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Articolo 21 - ESTERI
Obama e la tortura: da Guantanamo a Bradley Manning
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di Tonino d’Orazio

Obama e la tortura: da Guantanamo a Bradley Manning Appena eletto, pieno di buoni propositi, aveva dichiarato la chiusura di Guantanamo, dove decine di persone erano imprigionate, senza accusa e senza difesa. Condannati da tribunali militari che non si sono mai riuniti e che forse non ne hanno nemmeno l’obbligo. A tutt’oggi non è successo nulla. Pur accordando la massima importanza alla reputazione degli Stati Uniti nel mondo, sappiamo comunque che  non fa parte e non accetta (insieme ai soliti  amici come  Israele) il Tribunale Penale Internazionale contro i genocidi e le torture. Nel Patriotic Act voluto da Bush immediatamente dopo la storia delle Torri Gemelle, è anzi permessa una certa tortura minima (o non abituale) , a fin di bene, contro i “terroristi”, per capire quale altra nefandezza stiano progettando sul loro territorio.

Sulla carta gli Stati Uniti si oppongono alla tortura. La costituzione proibisce  “I trattamenti crudeli e non abituali”. Hanno anche firmato una convenzione internazionale con un centinaio di paesi  per garantire che tutti i prigionieri siano trattati “umanamente e con il rispetto della dignità inerente alla persona umana”.  Ovviamente pensavano ai loro soldati sparsi per il mondo. (Quasi un milione).

A Guantanamo, come nelle zone di guerra per la democrazia, la tortura fa parte della normalità. Guai ad essere sospettato di inimicizia verso gli Stati Uniti. Abbiamo video, testimonianze ed esempi agghiaccianti. “Passata la festa, gabbato il santo”. Non c’è un solo soldato o ufficiale punito per quelle atrocità. Al limite vengono spostati dall’esercito per “punizione” e impiegati nei servizi pubblici. Cercare per credere.

Un soldato, Bradley Manning, l’informatore di Wikileaks, è in questo momento torturato in una prigione militare degli Stati Uniti. (Nella base dei Marines di Quantico, Virginia). Per collusione col nemico. (Legge del 1917 sullo Spionaggi  che permette di incolpare chiunque volesse portare pregiudizio agli Stati Uniti). Subisce un isolamento totale che può condurre alla follia, con dei permessi cortissimi e quotidiani per prendere aria, completamente nudo e coperto di insulti da parte degli altri detenuti.  Si trova in cella di isolamento totale, senza lenzuola e coperte, senza esercizi fisici e sottoposto a gravi e crudeli umiliazioni fisiche. Bradley aspetta ancora di essere processato per aver divulgato documenti militari “segreti” a WikiLeaks, tra cui un video di soldati americani che massacravano civili irakeni. Ovviamente il suo trattamento inumano  si iscrive in una campagna di intimidazione per ridurre al silenzio gli eventuali informatori e per reprimere WikiLeaks.

Un rapporto della CIA del 2004 spiega che la nudità, come la privazione del sonno e la manipolazione del regime alimentare, servono a mettere il prigioniero in una condizione tale per cui “impara a far passare il suo benessere e i suoi bisogni immediatamente prima delle informazioni che dissimula.”

Il governo degli Stati Uniti è diviso su questo e temporeggia, i diplomatici criticano pubblicamente i militari per il trattamento inflitto a Bradley Manning, e non potrebbe essere diversamente per l’immagine stessa del paese in guerra per la democrazia attraverso il mondo, e il presidente Obama, ecco perché l’articolo lo implica, fino ad oggi, non è ancora intervenuto.  SÌ, in una conferenza stampa ha dichiarato che il Pentagono gli aveva assicurato che il prigioniero era trattato secondo le norme. Aggiungendo che non poteva entrare nei dettagli. Forse quelli di cui avremmo bisogno. Ovviamente ha grande difficoltà ad influire sui militari e forse anche attualmente sul popolo americano.

Anzi “L’attuale presidente ha perseguito fino ad oggi cinque persone per aver denunciato disfunzioni e per aver fornito informazioni confidenziali alla stampa” sull’amministrazione americana (AFP). E ancora, Philip Crowley, porta-voce del Ministero degli Affari esteri, ha detto la verità, e cioè che il trattamento inflitto a al soldato Manning era “ridicolo, contro- producente e stupido”. Ha dato le dimissioni il 13 marzo.

Bradley Manning afferma di essere un patriota e ha ammesso di aver divulgato informazioni che il mondo doveva conoscere. Si può anche essere in disaccordo con l’approccio di Wikileaks e l’opinione di quelli che hanno fornito informazioni, ma la torture di Bradley Manning è illegale – oltre a non beneficiare di una giustizia equa poiché fino ad oggi non è accusato formalmente di nulla, un po’ come i prigionieri con tratti somatici medio-orientali di Guantanamo  – e vergognosa e costituisce una violazione dei diritti fondamentali della dignità umana, per cui tutti ci battiamo, anche in Italia.

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