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Articolo 21 - Editoriali
Somalia: le risposte del sottosegretario Mantica
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di redazione

Pubblichiamo di seguito l'interrogazione a risposta scritta presentata dall'On Tempestini (PD) in merito ai recenti sviluppi in Somalia e la risposta fornita dal sottosegretario Mantica

III Commissione
SOMMARIO
Mercoledì 29 giugno 2011


5-04973 Tempestini: Sui recenti sviluppi della situazione in Somalia.
Il sottosegretario Alfredo MANTICA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 6), segnalando che il Governo italiano ha assunto l'impegno per l'apertura di un'ambasciata a Mogadiscio, che avrà sede nella zona sottoposta al controllo della missione AMISOM e che ospiterà anche la rappresentanza diplomatica britannica. Nel preannunciare un'imminente missione in Sudan e nel Corno d'Africa, osserva che le corti islamiche che hanno preso il potere in Somalia sono state erroneamente tutte associate ad un'area qaedista. Al riguardo fa presente che in realtà nel Paese ha avuto luogo una rottura che ha determinato la formazione di corti legate ad ambienti islamici e corti ad ispirazione più laica. Fa inoltre presente che un aspetto di particolare gravità è legato alla modalità di elezione dei deputati del Parlamento somalo, selezionati secondo standard non europei. L'istituzione parlamentare non solo rispecchia fedelmente la struttura clanica della classe dirigente somala ma si è via via ingrandita nella sua composizione al fine di assecondare le diverse fasi politiche. Ciononostante è il Parlamento ad avere eletto il capo dello Stato ed il presidente dello stesso Parlamento, che rappresentano le figure su cui il sistema fino ad ora si è basato. La crisi è stata quindi determinata dalla proroga del termine, inizialmente fissato al 2011 e poi differito al 2016, per la realizzazione delle riforme costituzionali. A questo punto la comunità internazionale è intervenuta ottenendo con fatica la riduzione della proroga da cinque anni ad un anno, periodo entro cui dovranno essere realizzate le stesse riforme. In tempi recenti il quadro somalo si è nuovamente complicato con le dimissioni dell'ex primo ministro Omar Abdirashid Ali Sharmarke e il conferimento del mandato per la formazione del nuovo esecutivo al vice primo ministro.

È doveroso riconoscere che il premier dimissionario aveva avviato un processo di normalizzazione e di riforme in un contesto caratterizzato dall'assenza di ogni elemento di statualità. Tuttavia è da ritenere positivo che il mandato sia stato conferito all'ex vice primo ministro con voto parlamentare bipartisan ed è adesso importante che il nuovo esecutivo superi il voto di fiducia. A questo punto il nostro Paese è impegnato a sostegno del processo di stabilizzazione in collaborazione con l'Unione africana e con i partner del gruppo di contatto. Quanto al connesso tema della pirateria, si tratta di un fenomeno indubbiamente connesso ma non direttamente condizionante per il processo politico in atto; si tratta di una sorta di «industria privata» che realizza profitti pari al prodotto interno lordo della Somalia e che garantisce una decorosa qualità della vita alla popolazione della ex Migiurtinia. L'Italia si è peraltro spesa nei confronti dell'Unione europea per far comprendere che il problema si risolve rafforzando le istituzioni legittime.
Sottolinea che l'Italia guarda con perplessità al processo che ha portato alle dimissioni del precedente governo ed alla proroga di un anno del termine per l'attuazione del processo di riforma ma ritiene che la salvaguardia dell'unità della comunità internazionale nei confronti delle parti in conflitto sia un bene superiore. Il nostro impegno si concentrerà nel futuro sul monitoraggio della fase costituente e sul sostegno ai governi delle regioni autonome della Somalia, come il Somaliland e il Puntland, le cui autorità hanno chiesto l'intervento del Governo italiano a sostegno nei settori dell'istruzione e della sanità. Un'ulteriore regione su cui il nostro Paese concentrerà l'attenzione sarà il Galgaduud. In generale, per l'Italia è opportuno operare per la rottura del variegato fronte delle corti islamiche instaurando forme di dialogo con quelle a base clanica rispetto a quelle a base islamista. Certo nel fare ciò occorre far comprendere alla classe dirigente somala la necessità di competere con la leadership islamica nel garantire il benessere al popolo somalo, stremato da oltre venti anni di guerra civile.

