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Articolo 21 - Editoriali
Una battaglia di civiltà e libertà che si deve vincere
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di Fulvio Fammoni*

Giovedì 29 settembre dalle ore 15.00 al Pantheon manifestazione per dire NO all'ennessimo tentativo del Governo di imbavagliare l'informazione con la legge sulle  intercettazioni.
Il Comitato per la libertà e il diritto all'informazione, che ha organizzato le più grandi manifestazioni in Italia a difesa della libertà di informazione, chiama ancora una volta i cittadini a manifestare perchè non sia approvato un provvedimento sbagliato che manomette diritti costituzionali.
Nel momento più grave di crisi che il paese attraversa invece di parlare di tutele del lavoro e di sviluppo, il Parlamento viene intasato dai problemi personali e giudiziari del Presidente del Consiglio.
Non esiste ovviamente l'urgenza che viene dichiarata: questa legge è ferma da più di 1 anno in Parlamento e la si riesuma solo perchè si è creato l'ennesimo problema politico e giudiziario.
Nessuna tutela della privacy dei cittadini dunque, che può benissimo essere risolta dalle tante proposte presentate, ma un indebito intervento sulla libertà di informazione e sulla giustizia. Si tratterebbe in realtà della  tutela di un modo inaccettabile di intendere il potere.
Chi svolge cariche pubbliche ha invece una responsabilità in più: totale trasparenza sulle proprie azioni. Per questo chiedo pubblicamente: non si dovrebbe forse sapere che un Presdiente del Consiglio in carica consigli un probabile indagato di non rientrare in Italia come appare dalle intercettazioni?
Il merito dell'intervento della legge è vastissimo e riguarda il diritto di cronaca  ma anche tanti aspetti meno noti, ma non per questo meno gravi. Dai reati intercettabili dividendoli arbitrariamente per gravità; dai limiti temporali delle intercettazioni ai divieti e alle sanzioni per giornalisti ed editori: dalla possibile sostituzione dei PM anche solo se faranno dichiarazioni sul procedimento.
Norme sbagliate e punitive, non verso chi commette reati ma verso l'informazione e su due voglio soffermarmi.
La prima è l'incredibile bavaglio previsto per il Web, che prevede l'obbligo di rettificare ogni contenuto pubblicato sulla base di una semplice richiesta di soggetti che si auto-ritengano lesi. Senza  possibilità di replica e con sanzioni fino a 12mila euro.
Una misura che metterebbe in ginocchio la libertà di espressione della rete, senza possibilità di opposizione.
La seconda è quella sulle cosiddette registrazioni fraudolente, con pena fino a 3 anni di carcere, senza alcuna distinzione. Così anche chi fosse taglieggiato e volesse fare una registrazione o una ripresa video dei criminali che si presentano a riscuotere il pizzo rischierebbe di incorrere in sanzioni?
Come si vede nessuna tutela dei cittadini, ma una delle tante vie con cui questo governo interviene sull'informazione: censure, tagli di risorse come nel caso dell'editoria e delle piccole emittenti, depotenziamento del servizio pubblico, interventi sui programmi scomodi e su tanti giornalisti e operatori dell'informazione, della cultura, dello spettacolo.
Tutto questo è inaccettabile e insopportabile. Ma non è finita, dietro il cauto annuncio di qualche concessione si pensa ad ulteriori e ben più gravi peggioramenti, come il ritorno ad una norma che vieterebbe addirittura fino alla sentenza d'appello ogni pubblicazione. Si tratterebbe di anni che renderebbero irrilevante ogni notizia.
Per questo occorre impedire che una legge ingiusta e per tanti aspetti non costituzionale sia approvata.
La mobilitazione delle associazioni che fanno parte del comitato per la libertà di informazione e di  tante altre, la grande partecipazione dei cittadini contro leggi ad personam e per il rispetto dell'art.21 della Costituzione hanno già dimostrato di contare e di produrre risultati.
Ecco perchè la partecipazione è importante ed ecco perché la nostra iniziativa durerà per tutto il percorso parlamentare, prevedendo una grande manifestazione nazionale se e quando si avvierà il dibattito in Senato.
Un cittadino formato e informato è più autonomo e quindi più libero.
E' questo quello che evidentemente non si vuole e che deve essere invece salvaguardato e aumentato.  
Una battaglia di civiltà e libertà che si deve vincere.

*tratto da L'Unità                              

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