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Articolo 21 - Editoriali
Il piano casa? Solo nuove speculazioni e consumo del territorio
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di Documento firmato*

Il Piano Casa della Regione Lazio cancella qualsiasi regola per un ordinato sviluppo urbanistico della provincia di Latina, già mortificata da abusivismo edilizio, dalla contaminazione della criminalità organizzata e dalla speculazione edilizia, che apre ad un nuovo tsunami di cemento. Non a caso, prima della bocciatura governativa, quel Piano Casa tentava di “legalizzare” anche i circa 3.500 abusi edilizi commessi all'interno del Parco Nazionale del Circeo.

Per questa provincia è invece indispensabile organizzare una seria lotta contro tutte le mafie, spezzando la spirale perversa che le lega ad ampi settori dell'economia e della politica pontina, contro la corruzione e la “cricca degli amici consulenti”. È necessario un piano di sviluppo economico ecosostenibile, elaborato in maniera partecipata; è indispensabile riconoscere ai beni comuni, ai diritti e al lavoro la dignità e centralità che è loro propria, per dare risposte efficaci e immediate alla crisi sociale, occupazionale ed ecologica che investe il territorio; bisogna investire nelle produzioni di qualità, nelle imprese efficienti, nell'agricoltura sostenibile e nei migranti, nuovi schiavi di questi territori alla mercé di sfruttatori senza scrupoli.

L'On. Ciocchetti, Assessore all'Urbanistica e Vicepresidente della Regione Lazio, è impegnato in un tour provinciale per presentare gli effetti miracolistici del suo Piano Casa e per parlare di tutela del territorio e del paesaggio. Un ossimoro, una contraddizione in termini di cui si è accorto anche il Governo nazionale, tanto da aver rinviato parti essenziali dello stesso Piano Casa all'esame della Corte Costituzionale: Le parti contestate sono relative alle deroghe sul Piano paesaggistico, alle zone archeologiche e ai condoni sulle aree vincolate. Un piano che ancora una volta punta sul cemento e sui condoni, premiando le grandi consorterie della speculazione, degli immobiliaristi, dei grandi abusi, imponendo al territorio e ai cittadini un'ulteriore servitù di cemento e di interessi, anche mafiosi, in fase di cristallizzazione anche dalle nostre parti.

Il Piano Casa, in maniera sistematica ed organizzata, violenta, come dimostriamo con il documento analitico allegato, i territori e l'ambiente, la possibilità di avere una green economy forte e diffusa e il rispetto della legalità, sventolando ogni volta retoricamente la bandiera dello sviluppo, del lavoro e della tutela del paesaggio. Una retorica diffusa artatamente per promuovere un piano “sfascia-territori”, in una provincia già gravata da livelli altissimi di abusivismo edilizio e speculazione, spesso imposti da organizzazioni criminali che contaminano da anni, nonostante le affermazioni di alcuni negazionisti, la Provincia pontina, vincolandone lo sviluppo, l'economia, l'evoluzione democratica.

Per rendersi conto della necessità di superare la logica della “cementificazione ad ogni costo” basterebbe osservare il dramma che stanno vivendo molte famiglie italiane in questi giorni, soprattutto in Liguria e in Piemonte. L’abusivismo, l'urbanizzazione selvaggia del territorio, l’eccessiva antropizzazione di alcune aree, la scarsa qualità del costruito, le speculazioni connesse alle superfici forestali percorse dal fuoco e la mancata manutenzione del nostro territorio, rappresentano elementi che hanno accresciuto la fragilità complessiva verso i rischi naturali. Il Piano Casa anziché trovare soluzioni serie a questi problemi li aggrava, aggiungendone altri che si sommano ai continui tagli praticati dal Governo agli enti locali, in particolare alle aree protette, così da rendere impossibile ogni serio programma di manutenzione territoriale e prevenzione a tutela dei cittadini.

Le opere di manutenzione territoriale insieme alla riqualificazione dei centro storici, delle periferie e la ricostruzione dell'equilibrio idrogeologico, compromesso da ben tre condoni edilizi, insieme alla centralità che si deve riconoscere alle aree protette, genererebbe nuove occasioni di lavoro e di profitto per lavoratori e imprenditori, senza aggravare il disequilibrio ecologico della Provincia di Latina.

