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Articolo 21 - Editoriali
Pedemontana Veneta, ancora un no dai cittadini
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di Francesco Battaglia

È accaduto ieri nella città del Palladio. Nella domenica in cui tutti gli italiani hanno dovuto inventarsi un diversivo per l’improvviso sciopero dei calciatori, a Vicenza la cittadinanza ha avuto la possibilità di assistere ad un convegno ricco di contenuti sulla difesa del territorio vicentino e non solo.
La tavola rotonda organizzata nell’ambito della Quinta Edizione del Festival No dal Molin vedrà la partecipazione nei prossimi giorni di altri autorevoli ospiti, tra cui Don Gallo, Moni Ovadia e Ascanio Celestini.
A intervernire domenica invece, il Sindaco Domenico Finiguerra, di Cassinetta di Lugagnano paesino della Lombardia dove grazie a questi e al buon senso cittadino, non si fa più un uso sproporzionato del territorio ma al contrario, si valorizza quanto si ha a disposizione senza andare a cementificare ancora terreno agricolo, il tutto a guadagno della salute dei cittadini e della vivibilità del territorio.
Nel suo intervento oltre che menzionare i risultati del suo Comune, ha posto in essere come difendere il territorio da una cementificazione selvaggia sia ormai una prerogativa che ogni cittadino dovrebbe seguire con determinazione, avendo peraltro già dei validi comitati a sostegno di simili posizioni e come, dunque, unendosi ad essi, si possa davvero vincere la partita contro chi ha solo interessi speculativi ( imprenditori o politici che siano).
Tale concetto è stato ripreso e rafforzato anche dagli altri convenuti, nonché dai cittadini  intervenuti nel corso del dibattito, secondo i quali la partita contro la realizzazione dell’autostrada non è ancora persa.
Il percorso della Pedemontana Veneta, (30.000 veicoli giornalieri previsti) un’arteria di ben 95 chilometri ( che, all’inizio degli anni 90 era solo una superstrada) va da Montecchio Maggiore, passando per Thiene,  Bassano, e arriva fino a Spresiano in provincia di Treviso, entrando con prepotenza in un territorio già ampiamente urbanizzato, e contribuendo a far lievitare notevolmente l’inquinamento acustico e gassoso con un'ulteriore penalizzazione per la popolazione residente nella zona, che, per fare pochi chilometri giornalieri sarà costretta oltre che al pagamento del pedaggio a fare ulteriori km prima di trovare il casello d’accesso autostradale.
A fronte di questo scenario, si pongono legittimamente gli interrogativi dei cittadini ora riuniti in comitato sul perché di un’autostrada e non invece la miglioria parziale delle strade già esistenti.
L’altro interrogativo da non sottovalutare è la modalità che ha portato l’ex-governatore della Regione Veneto, Galan, ora Ministro dei Beni Culturali, a dichiarare lo stato di emergenza per il traffico per poi dare il via alla costruzione di una autostrada con la consecutiva nomina di un Commissario, dando di fatto a quest’ultimo la possibilità di procedere all’avvio dell’iter amministrativo anche in deroga alle normali leggi sui lavori pubblici.
Molte, durante il dibattito, le critiche in merito alle procedure che hanno di fatto trasformato il progetto da una iniziale superstrada ad una vera autostrada, facendo ricadere poi i costi di gestione sui cittadini, specialmente in un periodo di particolare criticità per le casse dello Stato.
Vi sono anche numerosi aspetti di carattere tecnico costruttivo che il comitato ha portato alla luce, quali le difficoltà di realizzazione per la presenza di fenomeni carsici che interessano tutta la zona collinare compresa tra Montecchio e Thiene.
Infatti, in un comunicato del comitato, si legge che, nella relazione geologica del concessionario (costruttore), per effetto dei fenomeni carsici citati si potrebbero verificare in fase di scavo della sede stradale modifiche alle falde sotterranee con conseguente modifica alle sorgenti circostanti.
Un’altra considerazione di non poco conto è il mutamento del territorio, per le numerose cave di prestito del materiale occorrente alla realizzazione dell’autostrada, andando così ad aggiungersi ai cantieri dell’autostrada.
Oltre alle precedenti motivazioni, il comitato ha menzionato la ricaduta economica sull’intero indotto, che di fatto non c’è, in quanto a vincere l’appalto è un consorzio Italo-spagnolo, quindi nessuna ricaduta diretta per gli operai del veneto, e non basta... infatti se il traffico veicolare giornaliero sarà inferiore a 12.500 unità, la Regione Veneto dovrà erogare al gestore dell’autostrada 14,533 milioni di euro l’anno e anche più che andranno a sommarsi ai 173 milioni di euro in conto capitale: cosicché ad avere una cospicua ricaduta economica saranno solo gli investitori che vedranno diminuiti di molto i rischi d’investimento nel caso di mancata utenza dell’arteria stessa.
Il comitato, a cui nel frattempo se ne sono uniti anche altri, spera nel ricorso al TAR del Lazio per la risoluzione del problema.
I lavori per la realizzazione dell’opera affidati al Consorzio Italo Spagnolo SIS sono appena all'inizio e si spera quindi nel TAR che dovrebbe pronunciarsi già a novembre.
In attesa del verdetto, capace di fermare questa nuova “cementificazione sproporzionata”, il comitato no-pedemontana, secondo cui: “L’ALTERNATIVA ESISTE” (questo il motto sulle maglie dei sostenitori della No-Pedemontana), gli interventi da fare si riassumono in tre semplici mosse:
1) Non realizzare il primo lotto da Montecchio Maggiore a Thiene;
2) Eliminare alcune rotatorie e gli attraversamenti a raso nel secondo lotto da Thiene a Bassano;
3) Realizzare nel terzo lotto da Bassano del Grappa a Spresiano una strada a scorrimento veloce e non        un’autostrada.
Ovviamente, perché si concretizzi la possibilità di prendere in esame queste soluzioni si dovrà attendere l’esito del ricorso di novembre, nel frattempo come auspicato dai promotori è necessario non abbassare la guardia e continuare ad informare sempre più con ogni mezzo i cittadini Veneti e Italiani tutti, in quanto la realizzazione di una grande opera va a pesare sulle tasche di tutti i cittadini e non solo di quelli dell’area interessata alla costruzione.
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