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di Don Albino Bizzotto
E' una grande sorpresa. Sembra che questo digiuno in piena estate sia l'iniziativa che tanti si aspettassero. Deciso perché ci stiamo assuefacendo a ogni tipo di barbarie istituzionale e sociale, e perché la rassegnazione ci corrode l'anima, il digiuno si sta rivelando un segnale forte di speranza. La decisione e la costruzione della nuova base statunitense ha come epicentro Vicenza ma ci riguarda tutti. "Ormai le decisioni sono prese, i lavori fervono anche in piena estate ... non c'è più niente da fare!" Sono i ragionamenti e gli scoramenti di sempre ... tanto ormai passa tutto.
E invece un gesto impegnativo in un momento debole come il tempo delle ferie è capace ancora di ridare valore e forza a quel che è giusto. Non è né la difficoltà, né il risultato che possono decidere della validità della scelta e delle determnazione nel perseguirla. Non posso rassegnarmi a volere la pace a parole, accettando che vengano fatte le scelte contrarie. Questo hanno sentito e compreso tutte le persone che si avvicendano alla roulotte per narrare della loro grande demoralizzazione, per ringraziare e per esprimere un grande affetto. C'è grande tenerezza, preoccupazione per la salute e per il troppo caldo. Essendo a sola acqua il digiuno, si vuole integrare il menu con sali minerali ... si porta acqua attinta a fonti speciali ... si abbellisce il tavolino con i fiori. Oggi un giovane: "Sono tre giorni che vi vedo qua fermi a digiunare, vi ho portato un gelato; prendetelo ... almeno sciolto!" O il testo di un sms: "Vorrei anch'io digiunare, solo che vorrei farlo da casa perché devo seguire mio marito ammalato. E' possibile? Grazie."
Già dal primo giorno spontaneamente si sono offerte persone a condividere l'esperienza digiunando. Stanno moltiplicandosi da tante parti i messaggi di solidarietà. C'è volontà di riprendere insieme, facendo anche del digiuno un evento duraturo. Ma su tutto rimane la grande sofferenza, anche fisica, delle persone che si sono impegnate con fiducia e che si trovano dentro a una realtà ostile, decisa con sotterfugi, nascondimenti, menzogne, con grande disprezzo della democraiza e della volontà popolare.
Vicenza non è più quella di tre anni fa. La base Dal Molin ha portato contraddizioni fin dentro le famiglie. E con lacerazioni reali che vedono in contrapposizione le persone della stessa famiglia. Comunque vada a finire, avremo un doppio compito: uno di responsabilità verso la costruzione della base e uno di risarcimento morale alla popolazione di Vicenza per il peso di cui l'abbiamo caricata.
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