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di Roberto Natale*
Se il Presidente del Consiglio vuole ricominciare lo scontro sulle intercettazioni, sappia che siamo pronti. Evidentemente non ha meditato sulle parole di saggezza con le quali il Presidente della Repubblica Napolitano aveva commentato poche settimane fa l’iter parlamentare del provvedimento. Berlusconi ritiene invece di dover riprendere a “lottare per l’inviolabilità delle conversazioni”. Ma contro questo uso falso e strumentale della privacy si è formato e consolidato uno schieramento largo nell’opinione pubblica che senza difficoltà tornerà a far sentire la sua voce, se necessario: i giornalisti insieme ai tantissimi cittadini che non vogliono farsi sequestrare il diritto di sapere, in un Paese in cui l’informazione è già segnata e avvelenata da una allarmante concentrazione di potere e da troppi conflitti di interesse. Berlusconi è a capo di un governo che sta affossando, con i tagli di Tremonti, decine e decine di giornali del no profit, cooperative, di idee, di partito, dell’associazionismo, piccole emittenti radio e tv; mentre a causa della manovra sulle tariffe postali i settimanali diocesani, le voci del terzo settore e del territorio hanno talvolta dovuto sospendere le uscite. E dopo questi interventi devastanti, il Presidente del Consiglio non trova di meglio da fare che rimettere in cantiere la legge contro il diritto di cronaca. Non è accettabile. E non sarà accettato da una parte rilevante della società italiana: se Berlusconi lo vuole, spingeremo di nuovo il ddl sul binario morto.
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