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Articolo 21 - Editoriali
Isf: Filippine, macelleria per i giornalisti
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di redazione*

“L’assassinio di diciassette giornalisti nel massacro compiuto a Mindanao dalle bande armate del governatore locale che ha fatto contare finora 46 cadaveri, non rappresenta solo il più grande massacro di giornalisti mai avvenuto nella storia, conferma le Filippine come uno dei Paesi più sanguinari del mondo per chi esercita questa professione “. La denuncia viene dall’Esecutivo di Information Safety and Freedom, l’associazione per la libertà di stampa nel mondo, che ha emesso una nota ufficiale.
“Fino ad oggi erano già 41 i giornalisti uccisi nelle Filippine solo a partire dal 2004 -  prosegue la nota di ISF -. Il massacro di Mindanao fa balzare il conteggio a 58, collocando così il Paese al vertice della classifica della pericolosità per i reporter. Queste cifre rappresentano un pesante capo di accusa nei confronti del Presidente Gloria Arroyo che gestisce ormai un sistema solo formalmente democratico, ma in realtà in balia di bande armate legate ai notabili locali che agiscono in regime di totale impunità e con gravi compromissioni del governo “.
“Qui regna una cultura dell’impunità", dichiara il presidente dell’Associazione Nazionale dei Giornalisti Filippini  Benny Antiporda. E infatti nessuno degli omicidi di colleghi avvenuto in questi anni ha mai visto condannati gli esecutori – commenta ancora l’Esecutivo di ISF-. Dal momento dell’arrivo al potere di Gloria Arroyo le organizzazione umanitarie hanno contato circa ottocento delitti politici rimasti tutti impuniti. L’Associazione dei Giornalisti denuncia che le aggressioni nei confronti dei reporter sono sempre più violente e sfrontate e che ai delitti seguono minacce di morte nelle redazioni colpite “.
“Alla vigilia delle prossime elezioni – conclude la nota di ISF – si è voluto dare un sanguinario avvertimento intimidatorio alla stampa filippina. Forse la comunità internazionale dovrebbe togliere questo Paese dal capitolo delle democrazie asiatiche e collocarlo nell’elenco dei regimi più sanguinari del continente, dove merita ( dati alla mano ) uno dei posti di testa “.

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