di Ambra Murè
“L’azienda merita stima e rispetto”. Si chiude con questo appello di Sergio Marchionne, amministratore delegato del Lingotto, un’altra difficile settimana per gli operai della Fiat. Parola d’ordine: incertezza. Prima le indiscrezioni, diffuse da La Repubblica e seccamente smentite dai vertici, sul nuovo piano strategico 2010-14: un taglio di quasi 5 mila lavoratori e la riduzione di un quarto dei modelli (da 12 a 8). Poi l’annuncio di un nuovo pacchetto di cassa integrazione, recapitato senza preavviso alle tute blu di Mirafiori in vista del mese di aprile.
Parlando all’assemblea degli azionisti Marchionne ha rivendicato gli sforzi dell’azienda per “gestire una situazione così critica senza creare allarme sociale”. "Per evitare i licenziamenti, nel 2009 abbiamo fatto ricorso a 30 milioni di ore di cassa integrazione". Dimenticando però di citare le 1000 assunzioni previste da Fiat Automóveis in Brasile, entro maggio. Un controsenso? No, assicura il presidente Luca Cordero di Montezemolo, “tutte le grandi operazioni internazionali che abbiamo realizzato sono state fatte pensando all'Italia, che è il focus in ogni nostra azione”. In pratica, si investe all’estero per “rendere il baricentro più stabile”.
“Queste dichiarazioni – sostiene Rocco Palombella, segretario generale della UILM - non ci rassicurano. I sensori del sindacato sono i lavoratori. E i lavoratori non solo avvertono il pericolo per le prospettive future ma vengono anche da un anno in cui la Fiat ha continuato a distribuire dividendi tra gli azionisti, mentre i lavoratori hanno registrato solo riduzione di salario e aumento della disoccupazione”.
Che la distanza tra la Fiat e i sindacati metalmeccanici stia crescendo non è una novità. Ma, secondo Marchionne, la responsabilità è soprattutto di questi ultimi, che “non si rendono conto delle dimensioni della crisi che ha investito il nostro Paese” e, fiancheggiati da politici e imprenditori, giocano a “un nuovo tiro al bersaglio contro la nostra azienda”.
Diversa l’analisi del segretario Palombella (“Noi accusiamo Fiat di eludere il confronto”), che da parte sua si dice pronto alla mediazione purché l’azienda mantenga fermi due soli punti: “la garanzia occupazionale e la continuità degli stabilimenti, che ovviamente fa il paio col numero di auto prodotte”.
Ascolta l'intervista a Rocco Palombella