Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Esposto OCSE
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di redazione

 

OSCE Secretariat

Wallnerstrasse 6

1010 Vienna

Austria

 

 

e p.c.

Signora Dunja Mijatović

Rappresentante per la libertà dei mezzi d’informazione

OSCE Secretariat

Wallnerstrasse 6

1010 Vienna

Austria

 

Premesso che:

  • l’articolo 21 della Costituzione italiana garantisce la libertà di manifestazione del pensiero, il pluralismo dei mezzi di informazione ed il diritto all’informazione del cittadino;

  • la Corte Costituzionale italiana, con la sentenza n. 155 del 24 aprile/7maggio 2002, ha posto in rilievo come «il diritto all’informazione, garantito dall’art. 21 della Costituzione, venga qualificato e caratterizzato, tra l’altro, sia dal pluralismo delle fonti cui attingere conoscenze e notizie – così da porre il cittadino in condizione di compiere le proprie valutazioni avendo presenti punti di vista e orientamenti culturali e politici differenti – sia dall’obiettività e dall’imparzialità dei dati forniti, sia infine dalla completezza, dalla correttezza e dalla continuità dell’attività di informazione erogata» e che «il diritto alla completa ed obiettiva informazione del cittadino appare dunque tutelato in via prioritaria soprattutto in riferimento a valori costituzionali primari, che non sono tanto quelli della pari visibilità dei partiti, quanto piuttosto quelli connessi al corretto svolgimento del confronto politico su cui in permanenza si fonda il sistema democratico»;

  • in Italia la disciplina che dovrebbe garantire ai soggetti politici pari opportunità nell’utilizzo dei mezzi di manifestazione del pensiero e parità di trattamento da parte dei mezzi di informazione è contenuta nella legge 22 febbraio 2000, n. 28 (“Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica”);

  • in particolare, ai sensi dell’articolo 2 della richiamata legge 22 febbraio 2000, n. 28, le emittenti devono assicurare a tutti i soggetti politici con imparzialità ed equità l’accesso all’informazione e alla comunicazione politica;

  • il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, come modificato dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44, recante “Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici(TUSMAR), ed, in particolare, all’articolo 3 stabilisce che sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l’obiettività, la completezza, la lealtà e l’imparzialità dell’informazione e che, ai sensi del successivo articolo 7, l’attività di informazione mediante di servizi di media audiovisivi e radiofonici costituisce un servizio di interesse generale che deve garantire la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni, e l’accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge;

premesso ancora che:

  • nella seduta dell’11 marzo 2003, la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha approvato l’Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, ove è stabilito che “Tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell’informazione, la pluralità dei punti vista e la necessità del contraddittorio”;

  • la stessa Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, nella seduta del 18 dicembre 2002 e in quella del 29 ottobre 2003, ha approvato la “Comunicazione politica e messaggi autogestiti nei periodi non interessati da campagne elettorali o referendarie”, in cui, con specifico riferimento all’informazione, prevede che “1. I programmi di contenuto informativo sono caratterizzati dalla correlazione ai temi dell’attualità e della cronaca. 2. Nel rispetto della libertà d’informazione, ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione a contenuto politico-parlamentare attuino un’equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell’esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo;

  • in data 15 novembre 2010, l’Autorità Garante per le Comunicazioni (AGCOM) ha adottato la delibera n. 243/10/CSP, recante “Criteri per la vigilanza sul rispetto del pluralismo politico e istituzionale nei telegiornali diffusi dalle reti televisive nazionali”, ai cui sensi l’Autorità, nei periodi non interessati da campagne elettorali o referendarie, effettua d’ufficio la valutazione del rispetto del pluralismo politico e istituzionale di ciascun telegiornale sottoposto a monitoraggio nell’arco di ciascun trimestre, con particolare riguardo al tempo di notizia, al tempo di parola e al tempo di antenna e nel rispetto del pluralismo politico e istituzionale e nel rispetto del principio della parità di trattamento;

  • in data 29 marzo 2011, l’Autorità Garante per le Comunicazioni (AGCOM) nella delibera n. 80/11/CSP, ha stabilito che: «i telegiornali devono rispettare, con la completezza dell’informazione, la pluralità dei punti di vista». In particolare, «I direttori, i conduttori, i giornalisti devono orientare la loro attività al rispetto dell’imparzialità, avendo come unico criterio quello di fornire ai cittadini il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo della chiarezza»;