Chiediamo da tempo condizioni irrinunciabili per affrontare le questioni su esposte: personale qualificato e motivato ai vertici del sistema amministrativo, impermeabile alle “lusinghe di speculatori e mafiosi”, capaci di rompere definitivamente il circuito perverso che ha portato alla costituzione, in Provincia di Latina e zone limitrofe della Quinta Mafia: pensiamo ai casi eclatanti dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Nettuno (primo nel Lazio), della richiesta andata a vuoto del Comune di Fondi e del caso del Comune di Sabaudia. Chiediamo controlli finanziari diffusi e puntuali e indagini patrimoniali qualificate, con riferimento in particolare ai capitali e ai loro referenti per opere spesso evidentemente inutili, per esempio porti e grandi centri commerciali. Occorre il costante sostegno alle aree protette per evitare i continui attentati cui sono esposte (Parco nazionale del Circeo, in primis). Sostegno a cui devono seguire investimenti economici importanti, a partire dalle attività imprenditoriali, agricole, artigiane che investono in qualità e ecosostenibilità.

In questa provincia, come nel mondo, è centrale inoltre il tema dei beni comuni; tematica che investe in pieno l'organizzazione democratica e il futuro civile del Paese. Con particolare riferimento al tema acqua e energia, pretendiamo il rispetto dei risultati referendari, la gestione pubblica delle risorse idriche e il rigetto di qualunque logica del profitto legata ad esse, un'amministrazione democratica dei beni comuni nelle loro diverse declinazioni, la promozione delle energie rinnovabili, evitando parallelamente consumo ulteriore di territorio e infiltrazioni malavitose, l'espulsione di AcquaLatina dalla provincia. Tutto questo è per noi la base imprescindibile di un modello migliore di società.

Da diversi anni, infatti, sono attive nei territori decine di vertenze aperte da cittadini, lavoratori ed anche Amministratori Locali che sono portatrici di un’esigenza comune e condivisa, cioè la necessità di una svolta radicale rispetto alle politiche liberiste che hanno fatto dell’acqua una merce e del mercato il punto di riferimento per la sua gestione, provocando dappertutto degrado e spreco della risorsa, precarizzazione del lavoro, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione degli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia.

É importante inoltre affrontare il problema dello sfruttamento schiavistico dei migranti, in particolare in agricoltura. Le condizioni di vita e di lavoro in cui molti di loro si trovano è il sintomo di un imbarbarimento civile, culturale e sociale e strumento funzionale di arricchimento per pochi “padroni” sfruttatori. Non si tratta di imprenditori ma solo di sfruttatori che lucrano su nuove forme di schiavitù di cui essi sono i principali protagonisti e responsabili. Su questo punto invitiamo la Regione Lazio e l'On. Ciocchetti ad un impegno puntuale perché vengano riconosciuti ai lavoratori migranti e alle loro famiglie diritti, garanzie e condizioni degne di un paese civile e combattuta ogni tentazione autoritaria e razzista.

Un altro sviluppo è possibile anche nella nostra zona. Ma è necessaria l'apertura di uffici della D.D.A e della D.I.A., l'allontanamento di personaggi compromessi, pericolosi e in odore di mafia da ruoli amministrativi e politici, il monitoraggio scrupoloso sugli appalti, sostenendo invece chi vuole e sa investire in opere infrastrutturali utili, la lotta severa contro le ecomafie (ciclo del cemento, ciclo dei rifiuti e agromafie in particolare), alle quali questa provincia, alla luce delle inchieste e denunce più recenti, risulta evidentemente esposta. Tutto ciò va accompagnato con la costituzione del Parco regionale dei Monti Lepini, la difesa del Parco regionale dei Monti Ausoni (la cui proposta di riperimetrazione desta sospetti legittimi e motivati, sui quali invitiamo tutti a riflettere) e di quello degli Aurunci, al rilancio del Parco nazionale del Circeo e più in generale di tutte le aree protette della provincia costituisce un progetto di provincia sul quale invitiamo tutti a confrontarsi e impegnarsi. Si tratta di priorità assolute e irrinunciabili.

La provincia di Latina necessita di impegni e progetti di questo tipo. Altro che Piano Casa e retoriche varie!

