Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
C'era una volta un re
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Andrea Melodia*

C’era una volta, in un paese non molto lontano, un re che era molto amato dai suoi sudditi. Per lui era molto importante essere benvoluto, e tutte le settimane durante le udienze nella sala del trono annunciava ai presenti la crescita della sua popolarità. Cortigiani e gazzettieri di corte, che lo amavano caldamente perché era impossibile trovare un re più buono di lui, più attento alle loro esigenze e al loro benessere, facevano a gara nell’aiutarlo a incrementare la sua popolarità.

Ma il re non era contento. Temeva che ai confini del regno si ordissero trame per destituirlo, anche se per la verità nessuno potesse dire dell’esistenza di un delfino palese o nascosto. La grande maggioranza dei sudditi lo amava, certo, ma c’era chi ricordava alcune sue presunte scappatelle di gioventù, ai tempi in cui bisognava consolidare il tesoro di corte: episodi da dimenticare, ormai cancellati dagli annuari del regno. Altri osservavano con malanimo le feste che il re offriva alla corte nelle sue residenze, chiaramente invidiosi di non essere tra gli invitati. Ciò che più angustiava il re, fino a farlo davvero imbestialire, era che queste voci maligne venissero raccolte non solo da qualche gazzettiere tenuto lontano dalla corte, ma soprattutto dagli araldi dei paesi confinanti, i cui sovrani erano certamente gelosi del suo successo. Anche dalla casta dei sacerdoti si levavano, qualche volta, manifestazioni di dissenso verso di lui, nonostante l’attenzione che egli aveva dedicato alla loro soddisfazione.

Venne un tempo in cui queste mormorazioni sembravano ormai lambire le mura del palazzo reale. Il re era triste, anche alcuni amici sembrava volessero abbandonarlo. Chiamò i cortigiani e domandò loro consiglio. “Bisognerebbe impedire che si dicano malevolenze su di te”, gli risposero. Ma come impedirlo? “C’è un metodo che ha già funzionato”, ricordò uno. Si fa una legge che impedisca di riferire maldicenze su chicchessia. Sono certo che sarà bene accolta tra coloro che contano, anche fuori dalla corte. E il popolo sarà felice di non leggere cattiverie sulle gazzette”.

“Ma qualcuno potrebbe non essere contento” obbiettò il re, “forse si accorgerà che questa legge giova soprattutto a me e si farà degli scrupoli…”. “So io come fare per rendere palese a tutti gli indecisi che questa legge può essere utile anche a loro” disse uno dei presenti “e questo varrà di monito perché l’ordine e l’amore tornino a governare il regno. Lascia fare a me”. “Colpirne uno per educarne cento…” commentò un altro, che aveva esperienze politiche molteplici.

Per dimostrare che le malefatte dell’informazione possono danneggiare tutti e non solo il re, avvenne così che il capo di una gazzetta amica del re infangasse la vita del capo di una gazzetta dei sacerdoti, costringendolo a togliersi di mezzo. Ma questi si lamentò a gran voce, e i sacerdoti e i loro fedeli reagirono in modo inatteso, e molti gazzettieri del regno alzarono la testa preoccupati. Il re continuava a non capire perché non lo amassero: “Vi odio tutti!” sbottò ai gazzettieri che lo interrogavano. Alcuni suoi amici rimasero perplessi.

Ed è per questo, smentendo le previsioni dei cortigiani, che molti sacerdoti, gazzettieri e tanti altri non si lasciarono intimidire, e che le loro preoccupazioni crebbero.

Il resto di questa storia deve essere ancora scritto.

* presidente UCSI ( Unione cattolica stampa italiana)
 

Letto 1270 volte
Dalla rete di Articolo 21