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Articolo 21 - Editoriali
Antimafia. La Commissione approfondirĂ  le minacce ai giornalisti
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di Emiliano Maini*

Con l’audizione di Giovanni Tizian, per la prima volta, la Commissione Antimafia ha cominciato ad occuparsi della situazione allarmante dei giornalisti italiani minacciati e intimiditi dalle organizzazioni criminali a causa delle loro inchieste giornalistiche. Alcuni di loro, come Tizian, sono costretti a vivere sotto scorta. L’impegno dell’Antimafia proseguirà con altre audizioni per approfondire la conoscenza della situazione e la definizione di misure idonee a ridurre i rischi di chi fa il lavoro di cronaca. Fra le altre, sono previste audizioni di rappresentanti dell’osservatorio Ossigeno per l’Informazione e della FNSI.

Sul tavolo della Commissione ci sono già due proposte che hanno destato attenzione. In particolare la proposta del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, di accertare chi sono i veri proprietari di giornali ed emittenti locali in alcune Regioni, e la proposta di Giovanni Tizian, condivisa da Ossigeno, di acquisire gli articoli e altre pubblicazioni dei giornalisti minacciati per evidenziare i contenuti e gli elementi che hanno suscitato la reazione violenta nei loro confronti: questi articoli dovrebbero inoltre essere resi facilmente accessibili a tutti perché diffonderne la conoscenza è il modo più semplice ed efficace per vanificare lo scopo e l’effetto delle minacce.

Il 2 febbraio scorso il Comitato Scuola e Legalità dell’Antimafia, presieduto dal senatore Enrico Musso (Pdl, eletto in Liguria, nella foto) ha ascoltato Enzo Iacopino, Giovanni Tizian, e Leone Zingales, componente della Giunta esecutiva dell’Unci e presidente dei cronisti siciliani.

Enzo Iacopino – “Abbiamo chiesto un’indagine sugli assetti proprietari delle testate – ha dichiarato al termine dell’audizione il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino – perché in alcune zone del paese abbiamo ragionevoli motivi di sospettare che dietro a prestanome si nasconda anche, direttamente, la mano della criminalità. La proposta è stata molto caldeggiata dalla senatrice Teresa Armato (giornalista eletta in Campania nelle liste del PD, ndr).

Come procederà l’Antimafia su questo argomento? “Ci saranno intanto le audizioni della FNSI e di Ossigeno, che fornirà i dati a cui anche noi facciamo riferimento. Credo che queste audizioni non resteranno isolate, ma inaugureranno una attenzione più continuativa, come è necessario. I commissari aspettano i dati dell’Osservatorio di Ossigeno per l’Informazione da incrociare con quelli già in loro possesso. A me sembra che con queste audizioni l’Antimafia stia dando un segnale di novità assoluta, che non c’era mai stato: è un primo passo importante perché la cosa più pericolosa per un giornalista minacciato come Giovannni Tizian non siano le minacce in sé stesse, perché comunque un cronista minacciato il suo lavoro continua a farlo, ma il fatto che su di lui possano spegnersi le luci. Se avviene questo, chi minaccia diventa più forte perché considera la mancanza di attenzione pubblica come un segnale di isolamento da parte della società, della politica, dell’Ordine dei giornalisti. Bisogna fare di più per non lasciare soli giornalisti minacciati. Battiamoci il petto un po’ tutti, perché in certe situazioni ci siamo distratti un po’ troppo”.

A Giovanni Tizian, subito dopo l’audizione dell’Antimafia abbiamo chiesto che effetto fa essere l’apripista dell’interesse delle istituzioni verso i giornalisti minacciati dalle mafie? “Non mi sento un apripista. Ci sono stati tanti altri giornalisti minacciati, in Italia, prima di me. Tantissimi. Un numero esagerato, in un paese democratico e civile come l’Italia. Perciò era necessario che le istituzioni facessero un passo. Era importante che lo facessero, perché si rischiava veramente di dare l’impressione di non voler vedere il fenomeno. La quantificazione che ha fatto Ossigeno fa paura. Tanti giovani cronisti continuano a fare il proprio lavoro,  ma quando escono di casa per andare a cercare notizie sanno che qualcuno è disposto a fare qualsiasi cosa perché non pubblichino certe notizie, anche a sparare addosso a loro. Questo non  è degno di un paese democratico. Mi fa piacere essere stato convocato dalla Commissione Antimafia, che è una istituzione di riferimento importante per chi si occupa di criminalità organizzata. Speriamo che questa attenzione possa continuare, che possa esserci di aiuto affrontando il tema in maniera più approfondita. Noi possiamo fornire la nostra esperienza di giornalisti che operano sul campo. Loro, in quanto istituzione, hanno degli strumenti da mettere in campo. Questa sinergia, secondo me, può dare filo da torcere alle organizzazioni mafiose”.

Cosa hai proposto alla Commissione? “Ho fatto un semplice ragionamento: i giornalisti minacciati hanno prodotto articoli, inchieste, libri che hanno dato particolare fastidio alla criminalità organizzata. Perché la Commissione Antimafia non acquisisce questi documenti? Potrebbe formare un bel fascicolo sugli argomenti da approfondire in ogni territorio. Se mettesse insieme gli episodi e gli elementi sparsi, come facciamo noi giornalisti quotidianamente, la Commissione potrebbe conoscere quella storia unica che può permettere di capire il fenomeno. Non è tanto lo scoop che crea scompiglio nell’organizzazione mafiosa ma è il lavoro di chi mette insieme pezzi di informazione, i tanti tasselli sparsi, come mi insegnò Roberto Morrione. Mi pare che i commissari abbiano accolto con interesse e disponibilità questa proposta”.   

*tratto da Ossigeno per l'informazione

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