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di Ugo Dinello
Una bella ragazza con gli occhi scuri e il volto e il corpo rapito dietro un burqa nero per le vie di Azzano Decimo, provincia di Pordenone. Un giro sotto gli sguardi divertiti della gente che aveva già capito come quella ragazza non poteva essere un'islamica, ma si trattava di uno scherzo.
Perché Azzano Decimo, provincia di Pordenone, è stato il primo Comune a immaginarsi una ordinanza anti-burqa, senza averne mai visto uno prima. Perché evidentemente la capacità d'immaginazione da queste parti è grande. Nessuno immaginava invece i problemi d'integrazione di di El Katawi Dafani, l'aiuto cuoco di 45 anni che ha ucciso la figlia Sanaa a coltellate perché lo aveva disonorato andando a convivere.
Così le vecchiette hanno guardato l'inviata del "Gazzettino" di Venezia che gironzolava per il paese con tanto di fotografo dietro, in piazza, davanti al municipio, sotto lo studio del sindaco e davanti al comando dei vigili urbani, che forse sono stati gli unici a non immaginare nulla se uno è uscito, ha fermato la giornalista in burqa e l'ha portata al comando per identificarla.
Poi a ordinare di multarla ci ha pensato lo stesso sindaco Enzo Bortolotti, l'uomo che nella sua mente ha immaginato di arginare l'islam con l'ordinanza anti burqa senza però, evidentemente, fare molto per favorire l'integrazione, se un omicidio come quello di Azzano è potuto avvenire nonostante le richieste di aiuto del fidanzato della vittima, Massimo De Biasio. Povero Bortolotti: quando ancora non sapeva che sotto il velo nero c'era una giornalista arrivata apposta da Venezia, credendo di essere riuscito finalmente ad acchiappare l'unico burqa del nord est, immaginando di poter finalmente avere per le mani i Tartari che avevano attraversato il deserto, ha radunato i cronisti e, con sommo sprezzo del ridicolo, ha tuonato: "Basta con tutto questo buonismo, questi islamici paghino la multa e imparino a stare qui".
Oggi l'amara sorpresa a nove colonne sul giornale: l'italianissima giornalista che si è fatta beffe di lui.
E la storia si fermerebbe penosamente qui se quella stessa sera del burqa in Consiglio il sindaco (eletto con la "Lista Bortolotti-Lega Nord Padania) non avesse lasciato "libertà di voto" ai componenti della Lega su un'altra questione importante, molto più importante dell'unico burqa che si sia mai visto ad Azzano, non a caso im-portato da una italianissima giornalista: l'intitolazione di un giardino alla memoria di Sanaa, un gesto d'integrazione proposto da Alleanza nazionale.
E, guarda caso, i consiglieri di maggioranza hanno votato contro. Niente giardino dedicato a Sanaa. Non importa ora chiedere al sindaco Bortolotti come mai lui, che è anche segretario provinciale della Lega, abbia lasciato libertà su una proposta del genere. Il messaggio che deriva da tante tristezze è uno solo: fortuna che c'è il burqa. Vi immaginereste i leghisti senza un burqa da agitare?
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