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Articolo 21 - Editoriali
Sceicchi & Sceicchi
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di Shukri Said*

Se “conoscere per deliberare” è il motto dei Radicali in Italia, “decifrare per conoscere” potrebbe essere l’antefatto delle deliberazioni da adottare per la Somalia.
Per proseguire il gemellaggio, potrebbe ricordasi che sono italiani tanto quelli che parlano la lingua di Dante con accento tedesco a Bolzano, quanto quelli che, a Trapani, organizzano il festival per il miglior cous cous del Mediterraneo. Ciò che permette di distinguere gli uni dagli altri è l’accento che solo gli esperti sanno distinguere, ma che è un elemento assai eloquente sulla formazione del pensiero di un qualunque italiano che formuli un giudizio o una valutazione.
La premessa è determinante per comprendere il repentino abbandono di Mogadiscio da parte degli Al Shabaab. Nella notte di venerdì della scorsa settimana, gli Al Shabaab di Mogadiscio sono saliti, armi, bagagli e famiglie, sui camion e sono andati a sistemarsi fuori dalla capitale.
Per questo risultato non vi è stato nessuno spiegamento di forze maggiore delle altre volte da parte delle truppe del TFG (Transitional Federal Gouvernement); nessun battaglione di Ragazzi del ’99 impiegati lungo un Piave nei dintorni di Mogadiscio per redimere la vergogna di una Caporetto del Corno d’Africa in una battaglia campale. Niente: “.. resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo…” che: “risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.
Semplicemente l’abbandono di una postazione sin qui tenuta saldamente, nonostante le aggressioni delle esigue e ambigue truppe del TFG e quelle un po’ più robuste, ma solo sotto il governo del Primo Ministro Mohamed Abdullahi Mohamed, della missione AMISOM dell’Unione Africana limitatasi per la maggior parte del tempo a fare la guardia del corpo ai due Sceicchi a capo della Repubblica e del Parlamento di transizione.
I primi analisti hanno ritenuto che l’uscita volontaria da Mogadiscio di Al Shabaab trovi spiegazioni nelle lotte intestine circa gli obiettivi della lotta jihadista in Somalia. Un’ipotesi niente affatto convincente quando permette agli esponenti delle Istituzioni Federali di Transizione (TFI) di cantare vittoria. “Erano anni che attendevano questo risultato” ha detto l’attuale Primo Ministro Abdiweli Mohamed Ali. “E’ tempo di raccogliere i frutti della pace”, gli ha fatto eco il Presidente Sharif Sheikh Ahmed.
Il portavoce degli Shabaab, Ali Mohamud Rage, ha fornito la sua spiegazione. Alle radio Andulus e Quran (voci degli islamisti) ha detto che si è trattato di un mutamento di tattica cui seguiranno attacchi più violenti e lezioni indimenticabili per le truppe del governo di transizione sostenute da quelle di AMISOM. Ma ha anche affermato che l’abbandono di Mogadiscio vuole contribuire a salvare le vite travagliate dei residenti.
Sennonché, ad ascoltare direttamente le sue parole alle radio islamiste, si scopre che l’accento della sua regione di provenienza è lo stesso di Sheikh Sharif Ahmed, il Presidente della Repubblica somala.
Approfondendo lo spunto, si arriva al sito shabelle.net dove i saggi della Regione si attribuiscono il risultato dell’abbandono di Mogadiscio da parte di Al Shabaab a seguito di un dialogo mediatico condotto in modo serrato. I saggi si rallegrano del risultato ed invitano le truppe del TFG a non inseguire gli islamisti per sterminarli casa per casa.
Se i saggi di Shabelle non verranno smentiti, la spiegazione potrebbe essere proprio nell’attenzione internazionale che la carestia ha concentrato sulla Somalia rendendo finalmente intollerabili per la coscienza collettiva i 22 anni trascorsi invano per la stabilità del paese dalla caduta di Siad Barre, senza una soluzione né una spiegazione accettabili.
Ora che la comunità internazionale ha bisogno di fare sul serio per appagare la mala coscienza per la morte dei somali per fame e sete, aumentano anche le truppe AMISON di 3000 ugandesi.
La guerra può farsi più aspra e sanguinosa, se possibile, e tanti giovani, gli Shabaab, rischiamo di morire. Una saggia tregua si consiglia, almeno fino alla fine della siccità, quando i riflettori del mondo si spegneranno e l’ombra dell’oblio ricomincerà ad espandersi permettendo anche l’espansione di quei traffici per i quali la Somalia è tristemente famosa.
Del resto l’attuale Presidente somalo di transizione Sheikh Sharif Ahmed e lo speaker del Parlamento transitorio Sheikh Sharif Aden, erano tra i massimi esponenti di quelle Corti islamiche che poi si scissero tra i moderati che, come loro, hanno fatto carriera nelle istituzioni di transizione, e i gruppi fondamentalisti dei quali il più importante è Al Shabaab.
Sheikh Sharif Ahmed è nato nel Medio Shabelle
A sua volta Ali Mohamud Rage viene dalla stessa regione, come denuncia il suo accento nelle dichiarazioni radiofoniche e, dalla sua biografia, si apprende che è stato determinante nella creazione delle prime Corti islamiche a Mogadiscio nel 1996, là dove si sono formati anche i vertici delle attuali istituzioni di transizione.
Vi sono dunque intime contiguità e continuità tra le istituzioni di transizione somale ed il terrorismo fondamentalista che insanguina la Somalia e impedisce che gli aiuti internazionali arrivino alle popolazioni stremate dalla carestia. Una contiguità che ha dato vita ad un patto di non belligeranza che l’ex Primo Ministro Mohamed Abdullahi Mohamed ha reso manifesto finendo licenziato.
Si tratta di inquietanti adiacenze di cui si discute anche sui siti di informazione somala da cui trapela che lo speaker del Parlamento di transizione Sharif Sheikh Hassan è in stretti rapporti politici con Robow Abu Mansur, capo degli Al Shabaab delle vaste regioni meridionali di Juba, Bay e Bakol. I due eviterebbero di parlarsi al telefono, ma si scambierebbero “pizzini” tramite messaggeri.
Queste allarmanti prossimità convergono su un dato obbiettivo: la siccità si è manifestata innanzi tutto proprio nelle regioni di Bay e Bakol da cui proviene lo speaker del Parlamento di transizione Sheikh Sharif Hassan. Proprio in questi giorni l’emergenza è stata estesa alle regioni di Mogadiscio Barandir e Medio Shabelle, le zone da cui proviene il Presidente Sheikh Sharif Ahmed.
La siccità è stata aiutata in queste aree che non l’avevano quasi mai conosciuta dalle negligenze politiche delle istituzioni di transizione e dalle violenze di Al Shabaab che hanno impoverito la popolazione.
Queste contiguità devono essere spezzate se si vuole dare credibilità alle istituzioni di transizione nel momento in cui gli aiuti internazionali hanno finalmente la possibilità di dispiegarsi sul martoriato territorio della Somalia ed è argomento su cui la comunità internazionale si deve interrogare parallelamente all’erogazione degli aiuti umanitari.

* fondatrice dell'Associazione Migrare

Articolo pubblicato Repubblica.it

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