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di Carlo Verna*
I conti e il loro risanamento non sono la questione Rai,ma la conseguenza della questione Rai. Basta leggere una tabellina pubblicata qualche giorno fa da Il Sole 24 ore per comprenderlo chiaramente. Se testiamo la salute del servizio pubblico italiano dagli ascolti c'è circa un dieci per cento in più rispetto a quelli inglese,francese e tedesco,nonostante Rai fruisca del canone più basso (nel 2010 Italia 111,Inghilterra 169,Francia 123,Germania 216).C'è poi un ulteriore compensazione di fondi statali a fronte di pubblicità non incassata,ma la torta dei ricavi è sempre per la Rai notevolmente la più piccola. Quanto poi sia lo Stato inadempiente verso la Rai lo dice la percentuale di evasione del canone 27 per cento in Italia,5 per cento in Inghilterra e Germania,appena l'1 per cento in Francia. Se infine qualcuno puntasse l'indice sui dipendenti sappia che Rai ne ha la metà di BBC,gli stessi di France Televison,e poco più di un terzo rispetto alle sigle delle televisioni pubbliche tedesche. Da commissariare ci sembra solo la politica e la sua invadenza sulla Rai, che deve alleggerirsi di questo peso insostenibile per poter camminare. Dalle difficoltà che sul tema gli stanno venendo Monti può rendersi conto di quanto pesante possa esser per noi la morsa dei partiti e soprattutto del conflitto di interessi. Cambiare la legge Gasparri resta per l'Usigrai la prima ricetta,ma forte è il timore che parlandone soltanto, senza i numeri per cancellarla, si finisca col praticare la prorogatio dell'attuale cda,in questo momento il peggiore dei mali. Siamo dunque interessati a capire se ci siano vie utili, per usare la Gasparri proprio per neutralizzarne gli effetti perversi, "come un boomerang" ha scritto ieri su Repubblica Giovanni Valentini.
* Segretario Usigrai
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