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Articolo 21 - Editoriali
Birmania: in riposta a Piero Fassino
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di Filippo Caliento*

Sono uno studente di diciannove anni e dopo aver letto l’articolo di Piero Fassino su Repubblica del 18 maggio 2009, pag 23, non ho potuto che provare un certo fastidio per quanto scritto. Mi occupo della Birmania (o Myanmar) da più di un anno e mezzo, sostenendo con l’associazione FreeBurmaItaly il popolo birmano nella rivendicazione di un governo democratico nel proprio paese.
L’inviato speciale per l’U.E. Fassino conclude l’articolo citato affermando che “nessuna convenienza economica può giustificare la negazione di fondamentali diritti umani e civili”. L’U.E. approvando nel marzo 2008 sanzioni economiche nei confronti della giunta militare che detiene il potere in Birmania, ha escluso i settori chiave del gas (a causa delle pressioni francesi), delle assicurazioni (consentendo alle imprese di continuare le produzioni in Birmania) e quello finanziario, mentre l’Italia continua le importazioni da questo paese di prodotti del settore tessile. Dalle importazioni di gas la giunta birmana ha ricavato nel 2008 3,5 miliardi di dollari. Nell’articolo si parla poi di come sia “decisiva una effettiva determinazione nei paesi asiatici…che intrattengono con Myanmar relazioni che consentirebbero –se se ne ha effettiva volontà- di esercitare un’influenza decisiva…”.
Nel corso della trasmissione radiofonica, “L’arca dei diritti” trasmessa su Ecoradio il 27 ottobre 2008, alla quale ero ospite come rappresentante di FreeBurmaItaly, avevo già avuto modo di far notare come nella citazione delle sanzioni economiche dell’U.E. Fassino nel suo intervento avesse tralasciato le specificazioni sopra descritte, e come anche altre persone più autorevoli di me avevano sottolineato questa incompletezza; purtroppo Fassino non aveva potuto ribattere essendo stato chiuso il collegamento prima di qualsiasi altro intervento.
Leggere nell’articolo del 18 maggio che l’U.E. sia immune dall’anteporre interessi economici al rispetto dei diritti umani, mi sembra non rispondente al vero.
È vero, in ultima analisi, che le responsabilità di quanto sta accadendo in Birmania sono soprattutto dei paesi limitrofi e capisco che Fassino è l’inviato speciale dell’U.E. per la Birmania, ma considerare i paesi asiatici gli unici responsabili, credere che “a nessuno sfugga” ciò e mancare di un minimo di autocritica credendo che l’opinione pubblica italiana sia lungi dal sollevare una obiezione poiché si tratta di un paese lontano migliaia di chilometri da noi, mi sembra sbagliato e scorretto.

*FreeBurmaItaly

Quì l'intervento di Fassino http://www.partitodemocratico.it/allegatidef/fassino79021.pdf

 

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