  • nonostante i chiari principi normativi contenuti nella normativa richiamata, nella giurisprudenza della Corte Costituzionale, nonché nei provvedimenti dell’AGCOM, la situazione di fatto della gestione degli spazi dell’informazione radiotelevisiva in Italia risulta in palese contrasto con i principi di pluralismo, di imparzialità, di completezza, di obiettività e di parità di trattamento;

  • infatti, dall’analisi del tempo di antenna dedicato alle differenti forze politiche (tempo della notizia, oltre il tempo di parola riservato a singoli esponenti) ricavabile dal sito dell’AGCOM sulla base dei dati raccolti tra Agosto 2010 e febbraio 2011, risulta un’evidente disparità di trattamento in favore del Governo e, più in particolare, della persona del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi;

  • in data 30 marzo 2011, a seguito della costante attività di monitoraggio, l’Autorità Garante per le Comunicazioni (AGCOM) ha adottato tre distinti provvedimenti con cui ha ordinato sia alla società Rai Radiotelevisione Italiana s.p.a., sia alla società RTI - Reti Televisive italiane di provvedere al riequilibrio immediato tra il tempo dedicata alla maggioranza e all’opposizione parlamentare e di evitare «la sproporzione della presenza del Governo, nel rispetto dei principi di tutela del pluralismo, dell’imparzialità, della completezza, dell’obiettività e della parità di trattamento»;

  • in particolare, nella delibera n. 179 /11/CONS, l’Autorità ha rilevato che dal monitoraggio di tutte le edizioni del notiziario Tg1, risulta quanto segue:

  • nel mese di dicembre 2010 sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici e istituzionali, il Popolo della Libertà ha impegnato il 18,39%, Futuro e Libertà per l’Italia il 5,49%, la Lega Nord il 3,31%, il Partito Democratico il 12,86%, l’Italia dei Valori il 2,38%, l’Unione di Centro il 10,66%, il Presidente del Consiglio il 17,99% e il Governo il 12,84%;

  • nel mese di gennaio 2011 sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici e istituzionali, il Popolo della Libertà ha impegnato il 15,15%, Futuro e Libertà per l’Italia lo 0,63%, la Lega Nord il 3,88%, il Partito Democratico l’ 11,62%, l’Italia dei Valori il 4,21%, l’Unione di Centro il 6,78%, il Presidente del Consiglio il 16,92% e il Governo il 19,71%;

  • nel mese di febbraio 2011 sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici e istituzionali, il Popolo della Libertà ha impegnato il 19,13%, Futuro e Libertà per l’Italia il 3,35%, la Lega Nord il 2,85%, il Partito Democratico il 13,28%, l’Italia dei Valori il 3,15%, l’Unione di Centro il 4,83%, il Presidente del Consiglio il 17,45% e il Governo il 21,29%;

  • inoltre, nella delibera n. 180 /11/CONS, l’Autorità ha rilevato che dal monitoraggio di tutte le edizioni del notiziario Tg4, risulta quanto segue:

  • nel mese di dicembre 2010 sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici e istituzionali, il Popolo della Libertà ha impegnato il 26,3%, Futuro e Libertà per l’Italia il 2,54%, la Lega Nord il 2,71%, il Partito Democratico il 10,47%, l’Italia dei Valori 0, l’Unione di Centro il 2,36%, il Presidente del Consiglio il 33,27% e il Governo il 10,45%;

  • nel mese di gennaio 2011 sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici e istituzionali, il Popolo della Libertà ha impegnato il 27,14%, Futuro e Libertà per l’Italia lo 0,09%, la Lega Nord l’ 1,08%, il Partito Democratico il 7,70%, l’Italia dei Valori l’ 1,05%, l’Unione di Centro l’ 1,81%, il Presidente del Consiglio il 41,42% e il Governo il 4,44%;

  • nel mese di febbraio 2011 sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici e istituzionali, il Popolo della Libertà ha impegnato il 37,22%, Futuro e Libertà per l’Italia il 3,27%, la Lega Nord il 2,34%, il Partito Democratico il 7,95%, l’Italia dei Valori lo 0,97%, l’Unione di Centro lo 0,48%, il Presidente del Consiglio il 22,38% e il Governo l’ 8,52%;

