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Articolo 21 - Editoriali
Black bloc impuniti, oggi come dieci anni fa. Come mai sono lasciati liberi di agire?
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di Valter Vecellio

Le violenze, da qualsiasi parte vengano e chiunque le commetta, sono sempre deprecabili e da condannare; chi si arma di spranghe, chi scaglia pietre, chi getta acido sul viso delle persone,  chi prepara e attua azioni di guerriglia come hanno fatto i black bloc in occasione delle recenti manifestazioni anti Tav in Val di Susa, è il peggior nemico della causa che dice di voler difendere.  
   Ma è su altro che qui, e ora, preme riflettere, cercare di ragionare. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, ci fa sapere che si tratta di terroristi, che come tali andrebbero perseguiti. Il giorno prima dei gravi disordini, ci si è detto che i black bloc che preparavano azioni violente erano almeno trecento; successivamente ci è stato raccontato che “parlano tedesco, ma anche francese e non solo italiano”. Insomma, sul conto di questi black bloc qualcosa qualcuno mostra di sapere, di conoscere abbastanza. Non sufficiente, tuttavia, perché uno solo di questi delinquenti sia arrestato. Occorre cominciare a chiedersi come mai questi black bloc possono agire indisturbati come fanno, e non si riesce a individuarli, punirli per i loro reati. Non si sa? Non si può? Non…?
    Non ci piace fare dietrologie. Però mentre le televisioni mostravano le immagini degli incidenti in val di Susa è stato spontaneo pensare al G8 di Genova, dieci anni fa. Ricordate? Poliziotti e carabinieri mandati allo sbaraglio, con l’ordine di sbaragliare, un governo di centro-destra anche allora; e abbiamo assistito a incredibili episodi, peraltro documentati da un prezioso film collettivo: manifestanti colpevoli solo di esprimere una loro opinione manganellati brutalmente, la vergognosa pagina scritta alla caserma Diaz-Pertini; e i black bloc lasciati indisturbati, impuniti. Per amor di chiarezza, lo si ripete: non ci piace fare dietrologie, siamo convinti che allora come ora non ci siano particolari cabina di regia, piani occulti, “grandi vecchi”. Però certi brutti e cattivi pensieri spuntano fuori anche senza volere. Per esempio, come dieci anni fa, c’era un governo che era espressione delle stesse forze, degli stessi “interessi” e “valori”. Come dieci anni i black bloc hanno agito indisturbati, e come dieci anni fa, nessun arresto o processo. Ne dobbiamo ricavare che i nostri apparati di sicurezza non sono in grado di sapere chi sono, dove sono. Ne i “servizi” italiani, e neppure quelli stranieri, tedeschi e i francesi. Non sanno nulla, ignorano l’esistenza del fenomeno, non sono a conoscenza dell’esistenza dei black bloc. Oggi come ieri. E’ credibile? Delle due l’una: o questi black bloc si sa chi sono, da dove vengono, e allora ci si deve spiegare perché li si lascia fare quello che fanno; oppure non lo sanno, e allora ci si deve spiegare la ragione di tanta, clamorosa, inefficienza. Tertium non datur.
   Poi, in via subordinata ci si può interrogare sul fatto che oggi, come dieci anni fa, la maggioranza allo (s)governo del paese è la stessa, che i vertici alle forze dell’ordine sono, salvo qualche rara eccezione, pluri-condannati in almeno due gradi di giudizio e non per questioni bagatellari, e la cosa sembra essere normale. E, quando si dice la coincidenza, l’unico funzionario che non sia stato promosso con lode, è proprio quello che ammise, a proposito dei fatti della Diaz-Pertini di dieci anni fa, che in quell’occasione si era consumata una “macelleria messicana”. Ma qui si rischia di andare lontano con il discorso. Limitiamoci, per il momento, all’interrogativo di oggi, per oggi: come mai questi pericolosi black bloc sono liberi di agire e impuniti, oggi come dieci anni fa? Quanti di loro sono stati arrestati? Se non sono stati arrestati, come mai e perché? La condanna delle violenze che ci sono state apparirebbe più credibile se fosse accompagnata da una risposta e da una riflessione a partire da queste domande.
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