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Articolo 21 - Editoriali
E il Pdl vuole il risarcimento per "ingiusta intercettazione"
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di redazione

Gli scandali del Presidente del consiglio continuano a tener banco e rispunta puntuale la mannaia sulle intercettazioni, con una proposta sottoscritta da 30 deputati del Pdl, primo firmatario Luigi Vitali, la riporta così l'Adnkronos:

Pdl: risarcimento per ''ingiusta intercettazione'' e sanzioni ai pm

Chi è stato "ingiustamente" intercettato ha diritto ad un'"equa riparazione", ossia un risarcimento che può arrivare a 100mila euro. E' la proposta sottoscritta da 30 deputati del Pdl, di cui primo firmatario è Luigi Vitali, già sottosegretario alla Giustizia. La proposta prevede inoltre che il Guardasigilli e il Procuratore generale presso la Cassazione valutino la sussistenza di profili disciplinari nei confronti del pm e del gip "che hanno richiesto, autorizzato ed eventualmente prorogato l'ingiusta intercettazione".
Le intercettazioni, sottolinea Vitali, "sono sicuramente uno strumento indispensabile non solo per la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo ma anche per l'accertamento di responsabilità penali relative a reati particolarmente odiosi e di grande allarme sociale. E' innegabile, però, che soprattutto negli ultimi anni vi sia stato un abuso di tale strumento che, da un lato, è enormemente costato alle casse dello Stato e, dall'altro, è stato largamente invasivo del diritto costituzionale alla riservatezza nei confronti di numerosissimi cittadini che sono usciti dalle rispettive vicende dopo essere passati nel 'tritacarne' mediatico e giudiziario".


Da qui, la necessità di intervenire per legge, insiste l'esponente del centrodestra, che chiederà la calendarizzazione della proposta in commissione Giustizia di Montecitorio.


La proposta mira ad inserire nel codice penale un nuovo articolo, il 315 bis, che punisce l'"ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche o di conversazioni". Ma chi va risarcito? Chi è stato assolto, si legge nella proposta Vitali, con sentenza irrevocabile perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato da un'imputazione formulata nell'ambito di un procedimento penale nel quale è stato destinatario di intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni.


L'"equa riparazione" spetta anche a coloro nei cui confronti sia stato pronunciato un decreto o un'ordinanza di archiviazione, o una sentenza di non luogo a procedere; e spetta anche ai terzi, estranei alle indagini, che siano stati intercettati occasionalmente. In quest'ultimo caso, il diritto alla riparazione compete soltanto se le intercettazioni sono state divulgate, "in quanto il pubblico ministero non abbia disposto il loro immediato oscuramento all'atto della ricezione delle relative trascrizioni". In ogni caso, anche a prescindere dall'oscuramento, la pubblicazione sulla stampa delle intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni "deve essere valutata ai fini della quantificazione e dà diritto alla riparazione per l'ingiusta intercettazione anche in favore dei terzi, estranei alle indagini, che siano stati occasionalmente intercettati".


Secondo la proposta, l'entità della riparazione non può comunque superare i 100mila euro. L'ingiusta intercettazione di conversazioni tra il difensore e il proprio assistito, infine, "deve essere ulteriormente valutata ai fini dell'entità della riparazione stessa".

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