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di Alessandro Guarasci*
"Il problema dell’immigrazione in Calabria va inquadrato nel grande problema della liberazione dall’oppressione mafiosa. Da una parte c’è infatti la ‘ndrangheta, che cerca di sopraffare questi cittadini, sfruttandoli al massimo, costringendoli ad abitare in quei luoghi, sottopagandoli e sottoponendoli a minacce, dicendo loro “chiamiamo i Carabinieri”, sapendo che la gran parte di loro sono clandestini; c’è poi l’altra faccia della Calabria, quella della gente buona, che fa a gara per creare una rete di solidarietà attorno a loro."
Questo vuol dire che però c’è un’assenza delle istituzioni? D’altronde il Comune è stato sciolto anche per infiltrazioni mafiose…
C’è l’assenza totale del Governo centrale, della Regione e delle Amministrazioni locali, prendono la scusa che sono clandestini e che non esistono per legge, ma lì ci sono tremila persone, che esistono!
Penso che molti di loro lavorino nelle colture stagionali, allora a questo punto quale soluzione si può approntare, secondo lei, anche nell’immediato?
Già dall’anno scorso esisteva questo problema. La Regione avrebbe potuto fare certamente una legge sull’accoglienza per gli stagionali. Io credo che il problema vada risolto intanto in termini di giustizia e soprattutto con l’impegno delle Amministrazioni locali per fare in modo che questi immigrati non vivano in condizione di sfruttamento da parte della delinquenza organizzata. Credo che anche il gesto di ieri non sia il gesto di ragazzini scalmanati, che sono andati a sparare due colpi di carabina, ma credo che sia certamente inserito in una logica di qualche azione punitiva, una dimostrazione dell’ndrangheta che vuole dire “io esisto, io faccio quello che voglio e voi dovete sottostare a me!”.
*Da Radio Vaticana 8/1/2010
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