conversazione con l’onorevole Furio Colombo.

Possibile che Umberto Bossi oggi sia l’uomo politico che conta di più in Italia?
“Conta perché è ciò che è stato stabilito da coloro che decidono di farlo contare. E’ l’uomo politico più importante perché senza di lui Silvio Berlusconi non potrebbe governare. La verità è che il sostegno della Lega è stato recentemente lodato anche in Aula, da Fabrizio Cicchitto, mentre si tentava di aprire un dialogo tra Partito Democratico e Lega. Personalmente non cercavo in alcun modo di dialogare con la Lega. Cicchitto comunque ha ribadito come questo partito sia garante della buona riuscita delle leggi del Governo. Devo ammettere che Bossi, dal canto suo, è stato furbo e abile ad anticipare i tempi ma tutto ciò sarebbe stato secondario perché ciò che conta è unicamente il fatto che i suoi voti sono indispensabili per esistere ad un uomo come Berlusconi”.

Come interpreta il fatto che il raduno leghista si sia chiuso con il messaggio “pacifista” di Bossi: “ Abbassiamo i fucili”.
“La risposta è molto semplice: non è un momento particolarmente felice per la Lega. Per la prima volta una persona che conta (il presidente della Camera) ha detto che la Padania non esiste. Questo ha indotto il capo Bossi a irradiare bollettini di mitezza che prendono il posto dei messaggi brutali e drammatici che avevano caratterizzato tutto il periodo successivo alla vittoria elettorale. Bossi ha capito che è il momento di spostarsi su posizioni relativamente più tolleranti e caute. Ma tutto ciò è avvenuto solo dopo che un membro autorevole della politica ha rotto l’incanto”.
Buona parte dell’elettorato del nord ha scelto la Lega".

Dal suo punto di vista perché le regioni più ricche del Paese si sentono rappresentata da chi parla sempre di passato piuttosto che di futuro?
“Personalmente credo che il fenomeno vada inquadrato in due crisi: la prima è quella che ha riguardato il partito della Democrazia Cristiana, equilibrato e intermedio, che teneva il voto del nord, l’altra riguarda invece la parte più drammaticamente coinvolta nella sopravivenza alla perdita del lavoro. Il fatto che il Pci e poi i Ds, con una manovra mai fatta prima, abbiano letteralmente sciolto le fila nelle quali questa gente si sentiva di appartenere. La conseguenza è stata un enorme senso di solitudine. E’ venuta a mancare la figura del grande partito con i suoi valori anche di solidarietà oltre che di appartenenza. Temi ormai vietati all’interno della stessa discussione politica. Vietati ormai come le feste dell’Unità. Tutto ciò ha spostato voti verso quel movimento che afferma il riconoscimento di una identità e ciò alimenta almeno apparenti sicurezze”.

In Veneto si parla di disobbedienza fiscale e Zaia sembra intenzionato a proporre un referendum sull’autodeterminazione della regione. Eppure tutti tacciono compresa l’opposizione.
“Tutti tacciono come si tace e si parla in questo Paese nel quale i media sono soggetti a seconda delle istruzioni che provengono da Berlusconi. Se un direttore intende che un argomento è sgradito al padrone dei media allontana la notizia. L’opposizione è vittima di una superstizione che tormenta il Pd e lo rende inetto nel svolgere il suo ruolo politico. Il sortilegio è quello di creder che un giorno staremo insieme alla Lega. Una suggestione oggi priva di fondamento: poteva accedere in passato ma quando le parti si allontanano così tanto sarebbe come se al tempo della Repubblica di Salò qualcuno avesse creduto di mettere insieme fascisti e socialisti. L’errore sarebbe vivere nel ricordo di quando Bossi ha abbattuto il primo governo Berlusconi. Una vera illusione del tutto infondata”.

Facciamo un’ipotesi: salta il federalismo fiscale. La maggioranza traballa e Bossi si propone con il suo elettorato al miglior offerente. Bersani e Di Pietro secondo Lei cosa farebbero?
“Temo che il Partito Democratico cadrebbe nell’illusione di questa nuova trappola. Spero che ciò non sia possibile, credo che questo non sia possibile visto le posizioni xenofobe della Lega sempre più vicine alla destra europea. Non credo si possa tornare indietro”.

reguitti@articolo21.com


Letto 4160 volte
Dalla rete di Articolo 21