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Intercettazioni: il no degli editori
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di Nello Trocchia

Intercettazioni: il no degli editori

La legge sulle intercettazioni arriva alla Camera. Il capo ordina, i dioscuri eseguono. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo. Dopo l’approvazione al Senato Silvio Berlusconi forza la mano e vuole contare le truppe di maggioranza, sondare fedeltà e coesione. Una legge che non ha alcuna spiegazione, come ha confermato anche il relatore ai nostri microfoni, se non quello di imbavagliare stampa e frenare le indagini della magistratura. Una norma che ha compattato il paese, al netto di lacchè e portaborse, tutti ne individuano criticità e pericolosità per gli effetti. Dalle toghe, che la bollano come un freno anche alle indagini sulla mafia( Gratteri e Ardituro ai nostri microfoni), ai giornalisti che la vivono come un bavaglio, ai blogger che ne denunciano la mordacchia. Anche la categoria degli editori è fermamente contraria a questa norma che introduce l’obbligo della rettifica e la responsabilità dell’editore. Anche il mercato del libro inizia a far paura. Stefano Mauri è patron del gruppo editoriale Gems, che controlla diverse case editrici come Longanesi, Garzanti, Ponte delle Grazie, Chiarelettere (49%) e  molte altre. “ Il mercato librario, nel nostro paese, tiene e i libri sembrano essere un bene fuori dal tempo e anticiclico rispetto alla crisi”. Si potrebbe spiegare così l’attacco anche al caro vecchio libro, oasi per autori e inchieste che non trovano cittadinanza in giornali e tv. “ Negli ultimi mesi c’è un giro di vite sulla verità, in settembre è iniziata una campagna contro le trasmissioni non gradite, in marzo i politici non potevano esporre i loro programmi nei talk televisivi, adesso arriva la mordacchia anche ai libri che sono rimasti l’ultima spiaggia di libertà. Nei libri ci sono verità che l’opinione pubblica vuole sapere, ma in questo caso la pubblica opinione viene trattata come una massa di bamboccioni”.
“Il testo sul ddl da quando è stato proposto ha subito modifiche che lo hanno ulteriormente peggiorato, si parla di privacy e intercettazioni, ma questo testo ha altre finalità”. Per Mauri questa legge ha una sola vittima: “ Il cadavere eccellente di questa norma è la verità”. Sull’impegno dei gruppi editoriali contro la norma, Mauri sottolinea: “ Quando abbiamo proposto io e Giuseppe Laterza un appello ai nostri colleghi, abbiamo trovato la condivisione prima dei piccoli editori e poi dei grandi gruppi. Fino all’adesione della Rizzoli di Paolo Mieli e dello stesso Piergaetano Marchetti (presidente Rcs) che ha parlato di una norma aberrante. Non solo giornalisti, editori, magistrati ma anche la società civile partecipa. Chi approva una legge così non fa certo la figura del liberale. Ma se dovesse passare, ci saranno altri step. A partire dalla Corte europea di Strasburgo che la casserà perché la Corte ritiene che la cronaca giudiziaria abbia una priorità quasi su tutto, sia in nome della libertà, ma anche in nome dei diritti degli indagati”.


Ascolta l’intervista a Stefano Mauri


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