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di Raffaele Siniscalchi
Molti, tra i tanti che hanno lavorato fino all’ultimo con lui scriveranno meglio di quanto potrei fare io della sua professionalità, dirittura morale e del suo impegno civile, tutte caratteristiche di roberto che io conoscevo e che me lo hanno fatto apprezzare e sentire amico anche se non ci frequentavamo con assiduità. Io, per parlare di lui, mi affido a un ricordo più intimo. Circa un anno fa, mio figlio Tiziano aveva 4 anni e mezzo, Roberto m’ invitò a fare un intervento a youdem sulle morti da lavoro. Me lo disse al mattino per il pomeriggio ma, il giorno prima, io avevo detto a Tiziano che all’indomani, dopo la scuola, avremmo preso l’autobus e saremmo andati a fare una passeggiata in centro.
Lo feci presente a Roberto e lui mi disse che avremmo potuto chiedere a una collega di youdem di badare a Tiziano per il tempo necessario a registrare l’intervento. Uscendo di casa ne parlai con Tiziano, gli dissi che avrebbe visitato un posto dove facevano la televisione, che era una specie di cinema ma fatto colle persone vere non coi cartoni animati. E io dovevo andare lì per fare un piccolo discorso in televisione e che tutto sarebbe durato non più di dieci minuti. Tiziano mi chiese se dieci minuti era più di milleduecento ore e novanta.
Gli dissi che era molto meno e lui disse che andava bene. Quando arrivammo Roberto era sul portone di via S. Andrea delle Fratte. Ci salutammo, li presentai poi Roberto prese Tiziano per mano e lo condusse verso una ragazza che veniva verso di noi. Mentre io mi allontanavo verso lo studio col responsabile della trasmissione li vidi fermarsi e parlare fitto. Non ho mai saputo cosa si sono detti in quei brevi minuti ma quando, dopo la registrazione, salutati tutti, ci avviammo verso fontana di Trevi, Tiziano mi disse: “ è proprio simpatico Roberto, il tuo amico coi baffi”. Aveva ragione Tiziano: proprio coi baffi.
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