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Articolo 21 - Editoriali
Iran: se Montazeri fosse stato al posto di Kamenei
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di Mauro Mauri

Il numero di Limes –rivista di geopolitica diretto da Lucio Caracciolo- in edicola in questi giorni è interamente dedicato all’Iran ed include una mia intervista al Grand Ayatollah Ali Hussein Montazeri che incontrai a Qom, il Vaticano dell’Islam sciita. Credo che, leggendo la sua lucidissima analisi, in molti rimarranno piacevolmente sorpresi sul cosa dice in merito ai rapporti tra Islam e Cristianesimo.

Montazeri di fatto è agli arresti domiciliari, da anni marcato a vista dagli uomini del regime. Lo incontrai sfruttando una ricorrenza religiosa che mi portò a trovami in uno stanzone pieno di Mullah col turbante, tutti suoi seguaci –dunque riformisti- che donavano a chiunque capitava,  anche reciprocamente, anche a me, cioccolatini e mancette: alla fine dell’incontro sono uscito con le tasche piene di caramelline e la cifra sufficiente per sfamarmi in un fast food locale.

Stavo terminando la zuppetta quando entrarono quasi di corsa due ragazzotti sulla trentina, guardandomi incuriositi, chiedendomi cosa ci facevo a Qom, che proprio non è un luogo turistico. Ordinarono due, anzi tre succhi di frutta, uno era per me. Risposi che ero stato da Montazeri poiché interessato al dialogo interreligioso tra Islam sciita e cristianesimo, dopodiché feci scivolare il discorso sui wahabiti e sul pericolo che costituiscono per Islam sciita e mondo cristiano.

Le mie parole provocarono nei due una forte preoccupazione che traspariva dai loro occhi. Uscirono di tutta fretta, così come erano arrivati, quasi senza aver toccato il succo di frutta: mi parve strano ma non ci feci caso più di tanto.

Poco dopo mi s’acese la lampadina in testa, così dopo essermi incontrato con Hamid, che aveva brillantemente tradotto l’intervista, mi venne l’impulso di lasciare Qom al più presto possibile. In poche parole i due erano della polizia in borghese incaricata di controllare Montazeri. Grazie a Dio avevo dichiarato apertamente l’incontro, inversamente si sarebbero insospettiti e con tutta probabilità mi avrebbero condotto in caserma per un interrogatorio. Fortuna vuole che non menzionai loro la politica interna, argomento assolutamente tabù per Montazeri e –soprattutto- per un giornalista con visto turistico qual’ero io.

Due settimane più tardi Hamid mi disse che la Polizia lo aveva tenuto mezza giornata in un ufficio per sapere cosa ci faceva da Montazeri con uno straniero, un paio di mesi dopo lo portarono via di nuovo, questa volta per ben tre giorni, insospettiti dalle sue continue frequentazioni a casa Montazeri.

Nel frattempo lo avevo istruito sul cosa rispondere in caso d’interrogatorio:<<Sono un insegnante d’inglese e vado da lui perché il figlio Ahmad vuole imparare l’inglese>>. Ahmad è a sua volta un Mullah e porta avanti la linea paterna.

In parte funzionò: era la pura verità ma non tutta, Hamid non disse che agiva da staffetta per lo scambio epistolare tra me e quello che avrebbe dovuto essere la Guida Suprema dell’Iran. Dopo averlo definito “frutto della mia vita” e nominato suo successore, l’Imam Khomeini lo depose con una misteriosa lettera scritta pochi mesi prima di morire.

Al suo posto venne scelto, ancor non si sa bene da chi, Khamenei, grigio ed insipido personaggio certamente non al livello di Montazeri. L’Imam Khomeini era morente, se fosse scomparso prima Montazeri diventava Guida Suprema dell’Iran: di sicuro la storia dell’Iran sarebbe andata in modo totalmente diverso. E così pure il rapporto tra Islam e Cristianesimo.

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