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Articolo 21 - Editoriali
Storia dei lodi e storia dei no
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di Giorgio Santelli

E' il 28 ottobre del 1993. Di fronte alla crisi politica seguita a tangentopoli, è forte la pressione popolare nei confronti del Parlamento. Basta all' immunità.

Il Parlamento accetta e modifica l'articolo 68 della Costituzione, abolendo l'immunità. Si rompe un equilibrio tra potere giudiziario e politica innescando la possibilità che iniziative giudiziarie possano essere utilizzate come arma contro avversari politici.

Da quella data e dall'evoluzione della politica italiana, nascono i conflitti tra magistratura e politica.

Il primo tentativo di porre le più alte cariche dello Stato al riparo di iniziative giudiziarie durante il loro mandato risale al settembre del 2002. Porta la firma di Antonio Maccanico.

Uno sforzo bipartisan, allo scopo di evitare che durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio europeo potesse essere lesa l'immagine dell'Italia con la condanna del suo premier in un processo. Tuttavia, quando nel 2003 il Lodo Maccanico fu fatto proprio dalla maggioranza di governo, il termine semestrale alla durata dello "scudo" per le alte cariche dello Stato cadde e l'opposizione ritirò il suo appoggio.

Il Lodo Maccanico divenne così Lodo Schifani il 22 giugno 2003.

"Non possono essere sottoposti a processi penali, per qualsiasi reato anche riguardante fatti antecedenti l'assunzione della carica o della funzione fino alla cessazione delle medesime, il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato, il Presidente della Camera dei Deputati, il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Presidente della Corte Costituzionale".

Il 20 gennaio 2004 la Corte costituzionale boccia questa versione del Lodo, dichiarando illegittimo l'articolo 1, perché in violazione degli articoli della Costituzione

Il 26 giugno 2008 il ministro della Giustizia del governo Berlusconi, Alfano, presenta al Consiglio dei ministri un nuovo disegno di legge superando i motivi di incostituzionalità.

Il 25 luglio 2008 il Lodo Alfano diventa legge. Le cariche coinvolte sono solo quattro (viene escluso il presidente della Consulta) e nella nuova versione possono rinunciare alla protezione in ogni momento. La sospensione opera per la sola durata della carica o funzione e non è reiterabile, salvo il caso di nuova nomina nel corso della stessa legislature.

Il 26 settembre del 2008 il pubblico ministero nel processo Mills solleva però il dubbio di costituzionalità sul nuovo Lodo e il 4 ottobre i giudici di Milano approvano il suo ricorso e presentano alla Consulta la richiesta di pronunciamento sulla legittimità della legge.
Il 7 ottobre 2009, la Corte costituzionale definisce incostituzionale anche il Lodo Alfano.

Di fronte alla bocciatura la Camera dei deputati approva il disegno di legge il 3 febbraio 2010 sul legittimo impedimento, con il voto a favore di Pdl, Lega, astensione dell'Udc e voto contrario di Pd e Idv.
La legge prevede che il presidente del Consiglio possa invocare il legittimo impedimento a comparire in un'udienza penale, qualora imputato, in caso di concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste per leggi nonché di ogni attività, comunque, coessenziale alle funzioni di Governo. Stessa protezione per i ministri.

In caso di incostituzionalità è pronto già il lodo Alfano Costituzionale.
La commissione Affari Costituzionali del Senato ha già licenziato il testo presentato da Carlo Vizzini, che attraverso una modifica della Costituzione reintrodurrebbe le immunità previste dal lodo Alfano.
Stavolta prevede lo scudo, tramite modifica della Costituzione, per i soli presidenti della Repubblica e del Consiglio.

Il disegno di legge costituzionale dovrebbe però essere approvato dai due terzi della Camera e del Senato per essere promulgato subito, oppure si dovrà attendere il referendum confermativo. Inoltre si scontra con alcuni dei rilievi fatti dalla Corte Costituzionale. In tempi di maggioranze "magre" dunque la situazione si complica.

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