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Articolo 21 - Editoriali
Autocandidature? Perche no? Cominciamo da subito
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di Gilberto Squizzato

La lettera dei dipendenti Rai alla dirigenza del servizio pubblico radiotelevisivo intitolata “NO” a ingerenze esterne e allo svilimento culturale sta raccogliendo massicce adesioni. E’ segno di una volontà di riscatto dei lavoratori del servizio pubblico (tecnici, operai, impiegati, dirigenti, creativi) troppo spesso considerati passivi esecutori e assoggettati agli obblighi di un obbedienza disciplinare cieca e remissiva che li espropria di ogni senso di partecipazione attiva ai destini della Rai.
    Come gli operai della Fiat  e delle innumerevoli fabbriche italiane oggi impegnati a difendere non solo il posto di lavoro ma il ruolo stesso delle azienda a cui dedicano tempo, energie e risorse creative, anche i lavoratori della Rai si sentono oggi investiti di un ruolo attivo per la difesa del servizio pubblico, il pieno recupero delle sue finalità istituzionali, della sua “mission” culturale, del dovere di fornire un altissimo standard di qualità al prodotto fornito ai cittadini (come del resto ingiunge anche l’AGCOM nella sua relazione al Parlamento).
    In questo quadro è giunta a proposito la provocazione di Michele Santoro che ripropone un tema già caro a Sandro Curzi: quello di un pubblico esame dei candidati ai posti di massima responsabilità aziendale sulla base della presentazione anche di autocandidature che illustrino competenze e storie professionali di chiunque voglia legittimamente proporsi ad una pubblica valutazione della Direzione Generale e del Consiglio di Amministrazione.
    Ho già espresso più volte in passato (e anche nel mio recente libro LA TV CHE NON C’E’) l’esigenza irrinunciabile di introdurre in RAI questo tipo di procedura (che peraltro è già adottato senza scandalo e con universale gradimento da altre emittenti pubbliche europee, a cominciare dalla BBC) se si vuole –come il paese chiede- sottrarre il servizio pubblico radiotelevisivo allo strapotere della politica e dei partiti.
    Mi chiedo, e chiedo ai sindacati delle diverse categorie aziendali? Quando faremo dell’introduzione di questa procedura il primo urgentissimo punto delle nostre vertenze aziendali?  Inutile lanciare appassionati ma patetici appelli alla politica perché faccia un passo indietro: se le perorazioni di principio non diventano vertenze reali e concrete non servono a nulla.
    C’è chi replica che tanto il CdA non adotterà mai questa procedura. Rispondo a questa obbiezione chiedendo ai sindacati delle diverse categorie RAI di farsi fin d’ora “notai” del deposito delle autocandidature e di assumersi l’incarico di pubblicarle e di consegnarle alla Direzione Generale e al CdA fino a quando questa procedura non sarà fatta propria dai vertici Rai.
    Il confronto pubblico fra le schede con i curriculum dei candidati e quelli dei nominati sarebbe già infatti un potentissimo deterrente per chi ancora pretende di assoggettare le nomine Rai ai diktat dei poteri extraziendali, ai patteggiamenti correntizi, agli scambi fra i partiti e chi li rappresenta. E magari un po’ di decoro spingerebbe anche qualche candidato designato dai potenti della politica a non mettere in gioco il proprio nome se non supportato da un curriculum super prestigioso.  
    Quando si comincia? Un po’ coraggio, amici, a cominciare dall’USIGRAI, il mio sindacato. Michele Santoro ha ragione.
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