Conclusivamente, osserva che la situazione somala non ha fatto registrare novità di rilievo e che con l'accordo di Kampala si è realizzato un raro momento di convergenza tra fazioni avverse che la comunità internazionale ha voluto cogliere. Esprime quindi l'auspicio che il prossimo anno consenta di realizzare le riforme pur nella consapevolezza che non potranno essere raggiunti subito standard democratici e che il problema del terrorismo richiederà tempi più lunghi. Rileva tuttavia che nella tradizione somala l'Islam non ha mai rappresentato un elemento centrale nella lotta politica a differenza di quanto avviene per i clan, la proprietà terriera e la gestione degli allevamenti di bestiame.


Francesco TEMPESTINI (PD)
, replicando, si dichiara soddisfatto dalla risposta ricevuta che ha realizzato una sorta di informativa del Governo alla Commissione sulla situazione in una regione chiave per il nostro Paese. Ritiene aperta la partita tra la parte settentrionale della Somalia avviata su un cammino costituzionale e quella meridionale ancora allo sbando. Fa presente che l'interrogazione è frutto di un'azione di sensibilizzazione da parte di cittadini somali residenti all'estero e negativamente colpiti dalle recenti dimissioni del primo ministro. Quanto al contesto descritto dal sottosegretario Mantica, ne prende atto cogliendo gli aspetti di criticità e l'avvio di un processo, segnato dalla sigla dell'accordo di Kampala e avallato dalle Nazioni Unite. Auspica infine che, al termine della preannunciata missione in Africa, il sottosegretario possa riferire alla Commissione in merito alla situazione in atto.

ALLEGATO 6
Interrogazione n. 5-04973 Tempestini: Sui recenti sviluppi della situazione in Somalia.
TESTO DELLA RISPOSTA

L'Accordo di Kampala del 9 giugno 2011 fra Presidente e Presidente del Parlamento della Somalia, concluso su mediazione del Presidente ugandese e del Rappresentante Speciale per la Somalia del Segretario Generale dell'ONU, ha temporaneamente ricomposto il forte dissidio politico e personale fra le due massime Istituzioni Federali Transitorie, che stava per sfociare in un ben più aspro e destabilizzante scontro istituzionale fra il Governo Federale e il Parlamento.
L'Accordo ha quindi risolto il grave problema del superamento della scadenza «naturale» della transizione in Somalia il 21 agosto 2011, prorogando di un anno il mandato dei due firmatari ma imponendo le dimissioni del Primo Ministro e la formazione di un nuovo Gabinetto, la cui composizione dovrà risultare maggiormente bilanciata fra i sostenitori del Presidente e quelli Presidente del Parlamento.

Con le dimissioni rassegnate dal Primo Ministro il 19 giugno scorso (dopo manifestazioni di piazza a suo favore ormai concluse) e la designazione del suo successore da parte del Presidente, il 23 giugno, nella persona dell'ex-Vice Primo Ministro e Ministro della Cooperazione Internazionale, Abdiweli Mohamed Ali, l'Accordo di Kampala ha registrato un positivo avvio di attuazione. Il Parlamento ha infatti approvato ieri il nuovo Primo Ministro con 437 si, 4 no e 2 astenuti. Ora il Primo Ministro compilerà la lista dei Ministri e si ripresenterà al Parlamento per ulteriore voto di fiducia.
L'Italia è da tempo fortemente impegnata a favore della pacificazione della Somalia sia mediante un ruolo di promozione della causa in tutti i pertinenti fori multilaterali (ONU, UE, UA, IGAD, Gruppo Internazionale di Contatto e Gruppo di Contatto sulla Pirateria) sia con rilevanti contributi finanziari (dal 2009 ad oggi circa 30 milioni di euro) a sostegno della governance, della sicurezza e della grave situazione umanitaria nel travagliato Paese del Corno d'Africa.

