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Il Global Day for Darfur 'cancellato' dai tg: in centinaia al Colosseo nel silenzio di tutti
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di Antonella Napoli*

Il Global Day for Darfur 'cancellato' dai tg: in centinaia al Colosseo nel silenzio di tutti

Quando alle conferenze e alle iniziative che a fatica organizziamo per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla crisi umanitaria in Sudan mi chiedono "Perché proprio il Darfur? Perché hai scelto questa causa?". La mia risposta è sempre la stessa. Secca e chiara: non sono stata IO a scegliere il Darfur, il Darfur ha scelto me!". Ed è proprio il forte legame che si è istaurato tra me e questa terra martoriata da oltre sette anni di guerra che mi spinge a continuare la mia battaglia per i diritti umani negati, a chiedere maggiore impegno delle istituzioni per la sicurezza e la sopravvivenza della popolazione darfuriana, a garantire visibilità alle notizie sul conflitto e alla situazione umanitaria. Per questo scopo è nata 'Italians for Darfur' che del diritto a un'informazione sui conflitti dimenticati ha fatto la sua bandiera.
La mia convinzione che sia una 'missione' giusta è sempre stata granitica: dalla mia prima volta in Darfur come giornalista nel 2005, non ho più smesso di impegnarmi per la donne e i bambini che ho incontrato e guardato negli occhi nei campi profughi. Video reportage, articoli ed editoriali, un libro: tutto quello che da professionista dell'informazione potevo 'donare' a questa causa l'ho messo a disposizione senza remore. Spinta anche dall'indignazione per l'oscena 'performance' dei nostri parlamentari che, in un'intervista delle Iene del 2006, confondevano il Darfur con 'fast-food'.
Credo che nessuno di noi abbia più dimenticato il desolante e goffo tentativo dell'onorevole Giuseppe Fini di 'spiegare' che il Darfur «è una moda non italiana, noi siamo il popolo dello stile, del buon mangiare..è che stiamo prendendo velocità e cose di altri Paesi… Darfur... sono cose fatte in fretta».
Era lampante che credeva si parlasse di 'fast food'.
Quando alla fine del servizio l'onorevole Fini, che alla vista di un giornale che titolava "La crisi del Darfur..." ha compreso di aver detto la castroneria più grande della sua vita, si allontana a occhi bassi, trascinando il suo trolley e mandando via la Iena con un mesto gesto della mano, tutti noi abbiamo pensato: povero lui, poveri noi...
In tanti saranno andati su Google per saperne di più, qualcuno avrà cercato un libro sull'argomento. Ma poi quanti si sono impegnati davvero per cambiare le cose, per diffondere notizie e informazioni su questa crisi che non può lasciare indifferenti? Pochi, pochissimi... Il Darfur resta una tragedia lontana, trascurata dai tg e totalmente ignorata dai quotidiani. Senza internet, in Italia, semplicemente la 'notizia' non esisterebbe.
Tutto questo rende difficile, quasi inutile il nostro impegno, quello di Italians for Darfur e di Articolo 21, unico baluardo nella difesa dell'informazione sui diritti umani. E domenica 2 maggio, quando centinaia di persone hanno manifestato all'ombra del Colosseo, suonando all'unisono tamburi e percussioni di ogni tipo per la pace in Darfur, nessun tg, né Rai, né Mediaset, né Sky, ha documentato questo straordinario evento, beh, lo ammetto: il mio incrollabile ottimismo, la convinzione che tutto il lavoro di questi anni fosse servito a  diffondere un senso comune più forte sul Darfur, hanno vacillato.
Per la prima volta in quattro anni la 'Giornata mondiale per il Darfur' non è stata seguita da alcun telegiornale, nonostante il fiume di gente che si fermava ad ascoltare e a chiedere notizie sulla crisi, nonostante i messaggi dei presidenti della Repubblica, del Senato e della Camera ripresi da tutte le agenzie di stampa, nonostante la testimonianza drammatica di Esam e degli altri rifugiati darfuriani in Italia che chiedevano di non essere 'dimenticati'... Tutto nel silenzio di quei pochi colleghi che queste notizie hanno difeso con le unghie e con i denti. In quel momento ho compreso che quel giornalismo è davvero finito. Che quell'unica fievole luce di visibilità garantita da chi, in questi anni, abbia cercato di 'difendere' certe notizie, si è spenta. E sarà sempre peggio...

* Giornalista e presidente di Italians for Darfur


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