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Articolo 21 - Editoriali
Il movimento dei forconi
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di Vito Lo Monaco

C’entra la politica (e la mafia si può infiltrare) nell’esasperazione improvvisa della situazione sociale della Sicilia. Si è costituito un asse trasversale che va da destra fino a lambire ambiti del Centrosinistra per fermare o premere sul Governo Monti. Questo asse, irresponsabile e cinico, ha pensato di sfruttare il diffuso malcontento sociale, ottenendo il bel risultato di saldare un fronte tra autotrasportatori/piccoli padroncini, agricoltori, pescatori in collegamento diretto o indiretto con già consulenti del Governo regionale, uomini politici di centrodestra e (qualcuno) di centrosinistra scopertisi sicilianisti.
Il motivo immediato e concreto è il caro carburante che incide sui costi di produzione e sui guadagni; dietro ci stanno altre aspettative, alcune legittime altre non lecite, dalla cancellazione dei debiti (reali) degli agricoltori, al controllo mafioso del trasporto su ruota, accettato e subito dalle imprese, alla liberalizzazione della pesca del novellame, proibita dall’Ue per salvaguardare il ciclo biologico della riproduzione e l’interesse stesso dei pescatori.
Mai prima d’ora si era saldato il fronte selvaggio del trasporto con quello agricolo venato da antico ribellismo rurale e con quello della pesca, grazie al ruolo di rappresentanza forte avuto dalle organizzazioni professionali democratiche.
Indebolito o venuto meno questo ruolo, sono avanzati quei capi dei piccoli padroncini, noti da tempo, border line con il mondo dell’illegalità e della mafia, i “forconi”, i pescatori sostenuti da ambigui sindaci.
Sino ad oggi, per fortuna, non sono successi fatti ancora più tracici, grazie al senso di responsabilità delle forze dell’ordine. Tra qualche giorno con i cittadini, i piccoli e i medi industriali, gli artigiani, i commercianti, i produttori agricoli esasperati dal blocco delle merci e del carburante, nessuno può prevedere dove potrà scoppiare la scintilla che accenderà il grande incendio.
È evidente che la situazione è sfuggita di mano agli occulti (poi non tanto) suggeritori della protesta selvaggia. È già aperta la porta su scenari incontrollabili.
Il governo regionale, quello nazionale, e le forze che li sostengono, oltre la convocazione dei tavoli, hanno i mezzi politici di persuasione per far cessare le agitazioni, li usino. Intervengano le forze democratiche e del centrosinistra contro le quali, alla fine, sono rivolte le manifestazioni selvagge. Siano isolati e richiamati quegli uomini politici che pensano di strumentalizzarle.
L’Ars batta un colpo, riprenda il suo spirito di autonomia e avanzi proposte per lo sviluppo della Sicilia.

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