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Articolo 21 - Editoriali
Riflessione doverosa sul rapimento Urru e sulle crisi dimenticate
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di Antonella Napoli*

Guardando e leggendo blogs, pagine su Facebook e profili Twitter sabato scorso ho notato il numero spropositato di quanti avessero commentato la notizia della liberazione (non ancora confermata...) di Rossella Urru.     
La cosa non mi ha sorpresa, anche se ritenessi alcune esternazioni un po' troppo affrettate. Poi grazie a Paola De Luca, una giovane cooperante e autrice dei post "Dal Darfur, restiamo umani" nel blog di "Italians for Darfur" che ha dato sfogo alla sua frustrazione per il grande clamore sulla presunta liberazione della Urru, a fronte del disinteresse totale alla notizia del suo rapimento il 22 ottobre, è maturata in me una riflessione doverosa.

Come ho scritto a Paola, se mi indignassi ogni volta che una situazione simile si verificasse non potrei più occuparmi di Africa, diritti umani e crisi dimenticate come il Darfur. La mia azione è partita proprio da qui... dal disinteresse dei grandi media e di gran parte dell'opinione pubblica nei confronti di temi come quelli appena citati.
Era il 2005 quando, per la prima volta, toccavo con mano la realtà dell'immensa tragedia darfuriana.    

Da quel momento non sono più riuscita a scrollarmela di dosso. Tornata in Italia ho fatto quello che potevo, ho iniziato a parlarne attraverso gli organi di informazione con i quali collaboravo e facendo 'lobby' a favore del Darfur nelle sedi istituzionali. Ma mi sono scontrata con una indifferenza tale che il mio entusiasmo si è desolatamente sopito.
In fondo, da sola, cosa potevo fare? Poi, un anno e mezzo dopo, mi sono imbattuta in Mauro Annarumma, cuore e anima di Italian blogs for Darfur e sostenitore della causa quanto e più della sottoscritta! E da lì è iniziata la nostra battaglia, la battaglia di Italians for Darfur, per accendere i riflettori su questa crisi dimenticata che abbiamo identificato in un episodio davvero sconsolante: mentre in Darfur venivano massacrate migliaia di persone in Italia c'era chi lo confondeva con uno 'stile di vita'... scambiando 'Darfur' con 'fast food'. E non parlo di gente semplice o priva dei cultura, ma di parlamentari...

Va ricordato che molti, l'80% degli italiani, non sanno dove si trovi questa regione del Sudan ma le notizie nei tg sulla crisi in Darfur, dal 2007 ad oggi, sono quintuplicate. Certo è ancora poco, soprattutto se si pensa che i telegiornali nazionali e i quotidiani più importanti danno spazio all'argomento solo quando c'e' di mezzo un italiano rapito oppure un personaggio del mondo dello spettacolo si fa bello mettendoci la faccia come testimonial, vedi Clooney.
Ma "è la stampa bellezza, è la stampa... e tu non ci puoi fare niente..." come diceva il mitico Bogart nell'indimenticabile film "L'ultima minaccia".

E noi non possiamo fare altro che resistere alle storture di un sistema che spesso non funziona ma che è indispensabile. E anche se si riesce a ottenere solo pochi minuti beh, bisogna andare avanti.
Noi che ci crediamo teniamo duro. E fino a quando incrocerò sulla mia strada giovani come Mauro e Paola, o personaggi dello spettacolo come Monica Guerritore, Fiorella Mannoia, Tony Esposito, Andrea Mariano (Negramaro) e Mark Kostabi che si impegnano sinceramente per il Darfur, o colleghi come Beppe Giulietti, Stefano Corradino e tutti gli amici di Articolo 21, non perderò mai la speranza in un mondo migliore!

*giornalista e africanista,
presidente di Italians for Darfur
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