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L’articolo 41 della costituzione e l’art. 1 della carta europea tutelano la dignità umana
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di Domenico d’Amati

L’articolo 41 della costituzione e l’art. 1 della carta europea tutelano la dignità umana

L’articolo 41 della Costituzione, lo Statuto dei Lavoratori e l’art. 1 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, fanno riferimento a un valore comune, quello della dignità umana che deve essere “rispettata e tutelata” anche nei confronti dell’iniziativa economica privata, trattandosi di una componente “inviolabile” della personalità.
Il principio affermato dai nostri costituenti, lungi dallo sbiadirsi, con l’andare del tempo si è rafforzato ed ha assunto una dimensione sovranazionale.
La necessità di tutela contro i licenziamenti arbitrari, che di questo principio è una diretta applicazione, trova specifico riconoscimento nell’art. 30 della Carta europea. Non deve perciò essere consentito metter mano disinvoltamente a questa materia per contingenti esigenze di manovra e di grancassa, come si accinge a fare Berlusconi.
L’articolo 41 non si tocca perché costituisce un architrave del nostro ordinamento costituzionale e non può essere indebolito senza intaccare altri principi fondamentali.
La parte di questa norma che dà fastidio al premier è quella che esclude la possibilità che l’iniziativa privata si svolga in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla libertà e alla dignità umana.
Il riferimento all’utilità sociale è una specificazione dei principi affermati dall’art. 2 della Costituzione, secondo cui la Repubblica richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale e dall’art. 3, secondo cui è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
A questi principi sembra che il Governo voglia sostituire l’affermazione della sacralità del profitto, davanti al quale tutto dovrebbe cedere.
Se l’Italia dovesse procedere nel senso voluto da Berlusconi, essa si porrebbe in una prospettiva antistorica dal momento che, passata la fase iniziale della globalizzazione, in tutto il mondo, anche in Cina, dove la tutela dei diritti civili è ancora fragile, si riconosce la necessità di porre limiti allo sfrenato perseguimento del profitto.
Per questo il disegno del presidente del Consiglio ha una portata eversiva, contro la quale le forze di opposizione devono insorgere in difesa della democrazia.

Pensate alla crisi e lasciate in pace la nostra Costituzione - di Valerio Onida

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