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Oggi a Roma contro il bavaglio in Ungheria e per evitare il contagio
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di Roberto Natale*

Oggi a Roma contro il bavaglio in Ungheria e per evitare il contagio

Ora Viktor Orban è proprio in difficoltà. Il primo ministro ungherese viene finalmente chiamato dall’Europa a rendere conto della Costituzione entrata in vigore a Capodanno. Dovrebbe essere una buona notizia, per i democratici di tutto il continente che da un anno e mezzo seguono con preoccupazione la spirale autoritaria e nazionalistica nella quale il Paese sta precipitando. Eppure c’è poco da gioirne: perché quello che soprattutto disturba la Commissione Europea è il fatto che, nella nuova Carta fondamentale adottata a Budapest, sia messa in questione l’autonomia della banca centrale ungherese, che viene svincolata dal controllo della Bce e posta alle dipendenze del governo nazionale. Di questo il rappresentante ungherese andrà a parlare mercoledì a Washington, per ottenere dal Fondo Monetario Internazionale il  prestito del quale l’Ungheria ha bisogno e che viene subordinato al ripristino delle regole finanziarie che i mercati chiedono.
No, l’Europa non ci fa una gran figura. Lo diciamo innanzitutto da giornalisti, visto che l’autonomia dell’informazione ha subìto colpi almeno altrettanto duri di quelli inferti all’autonomia degli organismi di regolazione finanziaria. A preannunciare la stretta repressiva che la Costituzione impone alla società ungherese è stata infatti una pesantissima legge sui media, entrata in vigore un anno fa. Una nuova autorità, di obbedienza governativa, ha il compito di regolare i contenuti dell’informazione cartacea e online, assicurando una “copertura equilibrata”. Per di più con la possibilità di obbligare i giornalisti a rivelare le loro fonti professionali. Forzature tanto pericolose che la Corte costituzionale le ha bocciate, a metà dicembre: appena prima che la stessa Corte, con la nuova Costituzione, venisse ricondotta al guinzaglio del governo di Orban. E’ importante che i giornalisti ungheresi non vengano lasciati soli nella protesta: le epurazioni sono già cominciate, e non le hanno fermate fin qui neanche i loro scioperi dalla fame. Per questo la Fnsi convoca per mercoledì 11 gennaio, dalle ore 17, un sit-in davanti all’Ambasciata d’Ungheria a Roma (in via dei Villini 12). L’appello è per chi – giornalista o no – abbia a cuore la libertà dell’informazione; per chi, nell’Italia di questi anni, si sia battuto contro i rischi di bavaglio, e voglia continuare ad evitare che il contagio delle leggi repressive si diffonda senza trovare ostacoli nella società.
Ma la manifestazione l’abbiamo pensata anche come cittadini europei, indipendentemente dalla tessera professionale che abbiamo in tasca. Non è accettabile uno scarto così vistoso tra la reattività che provocano le ferite di ordine finanziario e il tono blando, dimesso, delle reazioni che suscitano gli attacchi alle basi della convivenza democratica. E’ uno scarto, uno “spread” che brucia almeno quanto quello fra i titoli italiani e tedeschi. Chiediamo perciò al governo ungherese di rispettare la libertà dei media, e al governo italiano di mettere il tema della democrazia a Budapest fra gli argomenti che il Presidente Monti tratterà nei suoi numerosi incontri europei di questo mese. Se l’Europa vuole essere cosa viva, se pensa di poter essere qualcosa di più delle sole regole di mercato, la questione ungherese è un’occasione decisiva per farlo capire. No al bavaglio, anche ungherese - di Beppe Giulietti 

* Presidente Fnsi


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