*Coordinamento provinciale di Legambiente
Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie
Associazione Caponnetto
Associazione A SUD – coordinamento pontino
RIGAS
Associazione Michele Mancino
Forum Pontino dei Diritti e dei Beni Comuni
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua – coordinamento pontino

 

DOCUMENTO DI ANALISI DEL PIANO CASA

Nel merito, la proposta di legge presentata dal vicepresidente della Regione Lazio e assessore all’urbanistica, On. Ciocchetti, come già denunciato da Legambiente Lazio con un documentato dossier, prevede interventi indiscriminati nelle zone Agricole (artt.54 e 55), consente interventi nelle aree naturali protette e nei parchi (artt.3, 4 e 5), nella città storica che fuori dalle antiche mura (art.2), consente gli incrementi di cubatura dei capannoni ma allo stesso tempo il loro cambio di destinazione d’uso da non residenziale a residenziale. Provvedimenti improponibili in qualunque altro Paese Europeo ma che trovano invece enfatica applicazione proprio in questa Regione.

Vediamole nel merito:

A) INTERVENTI NELLE AREE NATURALI PROTETTE E NEI PARCHI (ARTT. 3, 4 E 5)

In assenza dei Piani di assetto, in fase di adozione per il Parco Nazionale del Circeo, ma non ancora approvato, prima del ricorso alla Corte Costituzionale, nelle zone B della sua legge istitutiva erano previsti “interventi di ampliamento, adeguamento sismico, ristrutturazione, sostituzione edilizia con demolizione e ricostruzione, cambiamento di destinazione d’uso da non residenziale a residenziale, recupero degli edifici esistenti”.

Sotto questo profilo ricordiamo che la stessa Corte Costituzionale con le sentenze n. 12/2009 e n. 225/2009, tra le altre, ha ribadito che le tematiche ambientali sono prerogativa dello Stato e non delle Regioni. Ciò vuol dire che fino alla pronuncia della Suprema Corte il Piano Casa non può essere applicato nel Parco Nazionale del Circeo nemmeno per le azioni relative al condono edilizio.

B) INTERVENTI INDISCRIMINATI NELLE ZONE AGRICOLE (ARTT.54 E 55)

L'attuale testo del Piano Casa in astratto prescrive il divieto nelle zone agricole di “ogni attività comportanti trasformazioni del suolo per finalità diverse da quelle legate alla produzione vegetale, all’allevamento animale e alla valorizzazione dei relativi prodotti “. Ma poi all'articolo successivo si prevede che “in via prioritaria nelle Aree Agricole si deve procedere al recupero delle strutture esistenti”, e che “le nuove edificazioni in zone Agricole sono consentite soltanto se necessarie alla conduzione del fondo e all’esercizio dell’attività Agricola”. In particolare “gli edifici esistenti possono essere demoliti e ricostruiti per una volta sola, con incremento massimo della Superficie Utile Lorda fino al 10% in più, nelle sole parti ad uso residenziale e soltanto per motivi di adeguamento igienico sanitario”. Dunque anche nelle nostre campagne è previsto uno tsunami di cemento ad aggredire un territorio delicato e paesaggisticamente assai prezioso.

C) CONDONO EDILIZIO: TANA LIBERA TUTTI?

Invece che aspettare l’esito della pratica inoltrata ai rispettivi Comuni, per i richiedenti della licenza in sanatoria sarebbe bastata una perizia giurata che dimostrasse la regolarità della propria richiesta rispetto alle leggi sui condoni del 1985, del 1994 e del 2003. Poi interveniva automaticamente il cosiddetto silenzio-assenso: bastava aspettare 60 giorni in caso di destinazione residenziale dell’abuso o 90 giorni negli altri casi (commerciale, artigianale, industriale, ecc.) e se in Comune non rispondeva entro quei termini, la licenza in sanatoria si intendeva automaticamente concessa. E come ciliegina sulla torta, anche a queste costruzioni abusive potevano essere concessi i premi di cubatura previsti dallo stesso Piano. E’ evidente che aree di particolare pregio ambientale, zone di alto valore paesaggistico e i siti di interesse archeologico, rischiavano di essere ulteriormente degradate con una procedura del genere.

