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Articolo 21 - Editoriali
Il messaggio di Firenze
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di Bruna Iacopino

A stare fermi in un punto e vederli passare ininterrottamente per più di un'ora non avresti detto di stare in Italia... eppure quella di ieri era Italia, era Firenze. In migliaia e migliaia, dal centro e dal nord sono accorsi compatti all'appello dei loro fratelli e hanno dato una risposta unica ed inequivocabile al gesto assassino che ha stroncato le vite innocenti di Samb Modou e Diop Mor: “Basta razzismo.” Lo hanno gridato a lungo in italiano per farsi capire dai fratelli italiani che stavano al loro fianco al corteo, per farsi sentire dalle istituzioni presenti e da quelle chiuse nei lontani palazzi di Roma, lo hanno gridato in francese, in inglese, in wolof, lo hanno issato in alto su cartelli e  striscioni perché non si dica più che quanto avvenuto è il semplice gesto di uno squilibrato.
“Il problema sta a monte” commenta un signore fiorentino, che ammira estasiato la folla composta e a tratti silenziosa che sfila ininterrottamente davanti ai suoi occhi “ bisogna affrontare il problema a viso aperto, non si può più far finta di niente...” e per lui il problema da affrontare a viso aperto e con soluzioni efficaci è il riconoscimento dei diritti degli immigrati nel nostro paese.
Siamo qui, guardateci. Viviamo in questo paese, qui lavoriamo, studiamo, magari abbiamo una famiglia, siamo come te, perchè non ci sono razze ma una sola umanità.
Questo sembra dire ogni volto che passa, grida o canta. Lo dice ogni cartello e striscione: diritti di cittadinanza, abrogazione della Bossi-Fini, abolizione del pacchetto sicurezza, chiusura dei Cie... ma anche chiusura di luoghi come Casapound, e moniti ai politici che predicano odio contro lo straniero.
Ci sono i senegalesi bergamaschi, i riminesi, i pratesi, i romani, i viareggini, in un fluire magmatico che mischia colori e provenienze, ci sono i rifugiati che portano la loro testimonianza e solidarietà, i partigiani, gli scout, la carovana per la costituzione, i centri sociali, gli studenti, le istituzioni, i rappresentanti politici, sindacali... una signora ferma sullo stipite della porta guarda commossa, a stento riesce a trattenere le lacrime, durante il tragitto qualcuno dal megafono chiede un minuto di silenzio per commemorare tutte le vittime del razzismo. “ Quello che è successo qui a Firenze è una cosa gravissima, non possiamo più stare tranquilli... cose del genere possono avvenire solo in Italia...” commenta un ragazzo senegalese partito da Roma per prendere parte alla manifestazione.
Ma c'è anche un cartello dedicato a Casseri. Campeggia in grande la scritta “Morto per ignoranza” e subito sotto: “ Gli sarebbe bastato dedicare 5 minuti della sua vita a conoscere un senegalese per amarlo”, lo sorregge con le braccia in aria un ragazzo arrampicato su un muretto, dall'espressione seria, vuole che tutti possano leggere e fotografare, vuole che quel messaggio possa arrivare a quanta più gente possibile.
La sera cala lentamente e dalla coda del corteo si alza un canto, che pian piano diventa più forte e più corposo. E' una preghiera, un'invocazione a Dio, mi spiegano. Il ritmo diventa trascinante e ipnotico, attrae passanti e turisti, fino a sovrastare le campane di santa Maria novella e lì proprio a fianco di uno dei capolavori della cultura rinascimentale italiana il ritmo della preghiera sufi che ha la sua capitale a Touba pian piano invade la piazza, per ore. Per una sera le barriere e le distanze sembrano annientate.
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