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Articolo 21 - Editoriali
Silenzi colpevoli
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di Anna Scalfati

Circa un anno fa ci rivolgemmo – Marco Omizzolo (Legambiente), Antonio Turri (Libera) e io (in qualità di denunciante) al Presidente della Repubblica e alle massime cariche dello Stato con una lettera aperta pubblicata su tutta la stampa locale e nazionale. Era stato quello un anno di silenzio assordante dopo il trasferimento del Prefetto di Latina Bruno Frattasi che per primo aveva messo nero su bianco il problema delle infiltrazioni criminali in Provincia di Latina e non solo.  Frattasi, colui che aveva chiesto senza se e senza ma di sciogliere il Comune di Fondi per mafia. La storia triste e’ nota : tre richieste cadute nel vuoto del Ministro Maroni   per lo scioglimento e poi dimissioni spontanee  dei consiglieri di Fondi e infine le nuove elezioni con gli stessi amministratori ricandidati. Dodici mesi di oblio che ci avevano spinto a prendere carta e penna rivolgendoci direttamente a chi ,unico, poteva far sentire la sua voce: il Presidente Napolitano.  Ma nessuno ha risposto al nostro appello nonostante le centinaia di firme raccolte sul sito di Articolo21. Nel frattempo la triste storia della Provincia di Latina e’ andata avanti con incendi e attentati, con minacce e sparatorie. I mega progetti sfornati da certi assessorati regionali più che restituire ottimismo hanno messo un accento di allarme e di inquietudine sugli scenari del futuro. Infine il primo petardo vero a scoppiare in questa pax e’ l’attentato al centro di Libera di Borgo Sabotino. Terreno confiscato alle mafie sul quale lo stesso Don Ciotti ha aperto il dibattito sulla presenza della criminalità organizzata. Anzi , da lì, grazie anche al coraggioso documento filmato realizzato da Antimo Lello Turri, responsabile provinciale di Libera, si e’ riaperta la questione della discarica di Borgo Sabotino e della morte mai chiarita del parroco Don Cesare Boschin, trucidato da sconosciuti   dopo che lo stesso aveva denunciato la presenza di sospetti carichi di rifiuti probabilmente tossici . L’attentato di venerdì notte, 20 ottobre, al centro di Libera - un luogo frutto di  lavoro e di sacrifici da parte dei volontari  che si sono impegnati nel progetto di recupero dell’area devastata dagli abusi edilizi (consegnata a Libera dal commissario prefettizio di Latina Nardone)- rappresenta la prima vera sfida delle mafie. Sì perché mentre in Europa se la ridono rispetto alla non- credibilità del nostro Premier, in provincia di Latina chi se la ride e’ la mafia. Il collegamento e’ pertinente: il vuoto istituzionale italiano sottolineato da una risatina bilaterale Merkel –Sarkozy corrisponde al vuoto istituzionale presente sul  nostro territorio, con la differenza che qui a ridersela e’ la mafia. Riflettiamo sul fatto che nessuna, dicasi nessuna voce si e’ levata dalla politica locale (tranne qualche sospiro) ne’ dalle istituzioni. Cioe’ e’ accaduto questo: dieci persone armate di spranghe e forse di altro sono entrate nel piu’ attrezzato centro antimafia della Provincia di Latina e lo hanno devastato con una furia superiore a quella dei Black block. Sono andati in fumo computer, apparecchiature e apparecchi multimediali ad uso di studenti, associazioni e scout. E che cosa accade? Niente, silenzio. Nessuno dei “sempre presenti” politici si appalesa. Hanno paura anche loro? O viceversa lo ritengono un fatto non degno di nota? In entrambi i casi tutto cio’ ricorda la Sicilia, non quella di oggi ma quella che passo’ dal silenzio ad altro mentre in Parlamento si discuteva di altro ancora. E allora, attenti, la situazione e’ grave.
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