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Articolo 21 - Editoriali
Parla mafioso, il nemico non ti ascolterà (più)
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di Fabrizio Summonte

L'operazione "Golem", condotta dalle squadre mobili di Palermo e Trapani, con arresti anche a Roma e Piacenza, sotto il coordinamento della direzione antimafia e di quattro sostituti procuratori siciliani, ha permesso di bruciare un po' di terra attorno al superlatitante Messina Denaro, il boss trapanese divenuto ormai il numero uno dei ricercati di mafia. Tutti i particolari in questo riepilogo dell'Ansa

http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_989649612.html

 Una riflessione è necessaria. Questa operazione non sarebbe stata possibile con la nuova legge sulle intercettazioni, votata dalla Camera e all'esame del Senato. Anche se viene ripetuto che nulla cambierà per i reati di mafia e terrorismo.  E si pensa che le proteste siano frutto di interessi corporativi di giornalisti e magistrati.  

  Non è vero: qui non c'entrano né le corporazioni, né la possibilità di pubblicare il testo delle intercettazioni (che è giusto regolamentare), né il diritto alla privacy. C'entrano invece la sicurezza pubblica e la possibilità di scoprire i delinquenti.  Proviamo a vedere che cosa sarebbe rimasto in piedi dell'operazione "Golem" con le nuove norme.

  Alcuni degli arrestati sono "insospettabili": persone che non erano riconducibili ad attività mafiose, e dunque non sarebbe stato possibile intercettare. Alla scoperta dei vincoli - molto stretti - di associazione mafiosa, gli investigatori sono arrivati indagando su altri reati, che servivano a finanziarie l'organizzazione, e a foraggiare la latitanza del boss Messina Denaro: rapina, estorsione, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, trasferimento fraudolento di società e valori.

   Per tutti i reati, fra questi, che prevedono pene superiori a 5 anni di carcere, sarà possibile con la nuova legge ordinare intercettazioni telefoniche solo di fronte a "evidenti indizi di colpevolezza". Nessuno degli indagati era "evidentemente colpevole" prima di essere intercettato. E dunque sarebbe stato molto più difficile, forse impossibile scoprirlo. 

  Le intercettazioni poi potranno durare al massimo trenta giorni, prolungabili per due periodi di quindici giorni,ma solo in presenza di nuovi elementi d'indagine. In questo caso non conosciamo quanto siano durate le intercettazioni, ma sappiamo che l'indagine è andata avanti per più di un anno. 

 Sarebbero state vietate, con la nuova legge, anche molte intercettazioni ambientali, possibili solo nel luogo dove si è certi che stia avvenendo un'attività criminosa. Se hanno sospetti, ma non certezze, gli inquirenti potranno mettere le "cimici" solo durante indagini di mafia, non in tutti gli altri casi, i più difficili da scoprire, soprattutto nel caso dei "colletti bianchi" e degli insospettabili fiancheggiatori di Cosa Nostra (in quest'inchiesta, a quanto pare, perfino i locali di una società che produce olio e la sede romana di un'agenzia di stelline dello spettacolo).

 Insomma "Golem", il beffardo spiritello, ha fatto appena in tempo ad anticipare una legge costruita per far stare più tranquilli i criminali e i loro complici. E alla quale si brinderà nei bracci del 41-bis, che già appaiono - alla luce dell'indagine trapanese - un bel colabrodo.

 

Il blog di Fabrizio Summonte

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