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Da beni “nostri” a beni “mostri”?
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di Pina Picierno

Da beni “nostri” a beni “mostri”?

Dopo mesi e mesi di proteste, la maggioranza aveva promesso di trovare i soldi necessari per fronteggiare l’emergenza in cui si trovano le forze dell’ordine. Come è noto, manca praticamente tutto a chi ogni giorno rischia in prima persona per garantire al Paese sicurezza: benzina per le volanti, toner delle stampanti, turn over del personale, persino il materiale da cancelleria. Tutto. E come si pensa di trovarli questi soldi utili, necessari e urgenti? Facendo cassa con la vendita dei beni confiscati alle mafie. Sembra uno scherzo di cattivo gusto, invece, è l’ennesima, tragica, follia di questo governo.
Un clamoroso passo indietro: una legge ottenuta a partire dalle importanti intuizioni di Pio La Torre e portata avanti grazie alla raccolta firme che nel 1996 coinvolse un milione di cittadini, oggi rischia di essere spazzata via.
Al 30 giugno 2009 i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata (dal 1982 quando entra in vigore la legge Rognoni - La Torre) sono 8933. Di questi, 5407 sono stati destinati allo Stato o ai Comuni per finalità istituzionali e/o sociali, 313 sono usciti dalla gestione del Demanio per vari motivi (tra cui revoca della confisca,  esecuzione immobiliare, espropriazione....), mentre 3213 sono ancora quelli da destinare. Le lungaggini burocratiche nell’assegnazione non possono però mettere in discussione questa legge, ma al contrario, devono spingerci a migliorarla per aumentarne l’efficacia.
Il sequestro, infatti, colpisce le mafie nel settore che più conta per loro, quello delle ricchezze e del giro di denaro. Assegnare a scopo sociale questi beni ha permesso la nascita e la crescita delle migliori esperienze di associazioni e movimenti antimafia, che hanno saputo trasformare quelli che prima erano luoghi di sofferenza, di privazione, in presidi di legalità, di cittadinanza e solidarietà. Da “beni mostri a beni nostri”, come ama ripetere Don Tonino Palmese, responsabile regionale di Libera Campania, che si batte ventiquattro ore al giorno, per restituire dignità e trasparenza alla nostra terra.
L’assurdità dell’articolo della Finanziaria è evidente: per dare soldi alla sicurezza si rivendono beni confiscati, con il rischio concreto che ad acquistarli nuovamente siano proprio i criminali che, come è noto, non hanno problemi di liquidità.
E’ già accaduto, infatti, che attraverso prestanome i criminali si presentino agli enti locali per chiedere l’assegnazione dei beni, ed è utile ricordare che in alcuni Comuni, tra le motivazioni inserite nel decreto di scioglimento, compare esattamente questa.
Tra non molto la finanziaria arriverà alla Camera: chiediamo alla maggioranza di ripensarci, di rivedere questa proposta assurda, e di difendere con i beni confiscati, la memoria di Pio La Torre e  le tante esperienze di impegno volontario e appassionato che in questi anni hanno aiutato il nostro Paese a essere migliore.


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