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Articolo 21 - Editoriali
E sui "Cie galleggianti" i penalisti interrogano Maroni
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di Bruna Iacopino

Ancora una volta e sotto gli occhi di tutti, comunità internazionale inclusa, si stanno violando diritti fondamentali, si disubbidisce ai dettati costituzionali, si fa carta straccia di normative nazionali e comunitarie. E lo si sta facendo di fronte a un porto italiano, quello di Palermo, dove da qualche giorno sostano le prigioni galleggianti cariche di immigrati tunisini prelevati da Lampedusa, dopo la rivolta e l'incendio del centro di via Imbriacola. Lontano dai riflettori, lontano da scomodi obiettivi si sta configurando “ l'illegalità di Stato” tanto da indurre la stessa Unione delle Camere penali italiane a presentare un'interrogazione urgente in merito. La domanda è semplice: per i migranti rinchiusi su quelle navi, guardati a vista da un cospicuo dispiegamento di forze dell'ordine, ammanettati con fascette di plastica, come mostrano le poche foto a disposizione, “sono state  messe in atto misure restrittive della libertà personale, e  del tutto atipiche, come il trattenimento in una nave, senza il vaglio dell'autorità giudiziaria, e l'assistenza effettiva di difensori?". Domanda retorica, sembrerebbe, alla quale però i ministeri competenti, quello dell'interno, della Giustizia, e i procuratori della Repubblica di Palermo ed  Agrigento sono chiamati a rispondere e chiarire nel più breve tempo possibile.
L'atto dovuto da parte della Giunta dell'UCPI è la naturale conseguenza dei dubbi espressi in merito dalla Camera penale di Palermo, la quale rileva diverse e preoccupanti anomalie, che vengono così enucleate nell'interrogazione proposta: “ è stato rispettato il  disposto che impone la  convalida, previa audizione dell'interessato, delle misure  interdittive della libertà personale, quali i trattenimenti e gli  accompagnamenti coattivi alla frontiera disposti dal questore? Il  questore ha notificato l'ordine di accompagnamento coattivo alla  frontiera e l'ordine di trattenimento all'interessato, e poi trasmesso entro 48 ore i provvedimenti al giudice di pace competente per la  convalida? I giudici di pace hanno, nelle 48 ore successive,  provveduto alla convalida, sentito l'interessato. E' stato garantito il diritto di difesa, informando adeguatamente i migranti della possibilità' di essere assistiti da un  difensore di fiducia, ovvero, in mancanza, da un difensore di ufficio? E ancora, se comunque vi è stata la presenza, nelle eventuali  udienze di convalida, di un difensore di ufficio o di fiducia?”
Una precisa e rapida risposta, si diceva, perché, al contrario, il rischio, dichiara la Giunta dell'Unione delle Camere Penali Italiane è che ci si trovi “di  fronte una dilatazione, senza controlli, di poteri di limitazione  della libertà' personale, assegnata agli organi di Polizia, in  conflitto con il chiaro dettato costituzionale e con la normativa,  europea e nazionale, di settore.”
Eppure stando alle cronache il rischio paventato sembra una quasi certezza, confermata ulteriormente dal divieto di accesso imposto ancora una volta ad associazioni e giornalisti. Il tutto mentre ONG come Terres des hommes, denunciano che su quelle navi, ci sarebbero non solo minori ma anche categorie a rischio e la macchina delle espulsioni va avanti a ritmi serrati.
Una situazione esplosiva sostiene qualche parlamentare.
L'ennesima vergogna, sarebbe il caso di dire.
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