In tale contesto, l'Italia è stata fra i primi e più attivi membri della Comunità internazionale a fornire un assai apprezzato contributo al superamento del problema della scadenza della transizione e dello scontro politico che ne era derivato. Con due ripetuti «position papers» del 31 gennaio e del 21 aprile 2011, fatti circolare fra i partners nelle riunioni internazionali intervenute, abbiamo sostenuto, nel rispetto dell'appropriazione somala e del processo di pace di Gibuti, la tesi che la proroga del mandato di tutte e tre le Istituzioni Federali Transitorie fosse la soluzione più opportuna (a differenza dei molti che propendevano per sollecite elezioni di un nuovo Presidente e di un nuovo Presidente del Parlamento, peraltro da parte di un Parlamento non ancora riformato e quindi sempre meno rappresentativo).

La nostra proposta era condizionata a che tale proroga non fosse superiore a un anno e venisse accompagnata da un preciso impegno per le riforme e per la sollecita attuazione degli obiettivi transitori (i cosiddetti transitional tasks) previsti dalla carta Federale Transitoria del 2004 e dall'Accordo di pace di Gibuti del 2008. Pur con il «sacrificio» del Primo Ministro, l'Accordo di Kampala è andato quindi proprio nella direzione auspicata e fortemente sostenuta da parte del nostro Governo.
Nel monitorare e incoraggiare, d'intesa con le Nazioni Unite e con i maggiori partners internazionali, l'attuazione degli ulteriori e fondamentali impegni assunti a Kampala dal Presidente e dal Presidente del Parlamento, l'Italia proseguirà con rinnovato impegno la sua azione a favore della stabilizzazione e di una sostenibile riconciliazione nazionale in Somalia.
Fra le iniziative più urgenti, stiamo erogando un ulteriore contributo di 2 milioni di euro alla Missione di pace dell'Unione Africana AMISOM per il rafforzamento di quella sicurezza senza la quale nessun processo politico può svilupparsi. In parallelo, abbiamo inoltre allo studio nuovi progetti di assistenza ad alcune entità regionali più stabili (quali il Somaliland, il Puntland e il Galgaduud) per favorime la convergenza con il Governo di Mogadiscio.

Giova inoltre sottolineare come all'ultima riunione del Gruppo internazionale di contatto sulla Somalia di Kampala del 2 e 3 giugno scorsi, anche l'Italia ha contribuito a coagulare il sostegno dei partner (ne fa fede il comunicato finale) a favore dell'iniziativa del Rappresentante Speciale delle NU per la Somalia di promuovere delle riunioni fra i maggiori attori somali. Su tale base, quale seguito di quella indetta a Nairobi il 12 e 13 aprile 2011, alla quale il Presidente e l'allora Primo Ministro si rifiutarono di partecipare, lo stesso Presidente, d'intesa con il Rappresentante Speciale per la Somalia di Ban Ki Moon, intende convocare quanto prima un'altra riunione intersomala a Mogadiscio.

Nel contempo, a livello europeo, dove già siamo impegnati anche nelle due operazioni EU NAVFOR «Atalanta» contro la pirateria ed EUTM per la formazione in Uganda di forze di sicurezza somale, l'Italia - come auspicato dall'Onorevole interrogante - ha da tempo chiesto con forza, e ha ora ottenuto, che si proceda sollecitamente alla nomina di un Rappresentante Speciale dell'Unione Europea per il Como d'Africa, alla cui posizione concorrerà anche un candidato italiano.

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