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Articolo 21 - Editoriali
Smettiamola con apatia e rassegnazione. Torniamo alla solidarietĂ 
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di Ottavio Olita

Nessuna mobilitazione a sostegno della lotta dei democratici iraniani che rischiano un pericolosissimo isolamento internazionale; nessuna reazione all'approvazione di quelle ignobili norme contro gli immigrati trasformati d'imperio in clandestini e spacciate come disposizioni che daranno una maggiore sicurezza ai cittadini; nessuna opposizione di massa al liberticida disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche su cui, all'opposto, ha fatto sentire la sua voce autorevole lo stesso Capo dello Stato. Cosa sta succedendo ai movimenti, ai militanti, ai gruppi, alle associazioni, ai singoli democratici di questo Paese? Rassegnazione, apatia o fatalistica attesa che prima o poi si esca da questa fase devastante che sta rendendo irriconoscibile la democrazia repubblicana?

Qualunque sia la risposta a questi interrogativi è certo che il silenzio non favorirà un recupero di quel diffuso spirito di solidarietà e partecipazione che per decenni ha caratterizzato la vita politica di base.
Come si fa a non rendersi conto del rischio che stanno correndo le centinaia di migliaia di riformisti iraniani, grande risorsa politica internazionale per la costruzione di nuovi rapporti non solo nell'area mediorientale, ma anche per favorire la Pace in tutto il mondo? Una formidabile forza politica, utile non solo per quel Paese che deve fare i conti con le follie antistoriche del suo dittatorello. E pure a sostegno di quei coraggiosi combattenti armati solo dei loro ideali di libertà e democrazia c'è stata pochissima iniziativa. Quanto sembrano lontani i tempi della passione con cui venne seguita la lotta degli studenti cinesi, l'abbattimento del muro di Berlino, la lotta contro l'imperialismo sovietico in Cecoslovacchia e in Ungheria o quello statunitense in Vietnam!

Fatti lontani, si dirà, ai quali si guarda con disattenzione, presi come si è da un'epoca caratterizzata purtroppo dalla paura di quel che può accadere nel proprio orticello. Se fosse questa la motivazione giusta avremmo almeno avuto qualche risposta a quella scellerata legge che vuole colpire soprattutto i migranti, legge contro la quale ha levato la sua voce anche la Chiesa. "Solite liturgie e litanie del Vaticano" ha ribattuto impunemente il Ministro dell'Interno. Pensate a cosa sarebbe successo se lo stesso tipo di risposta fosse stata data da un qualche componente del governo Prodi alla violentissima opposizione della Curia romana contro i Dico.

"Legge della paura" è stata definita; molto meglio chiamarla "Esaltazione dell'egoismo e dell'esclusione". E questo sarebbe il Paese della solidarietà? Un Paese nel quale un parlamentare in cravatta e pochette verde, quotidianamente microfonato dai solerti Tg pubblici e privati, può orgogliosamente affermare che finalmente con questa legge è stato fatto fuori il "buonismo" della sinistra. In tanti ci siamo indignati e continuiamo a farlo, ma perché non riusciamo più a uscire dal privato nel quale siamo stati sospinti in questi ultimi terribili anni? Sembra quasi che senza le capacità organizzative del sindacato o dei partiti tradizionali non si riesca a far più nulla.

Altra delega, quella al Presidente della Repubblica perché blocchi il DDL sulle intercettazioni. Da quel che si sa sembra che Napolitano abbia preannunciato al ministro Alfano la propria indisponibilità a firmare un provvedimento che presenta molti elementi di incostituzionalità. Grati al Capo dello Stato perché dimostra di non voler derogare al suo massimo compito istituzionale di Garante della Costituzione, bisogna comunque che noi ci chiediamo perché non abbiamo più alcuna capacità di far capire quali gravi attacchi alla democrazia vengono portati quotidianamente dal governo Berlusconi e dalla sua maggioranza.

Su questo tema il 25 giugno scorso Articolo 21 ha tenuto un'importante manifestazione a Roma, il 26 una più piccola si è svolta a Cagliari. Poi, mercoledì primo luglio, sempre a Cagliari, Articolo 21 e Cittadinanza Attiva hanno incontrato i giornalisti per discutere del problema. E' emerso che innanzi tutto bisognerebbe far capire meglio ai cittadini che eliminare lo strumento delle intercettazioni nelle indagini consentirebbe a tanti criminali - pericolosi per il vivere quotidiano, per lo spaccio della droga, per la stessa salute dei cittadini (le vicende della casa di Cura Santa Rita) - di farla franca e di continuare a perpetrare i loro crimini. In questo modo i lettori e gli utenti capirebbero che la battaglia dei giornalisti non è una lotta corporativa in difesa della propria voglia di ‘gossip', ma una strada obbligata per garantire quel presidio di democrazia che è la libera informazione. Poi dall'incontro è emersa una proposta molto interessante: coinvolgere, in ogni regione italiana, le commissioni informazione dei Consigli Regionali perché discutano e prendano una posizione sul tema. In questo modo, partendo dalle periferie, si potrebbe in qualche modo tentare di intaccare quell'apparente moloch invincibile che è il Pdl a livello nazionale che sembra non voler accettare alcuna forma di riflessione su provvedimenti palesemente sbagliati e pericolosi. La discussione e il confronto favorirebbero la riflessione di quegli esponenti politici del centrodestra che si sentono ancora liberi di ragionare con la propria testa. E qualche esempio significativo c'è.

Venerdì 3 luglio Legambiente della Sardegna ha organizzato un sopralluogo alla necropoli di Tuvixeddu, a Cagliari, la più grande del Mediterraneo, nella quale si sono stratificate le testimonianze di tre civiltà: quelle dei Fenici, dei Punici, dei Romani. Questa necropoli, già gravemente aggredita dal cemento negli scorsi decenni, rischia di essere definitivamente soffocata. Al sopralluogo hanno preso parte, tra gli altri, i parlamentari delle commissioni cultura e beni ambientali Roberto Della Seta del Pd e Fabio Granata, del Pdl. Le posizioni più critiche rispetto ai danni causati alla necropoli sono state espresse proprio dall'onorevole Granata il quale ha detto, tra l'altro, che a suo giudizio i sovrintendenti che hanno autorizzato gli scempi edilizi in quella formidabile area archeologica andrebbero messi in galera. Quindi si è impegnato a intervenire sul Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi perché vengano presi i provvedimenti necessari a nuove e più avanzate forme di tutela. Contro Granata si è scatenato il Pdl regionale che lo ha accusato di aver assunto iniziative individuali senza prima averle concordate.

L'esempio dell'onorevole Granata è incoraggiante. Quanti altri Granata possono esserci nel Pdl? Ecco perché è folle abbandonarsi ad apatia e rassegnazione. La battaglia per la tutela delle democrazia è un impegno su cui non si deve e non si può mai abbassare la guardia, neppure in questa fase politica, una delle più buie della storia della democrazia italiana. Non si può e non si deve rifugiarsi nel privato se vogliamo evitare altri guasti criminali per correggere i quali ci vorranno decenni.
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