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Articolo 21 - Editoriali
Di Scajola che vuol essere condonato, la ‘ndrangheta e le denunce inascoltate...
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di Valter Vecellio

Ma come si fa a non capirlo, il povero Claudio Scajola, che urla, strepita, minaccia secessioni e costituzioni di gruppi autonomi con parlamentari a lui fedeli e sodali alla sua causa? Ma certo che merita di essere reintegrato nel governo dei “capaci di tutto”. Ha pagato, si è redento; ora, come per il figliol prodigo che torna sui suoi passi, si uccida in suo onore il vitello grasso, e lo si festeggi come merita e conviene… Ha ragione chi lo difende. In fin dei conti è una bazzecola, quella che gli è caduta tra capo e collo. Pensate: se una maggioranza parlamentare di trecento e passa deputati, senza batter ciglio, accetta per buona, difende e fa sua la tesi che il presidente del Consiglio, anima buona e – come lui si è definito ieri -  “coraggioso e temerario, forse un po’ eroico e matto”, fa telefonare alla Questura milanese per perorare la causa di una ragazza minorenne che forse si prostituisce ed è stata fermata per furto, e tutto questo lo fa per scongiurare una crisi diplomatica con l’Egitto…se tutto questo è preso per buono, creduto, avallato, dopo ampia discussione parlamentare; e a nessuno di quelli che pappagallescamente ripetevano questa scempiaggine è venuto non dico da ridere, ma almeno da sorridere; se nessuno si è vergognato, è arrossito, allora davvero si può tutto, e tutto si farà. Un fatto come questo, in tutto il resto del mondo che non sia lo Zimbabwe di Mugabe, la Libia di Gheddafi o le repubblichette ex sovietiche tanto amate da Berlusconi, avrebbe comportato l’immediata cacciata con infamia di chi ne era protagonista; se un fatto come questo, e tanti altri, si condonano e perdonano, allora non si vuole perdonare e condonare il povero Scajola?
   In fondo, di cos’è mai colpevole? Sì, una volta gli è scappato di bocca che il povero Marco Biagi, ammazzato come un cane dalle Brigate Rosse, era un gran rompicoglioni, perché sentendosi la morte alitargli addosso, cercava di evitare quel destino chiedendo di essere protetto. E’ vero: poi si è trovato un appartamento vista Colosseo pagato la metà, e l’altra parte a sua insaputa da altri, nessuno ha mai capito perché l’avrebbe fatto. Lui, anima candida, non si era accorto di nulla, nulla sapeva; anzi, quando l’ha saputo si è incazzato parecchio, e ha subito promesso che quella casa l’avrebbe messa in vendita, e la differenza della cifra spesa, devoluta in beneficenza. A proposito: quell’appartamento è stato venduto? A chi? Per quanto? A quale istituto di beneficenza è stata devoluta la differenza? Sono solo quattro domande in luogo delle canoniche dieci, ma Scajola non è mica Berlusconi…
   Ad ogni modo, Scajola ha pagato: nessuno lo ha indagato di nulla, lui si è dimesso da ministro; si è rinchiuso nella sua Imperia, e metodico di quel metodo che tutti gli riconoscono, si è rimboccato le maniche per ricominciare la scalata: o mi restituite il ministero, oppure voglio le chiavi del partito, ha detto in sostanza a Berlusconi; quello per ora gli ha risposto picche. E quello che non ha detto lui, l’ha detto Marcello Dell’Utri. E, quando si dice la coincidenza, un mezzo ciclone si è abbattuto sul comune di Bordighera, che fa parte del suo feudo elettorale: sciolto per infiltrazioni mafiose. Marco Neirotti su “La Stampa” raccoglie la reazione di Scajola: “Nessuno deve strumentalizzare questa questione. Questa provincia non è in mano alla criminalità organizzata. Se ci sono, come ci sono, fenomeni allarmanti di criminalità, tutti dobbiamo agire perché non si radichino in questa operosa terra”.
   Chissà se Scajola lo legge “Il Secolo XIX”. Sono mesi che martella con il rischio di infiltrazioni mafiose, che descrive come la mafia e la ‘ndrangheta si sono radicate in Liguria e operano, fanno affari; chieda, Scajola, al ministro dell’Interno Maroni quanti attentati riconducibili a intimidazioni mafiose si sono verificati nel 2010 nella sua Liguria. A quanto par di capire, come non si è accorto che qualcuno gli ha pagato metà della casa romana, non si è neppure accorto che la criminalità organizzata opera e prospera, e non solo a Bordighera. Non rendersi conto, non capire, non è reato certo. Ma uno che non vede, non sente, davvero non può far altro nella vita se non il ministro, sia pure del Governo dei “capaci di tutto”?
   L’infiltrazione della criminalità organizzata non è affare della sola Liguria. Un giornale che certo non è “giustizialista”, la “Gazzetta del Sud”, il 12 marzo, nel dare la notizia dell’operazione “Reggio Sud” con decine di malavitosi arrestati, titolava a tutta pagina: “Torna l’inquietante filo Reggio-Milano. I Ficara-Latella puntavano alle opere dell’Expo”. Ed ecco cosa dice il procuratore Giuseppe Pignatone: “Quest’indagine ha testimoniato ancora una volta che esiste un filo che unisce Reggio con Milano e che le cosche della ‘ndrangheta non sono delle monadi isolate ma lavorano in uno spirito assolutamente unitario”. Per non parlare dell’inchiesta dell’altro giorno, che ha portato in carcere 35 affiliati alla ‘ndrangheta. Un’inchiesta, ha detto Ilda Boccassini, che prova, ancora una volta, i contatti e le complicità tra mafiosi e politici locali.
   Ma ve lo ricordate lo scandalo e il finimondo che si scatenò per la puntata di “Vieni via con me” di Roberto Saviano dedicata alla ‘ndrangheta al Nord? Quella dove si parlava delle infiltrazioni della mafia calabrese nel Nord, dei traffici passati e di quelli futuri: “…I clan al Nord avevano già in mente di prendersi qualche buon appalto per l’Expo...”. Si gridò alla lesa maestà, il ministro Maroni per primo. Bene: rileggetelo quel capitolo, ora che è stato stampato ed è diventato libro (“Vieni via con me”); gli si vuole chiedere scusa a Saviano? E leggiamolo il suo libro magari assieme a “La giustizia è una cosa seria”, di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. Gratteri è uno dei magistrati più esposti nella lotta alla ‘ndrangheta; il quarto capitolo, in particolare: “Da Rosarno a Milano”. Magari non si tratta di questioni “epocali”. Però ci riguardano direttamente, eccome. Per non essere smemorati come l’ex ministro Scajola che non sa, non vede, non sente…   
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