di redazione
"Questa mattina ci siamo risvegliati in una dittatura, degna della Birmania. Uno scempio inaccettabile, quello della cancellazione dei programmi tv con contenuto politico. Mi viene da chiedere ai soloni che si sono inventati questa robaccia di spiegare cosa sia esattamente configurabile come “contenuto politico”. E perché allora non si sospende ogni forma di comunicazione che possa raggiungere, a qualunque titolo e con qualunque mezzo, il cittadino elettore? Perché non oscurare completamente il segnale tv , i siti internet, i blog, le radio, impedire la diffusione dei quotidiani, bloccare i film in programmazione nelle sale cinematografiche…?” Ironizza il parlamentare del Pdl.
“Se con questa muscolare applicazione della par condicio abbiamo deciso considerare il cittadino italiano alla stregua di un cretino il cui giudizio può essere turbato o falsato dai media, e che non riesce a distinguere tra realtà e fiction, perché non insultarli ulteriormente impedendogli di uscire di casa per tutto il periodo pre elettorale? E perché soltanto un mese prima del voto e non piuttosto sei mesi? C’è per caso uno studio accreditato che accerta che l’opinione dell’elettore si forma in trenta giorni?”Aggiunge il deputato.
“Sono solidale con i giornalisti imbavagliati che, da quello che leggo, intendono protestare ed oggi, in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni, interverrò duramente su questa vergognosa vicenda della sospensione dei programmi di approfondimento televisivo. E’ come se non si riuscisse, in questo Paese, ad arrivare a soluzioni ragionevoli sui problemi e quindi si sceglie di cercarne di irragionevoli per problemi inesistenti”. Spiega meglio il vice presidente della Commissione Trasporti e Comunicazione -”.
“Chiederò che questa delibera sia bloccata e che gli italiani non siano insultati in questo modo. Specialmente quelli che pagano il canone e non possono esprimersi su una tale, gravissima, dittatoriale decisione che rischia di dare il colpo di grazia alla libertà d’espressione. Di una dittatura del genere io mi vergogno, da cittadino fruitore e da rappresentante delle istituzioni." Conclude Barbareschi.