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Articolo 21 - Editoriali
La lotta No Tav e l'informazione a senso unico
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di Bruna Iacopino

E' in atto una pesante campagna mediatica volta a screditare il movimento. I No Tav non ci stanno e metteranno in campo, promettono anche le vie legali contro chi si ostina a fornire un'immagine distorta della resistenza popolare in Valsusa. Lo annunciano attraverso il sito internet di riferimento, www.notav.info, e la notizia rimbalza sui social network, che come avvenuto per la manifestazione del 3 luglio hanno fatto da contraltare a quella che è stata l'informazione ufficiale dei media mainstream. Per il popolo No Tav, che da vent'anni porta avanti la battaglia contro un'opera definita ( con motivazioni ampiamente argomentate) inutile e dannosa per il territorio, leggere o ascoltare quotidianamente ormai, dal 3 luglio in particolare etichette e accuse di vario genere rivolte contro chi sostiene la lotta mettendoci la faccia, non è tollerabile.
Il 3 luglio erano stati costretti a smentire la presenza di black bloc, protagonisti secondo quasi tutti i media degli scontri con la polizia. In conferenza stampa avevano rivendicato quegli scontri come parte integrante della lotta in difesa della Val Susa. Recentemente qualcuno aveva ipotizzato un possibile coinvolgimento nel rogo scoppiato alla stazione Tiburtina, adombrando una sorta di azione terroristica ai danni dello snodo ferroviario, subito dopo qualche quotidiano ancora non contento aveva tirato fuori la storia di ex-terroristi presenti tra le fila dei “resistenti”, fino ad arrivare all'ultimo affondo questa mattina: 21 anarco-insurrezionalisti individuati dalla polizia presso il campeggio di Chiomonte, tutti al di sotto dei trent'anni e destinatari di un foglio di via obbligatorio.

21 persone denunciate per resistenza alla violenza poliziesca e alla devastazione del territorio ribattono i No Tav, 21 persone a cui va piena solidarietà, la stessa che il 3 luglio aveva sostenuto i protagonisti degli scontri con le forze dell'ordine.

E altri scontri si sono verificati anche nel corso di questo fine settimana, con i lacrimogeni ( sempre i CS, quelli vietati in azioni di guerra perchè classificati come armi chimiche, sottolineano dalla Valle) arrivati fin dentro il campeggio di Chiomonte a ridosso dei cantieri; stavolta, a pagare il prezzo più alto, nel silenzio pressoché totale è stato un giovane fotografo che il lacrimogeno l'ha preso in piena faccia, risultato: fratture multiple al naso e alla mandibola, la sua fortuna? Aveva indosso la maschera antigas, sarebbe potuta andare molto peggio. E' lui stesso ( guarda il video) a raccontare la dinamica dell'accaduto, steso su un letto di ospedale, le labbra ancora intrise di sangue. Avrebbe voluto documentare con la macchina fotografica quanto stava avvenendo, invece si è ritrovato a terra all'improvviso, immediatamente soccorso e ricoverato.

Ma gli scontri sono solo una delle facce della medaglia della Valle che resiste. A dimostrare quanto ampio e variegato sia il fronte dell'opposizione popolare ci hanno pensato in questi giorni anche gli Alpini, il cui intervento in Val Susa è stato e continua da essere al centro di una feroce polemica.

In circa duecento e forse anche di più hanno portato la propria solidarietà al presidio di Chiomonte. Disobbedendo alle direttive dell'ANA, col cappello e la penna nera in testa hanno voluto dire la loro rivolgendo un accorato appello ai “compagni” che si trovano schierati dall'altra parte della barricata. Il riferimento è agli alpini messi “a guardia del cantiere-fortino”, a loro il richiamo al vero spirito alpino, alla solidarietà civile, allo speciale rapporto che quel corpo ha sempre avuto con i cittadini... A prendere la parola in mezzo alla folla che applaude sono Alpini ormai in pensione, che con orgoglio sfoggiano la penna nera sul cappello, “Non sempre gli ordini impartiti rispondono al giusto...” suggeriscono ai giovani. Non un invito alla disobbedienza, precisano, ma piuttosto alla riflessione, come era stato un invito a riflettere il lungo discorso pronunciato dalla giovane “mamma no Tav” di fronte a un cordone di forze dell'ordine nei giorni precedenti la manifestazione.

E a fianco alle accuse ( come per esempio il danneggiamento di mezzi ai danni dell'Italcoge, da cui i No Tav prendono nettamente le distanze) non mancano infine le polemiche, come quella relativa all'ammainamento della bandiera italiana sostituita con quella No Tav.
Ebbene sarebbe bastato poco, solo guardare le foto pubblicate su internet per vedere chiaramente che le due bandiere erano state invece appaiate e issate insieme...

“Sarà dura” avevano gridato le donne della Valle al corteo per il decennale del G8 a Genova stringendo forte lo striscione collocato quasi alla testa del corteo.
Sarà dura... soprattutto se a mettersi di traverso è un'informazione distorta che fa passare solo una faccia della tanto variegata medaglia che è il movimento No Tav.

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