L'illegalità dovrebbe essere sempre combattuta con la necessaria fermezza da una classe politica seria, esattamente come viene fatto da decenni in Europa, e non difesa e sistematizzata come invece avviene con il Piano Casa della Regione Lazio.

D) INTERVENTI NELLE AREE PER LA PICCOLA E MEDIA IMPRESA: LA DISMISSIONE DELLE AREE PRODUTTIVE, IMPRENDITORI? NO, MEGLIO PALAZZINARI...

Gravissime le modifiche apportate dal nuovo testo del Piano/Casa in relazione alla possibilità di effettuare interventi finalizzati al cambiamento di destinazione d’uso da non residenziale a residenziale. Quest’articolo può suscitare una nuova ondata di dismissione di quel micro tessuto di piccole e medie imprese, che costituisce il nerbo portante dell’economia pontina. L'attuale testo prevede “la possibilità di effettuare cambi di destinazione da non residenziale a residenziale, con il 30% di incremento rispetto alla superficie utile iniziale, per edifici di superficie utile massima pari a 20.000 mq, aventi destinazione non residenziale”. In altre parole, mentre le piccole imprese domandano nuovi spazi, il Piano/Casa incentiva la dismissione da quegli stessi spazi, offrendo la possibilità di effettuare cambi di destinazione d’uso da non residenziale a residenziale.

- IL PESSIMO EMENDAMENTO DELL'ASSESSORE CIOCCHETTI: l'Assessore Ciocchetti dovrebbe spiegare ai cittadini accorsi ad ascoltarlo la ragione vera della norma che sancisce, in deroga agli strumenti urbanisti, la possibilità di effettuare interventi di ristrutturazionesostituzionedemolizionericostruzione e completamento con ampliamento di volumetrie, attraverso un cambio di destinazione d'uso di un manufatto a destinazione produttiva, tramutandolo quindi in residenziale. L'intervento di cambio di destinazione d'uso comporterebbe automaticamente anche la modifica della destinazione di zone dell'area di sedime e delle aree pertinenziali. Il Piano Casa prevede interventi su dei temi che con la casa c’entrano come i cavoli a merenda: stazioni sciistiche, 60 porti turistici previsti in zone demaniali, impianti sportivi e loro pertinenze previsti ovunque. Guarda caso è la stessa impostazione della legge regionale sui campeggi che a sua volta è stata bocciata dal governo nazionale. A pensar male è peccato diceva qualcuno, ma risulta fin troppo chiaro che a determinati poteri quei vincoli proprio non vanno giù.

E) ELIMINATI I PROGRAMMI INTEGRATI (PRINT) PER LE PERIFERIE

Il nuovo Piano Casa peggiora anche la norma sulle periferie: il premio di cubatura diventa del 60% e non è più riferito a quartieri ma a singoli edifici, che, a quel punto potranno vedere raddoppiare i propri residenti con un aggravio rispetto al carico urbanistico e alla qualità della vita piuttosto che un sollievo.

F) TRA LE ALTRE QUESTIONI...

C'è la possibilità di applicazione dei premi di cubatura nelle aree a rischio sismico elevato, se tali interventi sono a fini antisismici;
C'è una sostanziale monetizzazione degli oneri per la realizzazione delle opere di urbanizzazione secondaria (parchi urbani, parcheggi, strade, ecc.) , anche in caso di impossibilità di realizzazione delle stesse;
La esagerata premialità (fino al 100% nei comuni costieri, 60% per condomini...) per la realizzazione di alcuni interventi, oltre all'estensione delle iniziative anche alle attività sportive (ma non era un “piano casa”?).

G) STANDARD PER L’EDILIZIA RESIDENZIALE SOCIALE

Nel precedente testo del Piano Casa (quello approvato dalla Giunta Marrazzo) si stabiliva che “nell’ambito delle percentuali di area fondiaria edificabile destinate all’edilizia residenziale sociale, i Comuni riservano almeno la metà delle stesse alla realizzazione di interventi di edilizia residenziale sovvenzionata”. Nel nuovo testo si stabilisce invece che “i Comuni devono riservare una quota”, e non più la metà obbligatoria. La nuova quota sarà superiore o inferiore al 50%? Una modifica pericolosa che rischia di dimenticare ancora una volta le case per le fasce povere e deboli.

