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Articolo 21 - Editoriali
Il nostro tempo è adesso. Studenti in piazza il 9 aprile liberi dalla precarietà
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di redazione*

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Il nostro tempo è adesso non è uno slogan, sono parole pregne della nostra rabbia, gonfie della voglia di riscatto di una intera generazione.

Il nostro Paese riversa sulla nostra pelle i costi più cari di questa crisi ormai cronica. Questa reazione a catena pesa su un’intera generazione di soggetti estraniati dal proprio futuro, dai propri sogni, dalle proprie ambizioni, dalla necessità di contare e di poter scegliere.
Siamo studentesse e studenti ingabbiati in un vero e proprio dramma esistenziale, giovani che hanno provato a convincere che la precarietà fosse lo strumento di rilancio dell’occupazione, portandoci ad essere perennemente sfruttati e sottopagati.

Gli studenti non aspettano. Non delegheremo il nostro presente e la costruzione del futuro ad un governo che non ha più alcun contatto con la realtà, che non vede il dramma che sta vivendo un intero Paese.
La paura di cui si nutre questo governo, la sensazione di insicurezza che riversano nell'odio dell'altro, nella divisione, la sensazione di essere soli col proprio disagio è frutto di una precarietà ormai esistenziale, che non riguarda solo il lavoro e lo studio ma ogni aspetto della nostra vita.

All'interno delle nostre scuole, delle università c'è tutto un mondo che ha paura di quello che sarà una volta fuori.  Viviamo la precarietà nella scelta della scuola superiore da frequentare a 14 anni, costretti a farci i conti in tasca e incanalati precocemente non sulla base di potenzialità, sogni o aspettative ma a partire delle condizioni economiche delle famiglie, in un’ Italia in cui lo studio non è un diritto ma un privilegio.
Precarietà e insicurezza in scuole fatiscenti con classi sovraffollate e metodi d’insegnamento anteguerra, in atenei in cui si accavallano gli ordinamenti didattici mentre si riducono anno dopo anno le borse di studio.
Precarietà e  assenza di diritti si traduce in stages inutili, in cui sei e ti senti sfruttato e offeso nella tua dignità. Ti insegnano che il lavoro non è un diritto ma un privilegio, e anche se non pagato, con ritmi inaccettabili devi ringraziare per la possibilità che ti viene data.  Ti annientano quanto ti dicono che i tuoi sogni li puoi mettere in un cassetto perché in questo Paese studiare, essere meritevole non ti assicura né un presente né un futuro.

Quando alziamo la voce per denunciare tutto questo la risposta che ci viene data è fatta di tagli alle borse di studio, aumento delle tasse e riduzione dei servizi fino a quando l’istruzione pubblica e del diritto allo studio non diventeranno un lontano ricordo.
Ora però siamo arrivati al punto di non ritorno, il diritto all’istruzione è messo in discussione dai pesantissimi tagli e dalle scelte che snaturano il carattere pubblico dei luoghi della formazione.

Noi però resistiamo. Vogliamo cambiare l'Italia, con il coraggio che ci viene dal vivere ogni giorno questa condizione, nella consapevolezza che ci meritiamo di più, che con il nostro studio, con il nostro lavoro costruiamo questo presente, non siamo più disposti a sentirci gli ultimi.

Siamo generazioni diverse che vivono entrambe il dramma della precarietà che si fa vita, chi come studente già proiettato nell’assenza di garanzie e futuro, chi come lavoratore precario, sfruttato, sottopagato, con l’angoscia perenne di arrivare a fine mese.
Viviamo tutti il dramma di questa Italia, che scarta e umilia i giovani distruggendo le scuole e le università e facendo aumentare continuamente il tasso di disoccupazione giovanile.

Il 9 aprile, tutti insieme, vogliamo riprenderci le nostre città, la nostra dignità, i nostri spazi e la nostra cittadinanza, in un Paese che ha bisogno di noi e contro chi, invece, vuole spingerci oltre confine.
Vogliamo moltiplicare la partecipazione a questa giornata insieme a tutte le studentesse e gli studenti che nelle proprie città vogliono riprendersi uno spazio che ci hanno tolto.
Vogliamo poter vivere, liberi dalla precarietà, liberi dall’angoscia di essere giovani in Italia oggi. Vogliamo poter vivere in un Paese che mette al centro la conoscenza e l’istruzione.

*UDU- Rete degli studenti

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