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Articolo 21 - CULTURA
Beni culturali, a Resca un palazzetto d'oro
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di Vittorio Emiliani*

Beni culturali, a Resca un palazzetto d'oro

Il glorioso Istituto Centrale per il Restauro, noto in tutto il pianeta come scuola di eccellenza, fondato da Giulio Carlo Argan e da Cesare Brandi nel 1939 e diretto a lungo dal secondo, è stato sfrattato dalla storica sede di Palazzo Cesarini-Borgia di proprietà dei frati minimi di San Francesco di Paola detti “Paolotti”. Per l’ISCR il Ministero per i Beni culturali pagava 120.000 euro di affitto, ma, dopo i tagli feroci inferti da Tremonti e supinamente subiti da Bondi, sostiene di non avere i 250.000 euro chiesti dai frati per un nuovo contratto di locazione. Tuttavia lo stesso Ministero continua a trovare una cifra quasi doppia, cioè 400.000 euro, per pagare l’affitto del palazzetto in via dell’Umiltà, n. 32/33, dove stanno insediandosi uno dopo l’altro i consulenti del supermanager alla valorizzazione Mario Resca, e cioè: l’ex titolare del Mi.BAC stesso, Giuliano Urbani, Paolo Peluffo, già al Quirinale con Ciampi, da ultimo l’ex soprintendente al Polo Museale romano, Claudio Strinati. Il palazzetto, proprietà (a quanto si dice da sempre) di una immobiliare collegata alla famiglia Berlusconi, è stata la prima sede di Forza Italia. Che poi, trovandola angusta, ha traslocato due numeri più in là. A quel punto il ministro Urbani lo prese in affitto per il Servizio dei beni librari e per quello di Controllo del Ministero.
Da poco però il primo è stato, di corsa, mandato altrove per far posto alla squadra di consulenti del poliedrico Resca il quale continua a sedere nel CdA della Mondadori SpA (Fininvest) controllante al 100 % di Electa, società di servizi museali, e in altri CdA (Finbieticola, ecc.). Imperturbabile di fronte alla pioggia di interrogazioni (Giulietti, De Biasi, Ghizzoni alla Camera, Adamo, Vita e altri al Senato) sulle sue palesi incompatibilità, sui suoi solari conflitti di interesse. Alla Reggia di Caserta faticano a pagare persino i tagliaerba per il parco reale. Per via dell’Umiltà 400.000 euro d’affitto non pesano a nessuno. Viene da chiedersi: non c’era spazio al Collegio Romano, ai piani alti, per lo staff specialissimo (un ex ministro, mai visto) di Resca? Sì che c’è, ma si sarebbe fatto un torto a Berlusconi lasciando via dell’Umiltà.
Tuttavia non si sa ancora chi pagherà quei 400.000 euro visto che il Ministero non ne ha trovati 250.000 per Palazzo Cesarini-Borgia. Il segretario generale Giuseppe Proietti, ormai in uscita per diventare, oplà, anziché pensionato, nuovo (o restaurato) soprintendente archeologico di Roma con contratto privatistico, in una nota ufficiale ha fatto sapere ai “paolotti” quanto segue: “Non ci possiamo permettere di pagare canoni di mercato”. E i 400.000 euro pagati alla nota immobiliare per via dell’Umiltà allora? E’ più importante lo staff di consulenti del supermanager Mario Resca o l’Istituto Centrale del Restauro noto in tutto il mondo per la qualità e la severità dei suoi corsi e studi?
Improbabile che quell’affitto lo paghi il Servizio Beni librari. Quest’ultimo infatti è stato spedito in tutta fretta alla Lungara, nella palazzina dell’auditorium dei Lincei, assieme al Centro per il libro. Che Sandro Bondi ha presentato come una gran novità, ma che in realtà esisteva fin dal 2007. Cambiata la forma giuridica, sono ora entrati i privati, e subito è stato chiamato a presiederlo (tanto per non sbagliare) un altro uomo-Mondadori/Fininvest, dopo il consigliere Resca: quel Gian Arturo Ferrari all’epoca ancora direttore della divisione libri Mondadori e oggi in pensione. Lo stesso che, eroicamente, ha subito rafficato sui giornali “il comunista” Giulio Einaudi morto dieci anni fa. Tuttavia fino alla scorsa settimana non risultava alcun decreto di nomina di Ferrari. Né si sa su quale capitolo di bilancio siano iscritte le spese del Centro medesimo.
Lo si dovrebbe chiedere al Collegio Romano. Ma al Mi.BAC sono diventati molto irritabili, si mostrano palesemente stufi di rispondere alle interrogazioni parlamentari. Sul superdirettore Resca, ora anche commissario a Brera, e sul suo mega-emolumento finale, hanno così replicato, il 18 scorso, alle ostinate domande delle deputate del Pd, De Biasi e Ghizzoni: “in via preliminare”…leggetevi i comunicati già apparsi sui giornali…Come dire, non rompeteci le scatole. La Camera incasserà lo sgarbo senza battere ciglio? Sarebbe grave. Le due deputate chiedevano anche di sapere di quali “soggetti attuatori”, di quali consulenti si avvarrà Mario Resca, con “ulteriori oneri per le casse dello Stato”. Su tutto ciò il Mi.BAC ha opposto il più completo silenzio. A Milano poi circolano voci maliziose. Si sussurra infatti che il Resca avesse intenzione di contattare fra i primi possibili “attuatori” del suo programma (peraltro ignoto ai più) per la Grande Brera quel Mauro Della Giovampaola messo rattamente al gabbio dalla magistratura fiorentina. Come è noto, Mario Resca disporrà, quale commissario (abilitato a derogare decine di norme), di 50 milioni di euro. Il segretario della Uil Beni culturali, Gianfranco Cerasoli, gli ha conteggiato, su quella base, un emolumento pari al 5 %, quindi 2,5 milioni di euro. Mai smentiti.
Giorni fa in una intervista il supermanager venuto da McDonald’s e dal Casinò di Campione a miracol mostrare nei musei italiani ha rilasciato una lunga intervista nella quale si è autoelogiato per le prime formidabili pubblicità partorite dal suo genio. Le avrete viste tutti: “Se non lo visitate, ve lo portiamo via”. Fate mente locale. Esse riguardavano: 1) il Colosseo, cioè il più visitato di tutti i monumenti e che già incassa un terzo degli introiti di tutti i musei e monumenti italiani; 2) il Davide di Michelangelo che è da anni la “star” dell’Accademia di Firenze e che quindi non abbisogna di altre “promozioni”; 3) il Cenacolo di Leonardo dagli ingressi severamente contingentati per ragioni di conservazione e dove, quindi, è abbastanza inutile mandare altri visitatori (che magari a Milano sono più utili, che so, al Museo del Castello Sforzesco o alla Pinacoteca Ambrosiana dove non mancano i capolavori)…Un genio della comunicazione, non c’è che dire.

*tratto da L'Unità

 


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