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Articolo 21 - Editoriali
Il bunga bunga di Minzolini
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di Alessandra Mancuso

“Fenomenologia di un processo mediatico” è l’incipit del servizio – rubrica Media – al Tg1 delle 13.30 del 28 gennaio.  Sotto accusa Annozero per  l’intervista alla Macrì, della scorsa settimana: “La Macrì diventa teste chiave dell’accusa”. “Ieri Annozero intervista nuovamente la Macrì. Una testimone definita irrilevante dai giudici non lo è più per Santoro. Sentiti anche il marito e la madre della Macrì.  Ma tutto ciò interessa solo l’aula di Annozero (notare “aula” e non “studio” ) e il suo pubblico santoriano” (ovvero oltre sette milioni di spettatori con punte di otto) “e infatti non la riprende nessun giornale se non Travaglio sul Fatto quotidiano” (immagine del Fatto). Così, tutto d’un fiato.
Fenomenologia di un processo mediatico. Appunto. Il pezzo è da manuale, ormai, di cos’è l’informazione ai tempi di Minzolini. Tema e svolgimento. Portare lo spettatore sulla tesi da dimostrare. Faziosamente. Ovvero che quello contro Berlusconi è un processo mediatico ordito dai soliti cattivi. Senza opinioni contrarie, senza diritto di replica. Oro colato.  Dopo gli editoriali del direttore -  l’ultimo dei quali, è bene ricordarlo,  ha spinto in quel minuto di tg 400 mila utenti a spegnere o cambiare canale (bel risultato davvero) -   ecco la Rubrica “Media”. Un Tg1 ridotto al ruolo di megafono e manganello, che ha perso centinaia di migliaia di spettatori, che è venuto meno al suo ruolo di garanzia. Un Tg1 che fa processi sommari a chiunque serva o si metta di traverso. Sia esso Fini, Lombardo o la procura di Milano, fino al povero Ciampi. Un servitore dello Stato che un giorno sì e l’altro pure è messo alla gogna dal Tg1 in quella che omai è diventata la famigerata Rubrica 41bis. Decine di pezzi da ottobre ad oggi.
 “Oltre ogni decoro -  scrive Ffwebmagazine – in una sorte di bunga bunga televisivo che è forse ancora piu’ triste e pericoloso di quello di Villa San Martino”.
Fenomenologia di un processo mediatico, appunto. Solo che sul banco degli imputati ci sono Annozero, L’Unità, Repubblica, Il Fatto, Concita de Gregorio, Santoro, Travaglio. Il “pubblico santoriano”. Tutti a processo. E cos’è, un insulto, essere pubblico santoriano?  E i processanti? Minzolini certo, e la sua squadra, e poi tutta la batteria delle trombe di Arcore.  Masi. Inaudito  dissociarsi da una trasmissione di servizio pubblico dell’ azienda che  dirige, di fronte agli utenti. Un azionista normale lo licenzierebbe su due piedi. 1731 giornalisti Rai gli hanno detto “vattene”. E migliaia di dipendenti Rai con lo sciopero generale e decine di migliaia di cittadini di Articolo21 e Valigia blu, il popolo di facebook…. Va fermato. A costo di pensare una mobilitazione generale dei lavoratori Rai con le forme più inedite.
La misura è colma anche per il Tg1. Un manganello che sceglie i suoi bersagli sera per sera. Omette e nasconde. Le trombe di Arcore dicano che il povero (emolumenti e benefit a parte) Minzolini, l’innovatore,  è “processato”, che gli stalinisti lo vogliono “zittire” e “imbavagliare”. Urlino pure.
Non potranno cancellare ciò che è evidente: quello che era il Tg1 non c’è più. Un direttorino che si rapporta solo con Arcore  ha piegato un marchio prestigioso a strumento di propaganda.  Mortifica la professione. Tradisce gli obblighi che ha sottoscritto con il servizio pubblico. E il Codice Etico dell’azienda. Un amministratore normale lo licenzierebbe su due piedi. 
I telespettatori, in gran numero, lo hanno già licenziato smettendo di guardare il Tg1.
Il Tg1 va restituito alla sua missione. Si merita un direttore che sappia ricostruire il rapporto di fiducia con i telespettatori. Un Tg1 che torni a essere racconto onesto della realtà. Ci basta che prenda esempio dal Giornale Radio e dal Tg2. Non chiediamo di più: solo onestà e rispetto. Rispetto, soprattutto.

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