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Articolo 21 - Editoriali
Abbiamo bisogno di un’altra politica
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di Pietro Nardiello

L’arresto del sindaco di Casapesenna Fortunato Zagaria, accusato prima di violenza privata nei confronti del suo ex sindaco Giovanni Zara e poi di essere stato un politico agli ordini del clan dei casalesi e nello specifico del boss Michele Zagaria dovrebbe imporre innanzitutto ai Partiti, ma anche a tutti noi un’accurata e approfondita riflessione su quello che in provincia di Caserta sia diventata la politica. Quest’ultimo arresto fa seguito ad altrettante accuse mosse nei confronti di Primi Cittadini che se dovessero essere confermate durante la fase dibattimentale, aprirebbero uno squarcio inquietante che ci consegnerebbe una politica che come scriveva  Sallustio “ostenta velleità democratiche nascondendo la propria brama di potere senza curarsi del bene pubblico”   rispondendo, così, alle esigenze di un anti Stato che da queste parti sarebbe, dunque, diventato vera e propria Istituzione di riferimento capace di governare la vita pubblica. Altri Primi cittadini che dovranno rispondere o che in parte lo stanno già facendo alle accuse loro mosse per avere, a vario titolo, intrattenuto rapporti con i clan della camorra sono i sindaci Cipriano Cirstiano di Casal di Principe, Enrico Fabozzi di Villa Literno, Giorgio Magliocca di Pignataro Maggiore, Francesco Nuzzo e Antonio Scalzone entrambi primi cittadini di Castel Volturno. A questo triste quadro non si contrappone una nuova idea della politica fatta da forze giovani perché da queste parti è stato impedito, proprio dai Partiti, anche questa crescita che avrebbe così rappresentato una vera alternativa. Ma c’è dell’altro. In questa provincia quando un politico cambia schieramento sono in pochi a definirlo un ribaltone e in tanti, invece, a considerarla un’azione lungimirante.
Ritornando a Casapesenna mi sembra giusto ricordare quando Giovanni Zara, dopo alcuni mesi dalla sua elezione, intervenne al Festival dell’Impegno Civile, che in quel caso faceva proprio tappa nel suo comune, con fascia tricolore e senza l’appoggio della sua Giunta. Il discorso pronunciato dall’allora sindaco, nonostante il suo vice Zagaria, a quanto si apprende dagli inquirenti, “gli consigliò di non partecipare a questo tipo di manifestazioni” fu chiaro: “Il riutilizzo dei  beni confiscati e la legalità rappresentano una priorità imprescindibile”. Per la prima volta a Casapesenna, paese dell’allora latitante Michele Zagaria, si riutilizzava una struttura confiscata alla camorra rimasta ancora oggi nelle stesse condizioni. Dopo solo otto mesi Zara viene sfiduciato, tredici consiglieri su sedici rassegnano le proprie dimissioni dalla carica dopo aver stipulato un atto pubblico sottoscritto presso uno studio notarile di Casal di Principe senza indicare la motivazione. Tra i firmatari c’è anche Fortunato Zagaria alla guida della città per due consiliature e del quale Zara è stato vice per due anni e mezzo.
Ma quando sarà proprio Fortunato Zagaria, l’anno successivo, a porgere il saluto di benvenuto in occasione di una nuova tappa dello stesso Festival, sempre a Casapesenna, dinanzi anche a importanti rappresentanti delle istituzioni come il questore di Caserta Guido Longo, Tano Grasso, il colonnello dei carabinieri Burgio, l’uomo che catturò Giuseppe Setola, il colonnello della Finanza Manozzi, il procuratore aggiunto Federico Cafiero De Raho e al nostro direttore Stefano Corradino che coordinava il dibattito non nominerà mai la parola camorra.
Dopo trentadue mesi il motivo ci sembra più chiaro.
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