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Articolo 21 - Editoriali
Mistero Boffo: quei conti che non tornano. Domande e congetture
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di Simone Luciani

Ammettiamo i nostri limiti professionali, e la ricerca dei fatti e delle prove la lasciamo a chi è più bravo e più inserito di noi in certi ambienti. Per cui, ci limitiamo a porre delle domande e a proporre congetture.
C’è qualcosa che non va. La lettura prevalente dei fatti sul caso Boffo è questa: un premier, in netto calo di consensi, perde la testa e decide di farla pagare a chiunque osi criticarlo; un direttore dipendente e tifoso del premier prende la palla al balzo e, per mezzo di discutibili documenti arrivati non si sa da dove, sputtana il collega di un giornale che nelle ultime settimane (dopo una sorta di fiducia incondizionata, sconfinata quasi nella “fede”) attacca il presidente del Consiglio; il collega si dimette, nonostante l’unanime sostegno del suo “editore”, peraltro non proprio ininfluente. Convinti? Noi no. I conti non tornano. A meno di non voler essere così ingenui da credere che Vaticano e Cei si facciano estromettere il direttore di un giornale, a loro rispettivamente amico e organo ufficiale, limitandosi a sdegnate dichiarazioni. E a meno di non voler essere così in bambola da pensare che Berlusconi abbia deciso di fare la guerra alla Chiesa, nel pieno di un vento non proprio favorevole che spira da Oltretevere e in un momento, peraltro, di debolezza politica.
Prima di snocciolare i nostri (molti) interrogativi è necessaria una premessa: sul piano politico, è sbagliato ritenere che le gerarchie vaticane diano e tolgano la fiducia a un governo affidandosi esclusivamente alle leggi che approva, valutando, promuovendo e bocciando. Da sempre la loro cultura è quella del contrattare, e del cercare, in genere riuscendoci, di ottenere il massimo in quel frangente. Tranne in un caso: quello del governo Prodi del 2006, cui l’insistenza sulle coppie di fatto non venne perdonata. Ma lì c’era un’alternativa ritenuta valida, per Cei e Vaticano: Berlusconi. Oggi chi sarebbe l’alternativa al Cavaliere? Il PD? Magari con Marino segretario, Veronesi ministro della Salute e Pannella alleato? Fini, con la sua pattuglia di laici? L’eterna promessa Casini, tanto eterna da non crederci più nemmeno lui? No. A oggi Berlusconi è l’unica alternativa. Dunque, trattare, ben sapendo che la controparte è debole, confusa e soprattutto debitrice. La domanda chiave della vicenda è questa: chi ha scritto e soprattutto diffuso la velina finita poi nelle mani di Feltri? Perché il punto centrale non è la questione delle molestie: chi se ne frega se Boffo ha chiamato o meno una donna per insultarla, oltretutto considerando che fino a dieci giorni fa il 70% degli italiani ignorava chi fosse costui? No, il centro è: il direttore di Avvenire, protagonista di retrograde battaglie sui temi civili, è gay. “Attenzionato dalla polizia”. Questa è la notizia. Sull’origine di quella “velina” si è detto di tutto, a partire da una task force che starebbe realizzando dossier su personaggi scomodi a Berlusconi. Embé? Il primo è su Boffo? E il risultato della task force sarebbe una lettera di 30 righe? Si è parlato di servizi segreti deviati, e l’osservazione è la stessa: si mettono a lavoro per trovare le contraddizioni nella vita di Boffo? Crediamo che siano ben altri i personaggi scomodi, per Berlusconi. E allora? E allora forse forse ha ragione Feltri: il documento viene da ambienti Vaticani (distribuito mesi fa, oltretutto, a diversi vescovi, e ben prima che Boffo criticasse il governo). Già in un altro articolo segnalammo l’indiscrezione di Dagospia, con un alto prelato che aveva dichiarato come il documento fosse una minuta destinata al Papa e alla Segreteria di Stato. Dunque, se la logica ha un senso (eccome se ce l’ha, quando si parla di potere), qualcuno in Vaticano voleva fare fuori Boffo, e la vicenda sarebbe riconducibile a lotte intestine fra correnti. Basti pensare all’articolo dedicato al tema da Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, che esplicitamente criticava la linea antigovernativa scelta da Avvenire. O, ancora, basta leggere un’illuminante intervista sul Sole 24 Ore di oggi allo storico della Chiesa Alberto Melloni, grande studioso non certo tacciabile di “complottismo.” Si dirà: e in tutto ciò Berlusconi? Per far fuori uno “scomodo”, ma non certo di primo piano, come Boffo si è inimicato mezza Chiesa e ha indispettito l’altra mezza? E siamo a quello che potrebbe essere l’errore di fondo delle letture date in questi giorni. Il vero vantaggio per Berlusconi, infatti, non starebbe nell’eliminazione di Boffo, ma nel favore fatto a una corrente ecclesiastica a lui più “amica”, magari contribuendo a spostare il peso dalla sua parte. In questo senso, dunque, la mossa non sarebbe uno scriteriato colpo di testa del direttore del suo giornale che divaricherebbe la frattura fra il Cavaliere e il Vaticano: sarebbe il primo e più importante atto di ricomposizione della frattura. Una strategia che passa (lo scriviamo da mesi, e non ci stancheremo di farlo fin quando questa vicenda terminerà), oltre che per ciò che accade nelle segrete stanze, per ciò che verrà approvato in Parlamento (testamento biologico, finanziamento alle scuole private) o dal governo (linee guida sulla pillola abortiva e, non dimentichiamocelo, sulla fecondazione assistita). Dunque, una vicenda che, giudicata come la sua pietra tombale, per Berlusconi potrebbe essere in realtà una manna. Fino a quando, ovviamente, Vaticano e Cei non avranno trovato un’alternativa più “controllabile” ma altrettanto solida fra gli elettori, che per ora non è all’orizzonte.
Resta un’ultima domanda: e in tutto ciò le opposizioni (riferendoci soprattutto al PD)? Potrebbero provare a proporsi come interlocutrici della Chiesa, cullandosi nell’enorme illusione del cattolicesimo adulto, presente di certo nell’elettorato di centrosinistra ma di fatto inesistente fra le gerarchie ecclesiastiche. Ricordiamo, en passant, che su Avvenire di Boffo scrivono personalità come Eugenia Roccella, Francesco D’Agostino o Carlo Casini, che, se accettiamo l’immagine di cattolici adulti, ben rappresentano invece i cattolici-embrioni. E ricordiamo che, dopo aver invitato il Vaticano a prendersi gli immigrati, il primo percorrere via della Conciliazione, oltretutto ben accolto, è stato Bossi. Si sa, Madre Chiesa accoglie tutti, ma il PD, prima di cercare il suo abbraccio, ci pensi: forse meritiamo un paese che almeno provi a essere migliore.

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