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Thailandia: "Tensione ancora molto alta"
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di Elisabetta Viozzi

Thailandia: "Tensione ancora molto alta"

Fabio Polenghi è morto proprio nel giorno dell’offensiva decisiva, quello che ha visto l’esercito attaccare i ribelli anti-governativi con rinnovata violenza e li ha costretti alla resa. Il fotoreporter italiano infatti sarebbe stato coinvolto nello scontro finale, quando i militari governativi hanno attaccato le camicie rosse, con l’autorizzazione a sparare sulla folla per uccidere.  Insieme a lui, altre cinque persone sarebbero rimaste vittime degli scontri. Il fotografo free-lance si trovava nel vivo del dramma, vicino all’accampamento dei rivoltosi. Coraggioso, ma prudente. Indossava infatti un giubbotto antiproiettile ed un casco. L’esercito ha sfondato la barricata per attaccare il covo degli insorti, le camicie rosse hanno tentato di resistere e Fabio si è trovato coinvolto nella sparatoria che è seguita. Il giubbotto antiproiettile non lo ha protetto. I suoi colleghi lo hanno caricato su una moto in una folle corsa verso l’ospedale. Ma era già troppo tardi, il giornalista è arrivato al Police Hospital già senza vita. Proprio le foto che documentavano il suo trasporto in ospedale hanno consentito ad una sua amica di riconoscerlo in televisione e confermare così la terribile notizia. Ma nonostante i leader dei rivoltosi in rosso si siano arresi, il centro della capitale thailandese è ancora in preda alla violenza. Alcuni gruppi di ribelli hanno dato fuoco alla Borsa e ad altri edifici, il fumo nero degli incendi tra i grattacieli a documentarlo nelle foto. Scontri e roghi anche in altre zone del paese asiatico. Insomma una situazione ancora assai preoccupante, tanto da rendere necessario il coprifuoco a Bangkok.  Ce lo conferma al telefono l’ambasciatore italiano in Thailandia Michelangelo Pipan.

Ascolta l'intervista a Michelangelo Pipan


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