ECCO GLI ULTERIORI EMENDAMENTI DELL'ASSESSORE CIOCCHETTI:

per gli ospedali privati dismessi sarebbe consentito il cambio di destinazione d'uso a residenziale, con l'aumento delle volumetrie sopra visto anche per queste strutture.

si interviene anche sulle pertinenze degli immobili. Se con la vecchia proposta di legge 79/2010, oggetto di questi interventi erano non solo gli immobili legittimamente realizzati, ma anche quelli illegittimamente realizzati, sanati e sanabili in itinere grazie al procedimento di cui all'art 21 della stessa, poiché al peggio non c'è mai fine, ora tale testo estende gli interventi anche alle pertinenze ed agli accessori dei relativi immobili, purché siano destinati per il 75% a residenziale e con un aumento di volumetria pari al 20% fino ad un massimo di 70 mq.

il trionfo dell’edilizia creativa prosegue con l'art 20 bis dell'attuale legge che deregolamenta le norme sancite dalla L.R. 12 agosto 1996 n. 34 che detta norme sulla disciplina urbanistica delle serre, stabilendo che le serre mobili stagionali costituiscono attività edilizia libera e non necessitano di titolo edilizio abilitativo. Cosa c’entrano le serre con l’emergenza abitativa non è dato sapere... E poi va avanti con l' art 20 ter... stabilendo che è possibile realizzare impianti ed attrezzature sportive e ciò che agli stessi è collegato nelle zone classificate come di tutela A, dalla L. R. 6 ottobre 1997 n. 29 che detta norme in materia di aree naturali protette. Cosa c’entrano gli impianti sportivi con l’emergenza abitativa?

per le aree vincolate la deregolamentazione significa decretarne la loro fine, ancora di più.

nuove cave, alberghi, porti, impianti sportivi. Nelle aree sottoposte a vincolo ai sensi della l.R. 6 luglio 1998 n. 24, specificamente in quelle individuate come Paesaggio Naturale e Paesaggio Naturale Agrario nel PTPR, è possibile ampliare le attività di cave in esercizio. Cosa c’entrano le cave con l’emergenza abitativa?

sulle aree con vincoli PTPR è previsto, infatti che, se classificate come insediamenti urbani, siano consentiti gli interventi, pure se prima gli stessi in realtà sarebbero incompatibili con quelli previsti dalle norme di tutela, purché autorizzati, come sopra,dal passaggio Giunta/Consiglio. Il che significa l’assalto finale ai Centri Storici.

e poi addio zone a protezione speciale e ai siti di importanza comunitaria. L'ultimo emendamento riguarda una “interpretazione autentica” di quello che è l'istituto di derivazione comunitaria delle ZPS, concepito proprio al fine di tutelare maggiormente zone di particolare pregio ambientale e naturalistico del nostro territorio. In realtà, non si tratta di interpretazione autentica e quindi di normativa che stabilisce quali fra le diverse interpretazioni valgano, ma di una “scucitura” dal regime di tutela delle ZPS, di zone che, alla entrata in vigore della legge nazionale sulle ZPS, già erano provviste di una perimetrazione provvisoria e delimitate con atto regionale pubblicato in BURL e inclusione, quindi, di tutte queste aree nella deregulation del Piano Casa.

 

Ed infine..... è noto come la gran parte delle zone ZPS ricadano all’interno delle aree protette/parchi regionali. Come è noto la legge regionale per il contrasto dell’abusivismo edilizio ha definito l’impossibilità di applicare il III° Condono edilizio all’interno delle aree protette. Sorge, quindi, alla luce del testo voluto dall’Assessore Ciocchetti una domanda: cosa succede in riferimento ad un eventuale immobile abusivo edificato all’interno di un Sic o Zps, ma ricadente in un parco regionale?

La risposta arriverà dalla Corte Costituzionale a meno ché, rimangiandosi quanto va affermando in giro, l'Assessore Ciocchetti e tutta la Giunta Polverini, tornino sui loro passi per metter mano a questo autentico disastro denominato Piano Casa.

Fonte tratta dal dossier Legambiente Lazio

 

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