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di Vannino Chiti
Aderisco con convinzione alla manifestazione per la libertà d'informazione, promossa dalla Federazione nazionale della stampa italiana.
Si tratta di un'iniziativa tanto più necessaria adesso che, alla difficile situazione generale nella quale è costretto a vivere il nostro sistema dell'informazione - si pensi solo alla limitata pluralità degli operatori, alla concentrazione della raccolta pubblicitaria e alla quota sproporzionata di questa che va alle televisioni a scapito degli altri media - si aggiungono i recenti attacchi al ruolo della stampa da parte del Presidente del Consiglio, con le querele a Repubblica e all'Unità. Sono iniziative che rappresentano un'idea dell'informazione come platea plaudente e acritica, contraddicendo quel pilastro fondamentale della democrazia che è la libertà di stampa e di espressione.
Ma la stampa non può neanche essere un'arma per l'aggressione personale - ben oltre lo scontro polemico - come avvenuto con l'ex direttore dell'Avvenire.
A questo si aggiunge la vicenda della Rai, dalla subordinazione delle sue politiche industriali ad interessi aziendali esterni fino alla questione delle nomine alla Terza rete, al Tg3 e alla Testata giornalistica regionale. Chi fa bene deve essere valorizzato, bisogna affermare con forza una volta per tutte il principio che chi è stato capace, ha salvaguardato ruolo del servizio pubblico, qualità del prodotto e ascolti, debba essere riconfermato nel suo incarico, qualunque sia la sua area politica e culturale di riferimento.
L'Italia non può permettersi di arretrare neanche di un millimetro dai principi della libertà di stampa e di espressione che sono a fondamento dell'Unione Europea e dei più avanzati paesi democratici. Il prezzo per ogni italiano sarebbe altissimo: la limitazione e l'impoverimento della nostra libertà. Ma senza pienezza della libertà i popoli non hanno un futuro di sviluppo e progresso.
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