  • inoltre, nella delibera n. 181 /11/CONS, l’Autorità ha rilevato che dal monitoraggio di tutte le edizioni del notiziario Studio Aperto risulta quanto segue:

  • nel mese di dicembre 2010 sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici e istituzionali, il Popolo della Libertà ha impegnato il 9,53%, Futuro e Libertà per l’Italia il 2,02%, la Lega Nord il 3,77%, il Partito Democratico il 13,77%, l’Italia dei Valori il 4,51%, l’Unione di Centro il 2,73%, il Presidente del Consiglio il 45,53% e il Governo il 10,39%;

  • nel mese di gennaio 2011 sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici e istituzionali, il Popolo della Libertà ha impegnato il 4,10%, Futuro e Libertà per l’Italia il 3,48%, la Lega Nord lo 0,85%, il Partito Democratico il 19,82%, l’Italia dei Valori il 2,56%, l’Unione di Centro lo 0,92%, il Presidente del Consiglio il 54,64% e il Governo il 9,39%;

  • nel mese di febbraio 2011 sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici e istituzionali, il Popolo della Libertà ha impegnato l’11,89%, Futuro e Libertà per l’Italia l’ 1,23%, la Lega Nord lo 0,39%, il Partito Democratico il 32,27%, l’Italia dei Valori l’ 1,81%, l’Unione di Centro il 3,82%, il Presidente del Consiglio il 34,48% e il Governo l’ 11,28%;

premesso infine che:

  • da una ricerca curata da Paolo Gentiloni, Parlamentare della Repubblica Italiana ed ex Ministro per le Comunicazioni, risulta che negli ultimi cinque mesi il TG1 della RAI sono stati dedicati ampi spazi addirittura alle telefonate che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi effettua per inviare messaggi ai convegni del PdL o comunque a partiti e movimenti riconducibili alla maggioranza parlamentare e, in particolare:

  • in data 14 novembre 2010, 35 secondi di messaggio alla Convention PdL a Milano;

  • in data 27 novembre 2010, 33 secondi di messaggio alla Convention di Pionati;

  • in data 27 novembre 2010, 8 secondi di messaggio al sito dei Promotori del PdL;

  • in data 4 dicembre 2010, 39 secondi di messaggio al Convegno dei Popolari di Romano;

  • in data 5 dicembre 2010, 49 secondi di messaggio al Convegno del PdL a Roma;

  • in data 15 dicembre 2010, 29 secondi di messaggio alla trasmissione televisiva di Canale 5, Mattino 5;

  • in data 24 dicembre 2010, 45 secondi di messaggio al sito dei Promotori del PdL;

  • in data 24 dicembre 2010, 24 secondi di messaggio alla trasmissione televisiva di Canale 5, Mattino 5;

  • in data 26 dicembre 2010, 35 secondi di messaggio alla Comunità di Don Gelmini;

  • in data 29 dicembre 2010, 15 secondi di messaggio al Convegno PdL in Campania;

  • in data 8 gennaio 2011, 37 secondi di messaggio al Congresso di Pionati;

  • in data 14 gennaio 2011, 43 secondi di messaggio al sito dei Promotori del PdL;

  • in data 22 gennaio 2011, 41 secondi di messaggio alla riunione dei Riformisti Azzurri;

  • in data 29 gennaio 2011, 53 secondi di messaggio alla Manifestazione di Pionati;

  • in data 5 febbraio 2011, 15 secondi di messaggio all’Assemblea dei Responsabili;

  • in data 5 febbraio 2011, 25 secondi di messaggio al Convegno di Pionati;

  • in data 6 febbraio 2011, 44 secondi di messaggio al sito dei Promotori;

  • in data 14 febbraio 2011, 50 secondi di messaggio alla trasmissione Mattino 5;

  • in data 19 febbraio 2011, 48 secondi di messaggio alla riunione PdL a Cosenza;

  • in data 20 febbraio 2011, 52 secondi di messaggio al sito dei Promotori;

  • in data 5 marzo 2011, 55 secondi di messaggio al Convegno PdL di Avezano;

  • in data 12 marzo 2011, 42 secondi di messaggio al sito dei Promotori;

