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Articolo 21 - Editoriali
Quello che succede nelle carceri e di cui i telegiornali non si occupano
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di Valter Vecellio

Notizie di cui non si deve avere “notizia”, di cui non si occupano i telegiornali, e che raramente compaiono sui giornali:

Alessandria: i medici penitenziari protestano per il rinnovo del contratto.
Venezia: quattro detenuti nelle celle “singole”, fino a otto, i detenuti stipati in quelle che ne dovrebbero ospitare tre.
   Sanremo: carcere super-affollato: 320 detenuti in 209 posti.
   Verbania: mancano gli agenti; pregiudicati i “lavori sociali” dei detenuti.
   Siena: nelle carceri organici ridotti all’osso, sicurezza a rischio.
   Padova: nel carcere “Due Palazzi” c’è l’allarme scarafaggi.
   Sicilia: il Garante dei detenuti della regione Sicilia denuncia: nelle carceri dell’isola la situazione è drammatica.
   Campania: l’Osservatorio sulle condizioni di detenzione denuncia che in un solo giorno sono morti due detenuti.
   Aversa: un detenuto di 43 anni si impicca all’OpG di Aversa.
   Palermo: al carcere dell’Ucciardone per i colloqui, i parenti fanno anche dieci ore di attesa.
   Crotone: un detenuto di 32 anni si toglie la vita, era in carcere da una settimana.
   Venezia: emergenza sanità, c’è un solo medico e per tre ore al giorno.
   Brindisi: agenti penitenziari protestano, l’organico è insufficiente.
   Roma: il segretario della UIL PA Penitenziari Eugenio Sarno denuncia: carceri verso il disastro. Il DAP silente e immobile.
   San Gimignano (SI): sit in di protesta della polizia penitenziaria.
   Sulmona: psicologi carcerari in piazza: situazione insostenibile.
   Busto Arsizio: i rappresentanti della Polizia Penitenziaria denuncia: dietro le sbarre, l’emergenza è una quotidianità.
   Roma: il sindacato OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) annuncia: gli agenti protestano in tutta Italia.
   Milano: anche all’istituto per minorenni “Cesare Beccaria” è emergenza: 540 i ragazzi stipati in celle che ne dovrebbero ospitare 400.
   Roma: il garante dei detenuti della regione Lazio denuncia: pochi agenti, quindi il nuovo carcere di Rieti non apre.
   Palermo: il garante dei detenuti della regione Sicilia denuncia: il carcere della Favignana è disumano.
   Ravenna: il sovraffollamento è del 300 per cento: 60 i posti disponibili, 180 i detenuti.
   Viterbo: contro il sovraffollamento, sit in della polizia penitenziaria.
   Roma: comunicato della UIL: 63.741 detenuti, record nella storia delle carceri italiane.
   Trentino: nelle carceri il 30 per cento di detenuti in più della capienza.
   Tolmezzo: i detenuti sono 293, un centinaio più della capienza del carcere.
   Viterbo: un detenuto tenta il suicidio tagliandosi la gola.
   Napoli: nel carcere di Poggioreale, il più affollato d’Europa, 2700 detenuti sono stipati in celle che ne dovrebbero ospitare non più di 1300.
   Sassari: ai detenuti fanno compagnia i topi, che escono dai cessi alla turca. “Noi e i topi”, raccontano i detenuti, “restiamo chiusi in quella cella per 22 ore al giorno”.
   Bolzano: i detenuti occupano praticamente tutto lo spazio disponibile del carcere. In un’unica cella stipati fino a dodici detenuti.
   Roma: nel carcere di Regina Coeli si dorme per terra su materassi di fortuna.
   Palermo: carcere dell’Ucciardone: i posti letto sono 378, ma i detenuti nel 2008 sono arrivati a essere anche 718 detenuti. In alcune celle da quattro, dormono in dodici, in grappoli di quattro letti a castello. Per dormire si fanno i turni tra il giorno e la notte. I bagni alla turca sono spesso tappati con bottiglioni di vetri, per evitare che i topi che escono dalle fognature fatiscenti invadano le celle.

   Sono solo alcune delle “cronache” dal carcere di cui siamo venuti a conoscenza: fatti e vicende che si sono consumate negli ultimi dieci giorni. Ognuno di questi episodi corrisponde una dettagliata interrogazione presentata dai parlamentari radicali, del PD e dell’Italia dei Valori al ministro della Giustizia Angiolino Alfano, e al ministro della Salute Maurizio Sacconi. Non che ci si illuda circa le “risposte”, che infatti non sono state date, e quando arrivano, giungono dopo mesi. Tuttavia occorre insistere, bisogna non demordere. Devono sentire il fiato sul collo.
   Non si è saputo mettere a frutto il tempo che si era guadagnato con l’indulto. Non si sono neppure gettate le basi per quelle riforme che da tempo si attendono; ora la situazione nelle carceri italiane si è ulteriormente aggravata, incancrenita. Ci vorrebbe un nuovo indulto, accompagnato questa volta da quell’amnistia che sciaguratamente non si è voluta fare. E poi quel programma riformatore di respiro fatto di pene alternative al carcere e depenalizzazione.
   Non è questione di essere tolleranti e condiscendenti verso chi delinque; il problema è che nel momento in cui lo Stato priva della libertà uno dei suoi cittadini, più che mai si fa garante della sua incolumità, della sua salute. Nelle carceri italiane si sconta un supplemento di pena, oltre alla detenzione in quanto tale; nelle carceri italiane ci si uccide per disperazione dopo pochi giorni di detenzione, ci si ammala, si vive in condizioni vergognose; detenuti e agenti di polizia penitenziaria. Non solo: c’è un amarissimo paradosso: quel minimo (davvero minimo) dato di efficienza nei tribunali e nelle carceri, deriva dalla sostanziale inefficienza del sistema. Immaginiamo per un momento che quel 90 per cento di reati rimasti impuniti sia invece punito e si trovi un colpevole; supponiamo che i magistrati riescano a istruire e a celebrare i processi, invece di lasciarli accatastati cibo per topi “amnistiati” per prescrizione; supponiamo che finalmente in carcere ci vada chi deve andarci…Bel sogno, vero? Che dopo appena qualche minuto si trasformerebbe in un incubo, perché tempo qualche ora, l’intero sistema salterebbe: troppi detenuti, molti di più degli oltre sessantamila detenuti. Oppure immaginiamo che cosa sarebbero oggi le carceri se non si fosse varato l’indulto.
   A queste domande il ministro della Giustizia Angiolino Alfano non risponde, per la semplice ragione che non ha una risposta, non ha una politica. E intanto i Gasparri e i Quagliariello continuano a ciancicare di sicurezza, ordine pubblico, certezza della pena, necessità di caccia all’immigrato da punire se clandestino in quanto tale, e non per quello che fa o ha fatto. Ma facciano il piacere! 

 

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