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Articolo 21 - Editoriali
C’è la crisi economica, ma in Italia la tv si occupa d’altro
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di redazione

Riceviamo e di seguito pubblichiamo da parte dell'Osservatorio europeo sulla sicurezza:

La notizia, stavolta, sta in una assoluta conferma. In Italia può accadere di tutto, ma
nei telegiornali, di sicuro, non mancherà mai un certo tipo di “notizie”:
ammazzamenti, violenze varie, stupri. E tanto gossip! Insomma, la criminalità comune
trionfa sui maggiori organi di informazione del Bel Paese. A prescindere da tutto il
resto. I cittadini sono alle prese con gli effetti e le angustie della crisi economica, della
disoccupazione, con la difficoltà di arrivare alla fine del mese, con i risparmi falcidiati, i
tagli ai servizi e le nuove tasse. Ma tutto questo, per buona parte del nostro sistema
dell’informazione televisiva, è come se non esistesse, o quasi. Appunto: le “notizie”
separate dai fatti, dalla realtà con la quale fa i conti quotidianamente la
maggioranza delle persone. Tanto più alla luce della fase di enormi difficoltà che sta
vivendo l’Italia tra crisi finanziaria, manovra economica e mancata crescita.
Davvero non si tratta di affermazioni esagerate. Basta leggere i dati contenuti nel
nuovo Rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, l’iniziativa di
Fondazione Unipolis, Demos&Pi e Osservatorio di Pavia, relativo al primo
semestre 2011. Da diversi anni, periodicamente, l’Osservatorio, di cui è direttore
scientifico il professor Ilvo Diamanti, affronta le tematiche della sicurezza nella loro
dimensione complessiva e valenza sociale, mettendo a confronto le priorità dei
cittadini – la “percezione sociale” – con l’immagine che di questi problemi viene
trasmessa dai telegiornali italiani (ed europei) – la “rappresentazione mediatica”–.
Un dato su tutti: ancora nella prima parte del 2011, mentre scoppiavano le rivolte
arabe, esplodeva la guerra in Libia e in Giappone il terremoto e lo tsunami colpivano
una centrale nucleare, il TG1 dedicava il 41% di tutte le notizie cosiddette
“ansiogene” (che cioè hanno in qualche modo a che fare con la sicurezza) alla
criminalità comune. Contro una media del 28% in Europa (ma solo il 5% della tedesca
ARD). Dati ancora più clamorosi se si prende in esame il periodo 23 aprile-13
maggio di quest’anno: nell’agenda televisiva delle insicurezze “Studio aperto”
primeggiava con ben il 91,7% delle notizie dedicate alla criminalità; ma anche
telegiornali più “generalisti” come il TG5 (65,7%) e TG1 (57,4) si concentravano sulla
“nera”.
Ciò che colpisce è soprattutto la distanza con quella che è, invece, l’ “agenda” dei
cittadini, che rende evidente l’esistenza di “due Italie”: quella raccontata dai
telegiornali e quella reale descritta dalle persone, attraverso uno specifico sondaggio.
Infatti, sulla base dell’indagine realizzata a maggio su un campione rappresentativo
della popolazione, il 60% degli italiani è preoccupato essenzialmente dalle
questioni economiche e sociali: 46% dalla disoccupazione; 9% dal costo della vita;
5% dalle tasse. Quegli stessi cittadini che solo per il 10% (nel sondaggio) considerano
la criminalità comune come principale emergenza. In calo anche i timori
sull’immigrazione: solo il 6% lo considera un problema.
La versione integrale del report è scaricabile sui siti:
www.fondazioneunipolis.org - www.demos.it - www.osservatorio.it.

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