  • in data 13 marzo 2011, 46 secondi di messaggio ai Convegni PdL di Catania e Torino;

  • in data 28 marzo 2011, 12 secondi di messaggio alla trasmissione Mattino 5;

  • in data 29 marzo 2011, 20 secondi di messaggio al sito dei Promotori;

  • in data 31 marzo 2011, 20 secondi di messaggio al Convegno dei Cristiano Popolari;

considerato che:

  • il 7 giugno 2005, l’OSCE ha già pubblicato un rapporto dal titolo “Visit to Italy: The Gasparri Law”, in cui, dopo un attento esame della situazione italiana dei mezzi di informazione, ha rilevato che:

  • «c’è un settore dei media al quale si fa normalmente riferimento come ‘l’anomalia italiana’, il mercato della televisione»;

  • «il perdurante duopolio Rai – Mediaset, e specialmente il quasi-monopolio di Mediaset nel mercato della televisione commerciale, ha privato i telespettatori italiani di una effettiva varietà di fonti di informazione ed ha in tal modo indebolito le garanzie del pluralismo»;

  • «in Italia c’è un pervasivo sistema di controllo del servizio pubblico televisivo da parte dei partiti politici e dei governi. Siccome il Presidente del Consiglio, controllando Mediaset, è anche il principale imprenditore dei media in Italia, i tradizionali ‘timori’ per il controllo governativo della Rai sono aggravati dalle preoccupazioni di un generale controllo governativo della più importante fonte di informazione nazionale, la televisione»;

  • «in una democrazia è incompatibile avere sia il controllo dei telegiornali che occupare un ruolo pubblico»;

  • le leggi Gasparri e quella Frattini (sul conflitto di interessi) non hanno risolto l’anomalia italiana;

  • che, sempre nel giugno 2005, a valutazioni del tutto convergenti è pervenuta anche la “Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto” (la “Commissione di Venezia”), la quale ha svolto, su incarico dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, un approfondito esame in merito alla compatibilità della legge Gasparri (legge 3 maggio 2004, n. 112 – “Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI - Radiotelevisione italiana S.p.A., nonché delega al Governo per l'emanazione del testo unico della radiotelevisione” e della legge Frattini (legge 13 luglio 2004, n. 215 "Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interesse" ) con la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) e con gli standard elaborati dal Consiglio d’Europa, concludendo che le due leggi non sono in linea con i parametri europei in materia (parere n. 13827 del 24 giugno 2005);

  • che, nel luglio 2005, il supremo organo giudiziario della giustizia amministrativa italiano, il Consiglio di Stato, nel corso di un giudizio proposto dall’emittente Centro Europa 7 (la quale, pur avendo conseguito la concessione amministrativa per esercitare un’emittente televisiva nazionale, non aveva ottenuto dal Governo le necessarie frequenze, a causa della mancata cessazione delle trasmissioni delle emittenti televisive eccedenti i limiti antitrust di settore, tra cui l’emittente Retequattro del gruppo Mediaset), ha chiesto alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee (CGCE) di rendere una pronunzia pregiudiziale sulla disciplina comunitaria in materia di comunicazioni elettroniche, con specifico riferimento alla normativa televisiva italiana;

  • che, il 31 gennaio 2008, la Corte di Giustizia delle Comunità Europee – CGCE – ha tra l’altro statuito che la legge Gasparri ha introdotto un regime di assegnazione delle frequenze che «non è stato attuato sulla base di criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati, in violazione dell’art. 49 TCE e, a decorrere dal momento della loro applicabilità», in violazione delle direttive in materia di comunicazioni elettroniche (sentenza resa nella causa C – 380/05, Centro Europa 7);

  • che nel frattempo, il 18 luglio 2007, anche la Commissione Europea ha inviato all’Italia un parere motivato ai sensi dell’art. 226 TCE (ora, 258 TFUE), nell’ambito della procedura di infrazione n. 2005/5086, con cui la stessa Commissione ha contestato al nostro Paese la contrarietà al diritto comunitario di numerose disposizioni della legge Gasparri (poi trasposte nel già citato TUSMAR), le quali hanno assegnato ai gruppi titolari delle reti eccedenti i limiti antitrust di settore (tra cui l’emittente Retequattro del gruppo Mediaset) diritti speciali vietati dalle direttive in materia di comunicazioni elettroniche, a danno dei soggetti nuovi entranti;

