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"A Salsomaggiore l'UsigRai apre un congresso 'di svolta'"
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di Giorgio Santelli

"A Salsomaggiore l'UsigRai apre un congresso 'di svolta'"

Questo è un congresso di svolta. Siamo in bilico tra un futuro possibile con 12 13 reti sul digitale terrestre e una Rai che si può trasformare e che può anche farci sognare. Perché abbiamo bisogno di nuovi stimoli, abbiamo bisogno di uscire dai vecchi schemi. Ma è una Rai che, dall’altro lato, si trova sull’orlo di un baratro. - ad affermarlo è Carlo Verna, segretario dell'UsigRai.  Ci sono tre questioni che, se non vengono risolte, determinerebbero davvero il declino rapido dell’azienda. L’autonomia, come prima questione; la natura giuridica dell’azienda che, con due recenti sentenze della cassazione, viene equiparata quasi a una pubblica amministrazione. Siamo come un pugile con le mani legate di fronte ad una forte concorrenza. Infine la certezza di risorse.

Partiamo da quest’ultima questione: la certezza delle risorse. La Rai taglia in modo indiscriminato. Ma  quanto pesa l’evasione del canone con queste scelte?

Se la Rai riuscisse a rientrare da quel buco che nasce dell’evasione del canone che ormai arriva al 30% del totale, molti problemi di tagli e  mutilazioni che si preannunciano nel piano industriale sarebbero risolti. Provocatoriamente nella mia relazione al congresso e come ho già  detto anche nell’audizione in Commissione di vigilanza, dirò che questo contratto di servizio non s’ha da firmare, nel senso che un contratto che prevede degli obblighi a fronte dei quali lo stato non garantisce il pagamento, è un contratto che non può essere sottoscritto.


Perchè?
Il contratto di servizio è lo strumento che stabilisce gli obblighi di convenzione e in cambio dà il canone. L’impegno dello Stato deve portarlo ad essere fideiussore di sé stesso. Se non riesce a garantire il pagamento del canone deve garantire direttamente lui. Non può pensare di concludere il contratto di servizio lasciando nell’incertezza sulla contropartita economica.

Però l’azienda afferma che ci sono sprechi..
Noi siamo d'accordo nel cancellare quegli sprechi. Ma non possono essere intesi come sprechi il taglio delle sedi Rai in Africa o nel Medioriente, i rapporti con il Sud del mondo. Perché l’Italia su questi temi e su quei territori esercita un ruolo straordinario e quelle sedi sono un vero e proprio “pezzo” di servizio pubblico. Il Canone serve a garantire questo, non certo a garantire gli sprechi.
Per questo penso che dal congresso dovrà uscire una richiesta chiara e forte. il pagamento del canone deve avere una risposta immediata perché proprio ora si sta ragionando sul contratto di servizio


L’altro tema principale, dicevi in premessa, è quello di portare il tema Rai al tavolo delle riforme istituzionali. Perché?
L’attuale meccanismo di governance mette la Rai nelle mani delle forze politiche che governano. Vale sia per il centrosinistra che per il centrodestra anche se, con il centrodestra, la questione è più forte poiché cvi si trova di fronte ad un chiaro conflitto di interessi. La riforma della Rai deve essere posta come elemento direi quasi propedeutico per ogni riforma. Il congresso deve alzare i riflettori su questo tema.

Una governance diversa significa anche maggiore autonomia, capacità di stare sul mercato e anche saper leggere i cambiamenti dello stesso e fornire risposte rapide?
Certamente. Ti faccio un esempio. C’è la possibilità che Sky approdi sul digitale terrestre. Quando naque, 10 anni fa, l’antitrust europeo dette delle indicazioni con vincoli perché Sky andava a fare il monopolista sul satellite. Oggi la cosa è diversa, sul digitale la concorrenza è fra bouquet e non fra canali. Oggi l’autorità europea potrebbe permettere a Sky di scendere anche sul digitale terrestre. Che succederà? Ci sarà spazio per tre? La Rai avrà capacità e risorse per garantire i suoi 12 e 13 canali. Quale ruolo avrà Mediaset, che non è né mia ne tua ma del presidente del Consiglio? Come condizionerà questo fatto il mercato? E come potrà rispondere un'azienda con la governance attuale? Per questo serve massima attenzione. Il Congresso vuole accendere i riflettori, porre forte attenzione su questi temi. Siamo comunque a un bivio. La Rai o si sviluppa o rischia un declino rapidissimo.

Il tema della Rai interessa tutto il mercato editoriale e tutti i giornalisti. Serve dunque un congresso il più possibile unitario.
Abbiamo fatto ogni sforzo per andare in questa direzione, con la riforma dello Statuto e candidandomi nella lista nazionale come segretario uscente di tutti. Ma unitarietà significa dialettica interna e non decisioni che non si prendono.


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