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Carceri, la protesta non violenta di Pannella e dei 15.000
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di redazione

Carceri, la protesta non violenta di Pannella e dei 15.000 Sarà sufficiente l'intervento del capo dello Stato per attrarre l'attenzione del Governo e dell'opinione pubblica nazionale sullo sciopero della fame e da tre giorni anche della sete portato avanti da Marco Pannella? Sarà sufficiente a far affrontare in maniera seria l'arcinota questione del sovraffollamento nelle carceri italiane? Difficile stabilirlo visto il protrarsi senza soluzioni dello stato emergenziale.
Il leader radicale, ricoverato in ospedale qualche giorno fa non demorde, anzi rilancia, nonostante l'appello a desistere da parte di Napolitano. E nella protesta non è solo, a fargli compagnia ci sono i reclusi. Ad aprile erano stati quelli di Regina Coeli, adesso tocca invece al Coroneo di Trieste. Da una settimana, riporta la cronaca locale, più di 200 detenuti rifiutano sistematicamente il cibo, sia a pranzo che a cena, unendo a questo anche la battitura delle scodelle contro le sbarre. Stando alle adesioni giunte al sito dei radicali sarebbero 15.000 in tutto ( tra detenuti, famigliari, cittadini comuni, guardie carcerarie, avvocati... ) ad aver aderito anche solo per pochi giorni alla protesta non violenta. Protesta passata pressoché sotto silenzio, e che ha portato infine i Radicali, nella serata di ieri, a compiere l'ennesimo blitz in via Teulada proiettando sulla parete un video con l'intervento di Pannella, escluso da tutte le trasmissioni di approfondimento televisivo per poi recarsi al carcere di Regina Coeli e al Ministero della Giustizia.
Mentre da domani e fino al 26 giugno,  Giornata internazionale dell’ONU contro la tortura, ad annuciare lo sciopero della fame sono i detenuti e gli ergastolani del carcere di Spoleto.

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