  • che, ad oggi, nonostante nel menzionato parere motivato la Commissione Europea avesse assegnato all’Italia il termine di due mesi per porre rimedio alle violazioni contestate, il governo italiano non ha ancora posto in essere tutte le misure richieste dalla Commissione e la procedura di infrazione non è stata ancora chiusa;

considerato infine che:

  • all'art. 9 la già citata legge n. 28 del 2000, stabilisce che «dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni»;

  • nei giorni 15 e 16 maggio 2011 si terranno le elezioni provinciali e comunali nella gran parte delle regioni italiane, che costituiranno perciò un importante test politico per il Governo in carica;

  • nei giorni 12 e 13 giugno 2011 si terranno quattro consultazioni referendarie su alcuni punti qualificanti della politica dell’attuale governo;

  • pertanto è concreto il rischio di un’alterazione del genuino confronto elettorale e referendario a causa dello squilibrio riscontrabile nell’informazione televisiva italiana;

  • tuttavia, già nelle giornate di venerdì 8, sabato 9, domenica 10 e in particolare di lunedì 11 aprile 2011 – prima settimana di periodo elettorale sottoposto a regime di par condicio – è stato possibile rilevare nell’ambito delle principali edizioni del Tg1(ore 13.30 e ore 20.00) e del Tg 5 (ore 13.00 e ore 20.00) un vistoso squilibrio esistente tra i tempi di antenna concessi all’On. Silvio Berlusconi rispetto a quelli dedicati a tutti gli altri leader politici di opposizione;

  • nelle richiamate giornate di venerdì 8, sabato 9, domenica 10 e lunedì 11 aprile 2011 nell’ambito delle principali edizioni del Tg1(ore 13.30 e ore 20.00) e del Tg 5 (ore 13.00 e ore 20.00) il solo tempo di parola complessivo è stato così distribuito tra i vari leader politici: Silvio Berlusconi (10 minuti e 6 sec.); Pierluigi Bersani (1 minuto e 39 sec.); Gianfranco Fini (1 minuto e 13 sec.); Pierferdinando Casini (1 minuto e 9 sec.); Francesco Rutelli (24 sec.); Nichi Vendola (12 sec.); Antonio Di Pietro (8 sec.);

  • i dati relativi al periodo intercorrente tra il 31 marzo 2011 e il 9 aprile 2011 diffusi sul sito internet dell’Autorità Garante per le Comunicazioni in data 13 aprile, paiono confermare la generale sproporzione tra i tempi dedicati alla Maggioranza e i tempi dedicati all’Opposizione, con particolare riguardo al TG1, in cui il tempo di parola dedicato alla Maggioranza è del 61% circa a fronte del 38% circa per l’Opposizione (Dati per l’opposizione si riferiscono a PD, UDC, FLI, API, Radicali e Sinistra e libertà) e al TG5, in cui il tempo di parola dedicato alla Maggioranza è del 65% circa a fronte del 33% per l’Opposizione (Dati per l’opposizione si riferiscono a PD, UDC, FLI, API, Radicali e Sinistra e libertà);

  • in particolare, nelle edizioni principali di Tg1 (ore 13.30 e ore 20.00) e del Tg5 (ore 13.00 e ore 20.00) di lunedì 11 aprile Silvio Berlusconi ha avuto complessivamente un tempo di parola di 3 minuti e 46 secondi, a fronte dei 54 secondi di Pier Ferdinando Casini, dei 22 secondi di Gianfranco Fini e dei 15 secondi di Pierluigi Bersani;

tutto ciò premesso e considerato,

si chiede

che l’OSCE, tramite il proprio Rappresentante per la libertà dei mezzi d’informazione,

valuti e garantisca

l’effettivo rispetto in Italia dei principi di pluralismo, di imparzialità, di completezza, di obiettività e di parità di trattamento nei mezzi di informazione in vista delle prossime consultazioni elettorali del 15 e 16 maggio 2011 e referendarie del 12 e 13 giugno 2011, che si svolgeranno in Italia.

Roma, 19 aprile 2011

Letto 3118 volte
Dalla rete di Articolo 21